L’alimentazione kasher, un’opportunità per tutti

Eventi

di Roberto Zadik

Rav-Moshe-LAzar-Rav-Avraham-Hazan-Rav-Berel-Lazar-Ing.-Roberto-Jarach-Milo-Hasbani-Alfonso-Sassun
Rav-Moshe-LAzar-Rav-Avraham-Hazan-Rav-Berel-Lazar-Ing.-Roberto-Jarach-Milo-Hasbani-Alfonso-Sassun

La Kashrut con le sue regole millenarie, oltre ad essere uno dei fondamenti dell’ebraismo, non riguarda solo la religione o l’alimentazione, ma è un modo di vivere la vita e di concepire il mondo esterno e interiore. Vista la sua crescente espansione e il grande successo che sta suscitando anche al di fuori degli ambienti ebraici, il kasher e le sue regole possono diventare  un’occasione  di benessere economico, etico e  nutrizionale collegato con Expo e il tema del cibo. L’alimentazione kasher inoltre è stata la prima dieta, stabilita della Torah che ha preceduto di millenni l’avvento del vegetarianesimo o del veganesimo anticipando i tempi nell’attenzione, nel controllo e nella cura del cibo.  Questi e molti altri argomenti hanno guidato l’interessante e prestigioso convegno internazionale “Alimentazione kosher. Una nuova opportunità per le aziende alimentati e il benessere dei consumatori”.

L’incontro, che si è tenuto giovedi 14 maggio presso l’Aula Magna dell’Università Bocconi.  è stato organizzato da Rav Avraham Hazan, esponente di spicco del movimento Chabad Lubavitch milanese e Direttore Generale di Eurokosher col patrocinio di vari enti e organizzazioni, Comune, dell’Università Bocconi e della scuola del Merkos e ha coinvolto vari ospiti e relatori di alto livello.

Nella sua introduzione Rav Hazan, ringraziando varie personalità, ha sottolineato l’importanza di “portare l’alimentazione nel mondo e di trasformare le armi in aratri”, come si dice nella Torah, e ha espresso la sua soddisfazione riguardo alla “nostra partecipazione in quanto ebrei e milanesi all’Expo e al tema della nutrizione basilare per l’Italia e la sua tradizione gastronomica e soprattutto per la tradizione ebraica. Siamo quello che mangiamo e siamo fieri di rappresentare questo mondo della kasherut che è nuovo per molti di voi”.

Tanti gli ospiti e i relatori saliti sul palco dell’Aula Magna. Manager, rettori universitari e docenti, come il Magnifico Rettore della Bocconi, Andrea Sironi e il professor Alberto Grandoni, politici, come il vice sindaco Ada De Cesaris e Angelo Ciocca, Presidente Commissione Attività Produttive della Regione Lombardia. Sono intervenuti anche esponenti  dell’ambito ebraico, come  il vicepresidente Ucei Roberto Jarach, il Presidente della Comunità Milo Hasbani e tanti altri ospiti. Condotta con professionalità da Rav Hazan, che ha lasciato la parola ai singoli relatori, l’iniziativa si è occupata dei vari aspetti della kasherut. Dal suo significato più profondo, elevare quello che mangiamo, ad esempio, attraverso le benedizioni per ogni tipo di cibo e la macellazione rituale della carne, che deve essere controllata e certificata, fino alle certificazioni kasher  e alle nuove frontiere del mercato kosher e alle possibili cooperazioni fra aziende e operatori nel settore della kasherut.

Una pluralità di temi e una serie di interventi e di informazioni importanti hanno animato la giornata. Ma qual è il ruolo della kasherut in Expo e per la società circostante? A questo proposito il vicesindaco De Cesaris ha ricordato che “la presenza del kosher a Expo è un importante approfondimento e un’occasione di reciproca conoscenza perché esso rappresenta per noi un modo nuovo di pensare al cibo, puntando sulla qualità di quello che si mangia e alla salute dell’uomo, e stiamo scegliendo sempre di più di contaminarci l’uno nell’altro attraverso la conoscenza alimentare”.  Rispettarsi e imparare l’uno dall’altro, insomma, osservando le regole e gli antichi insegnamenti della Torah e della tradizione ebraica.

Da segnalare anche il saluto del vicepresidente Ucei, Roberto Jarach, che ricordando la sua lunga esperienza nella comunità milanese ha parlato di un “graduale rafforzamento  nei decenni, dell’attenzione verso l’identità ebraica e la kasherut e il suo valore etico fondamentale.” Nel suo intervento, Jarach, ha espresso anche la sua viva soddisfazione per il Padiglione di Israele notevole non solo a livello estetico, ma anche contenutistico, perché mostra le grandi potenzialità dello Stato ebraico a livello scientifico, tecnologico e agricolo e questo è un messaggio importante anche per Milano.

Successivamente hanno preso la parola, rabbini e esponenti del mondo Chabad, come Rabbi Moshe Kotlarsky, Vice presidente del Merkos, Rabbi Don Yoel Levy, Rabbi Moshe Elefant, coordinatore rabbinico per la Orthodox Union e rav Berel Lazar, Rabbino Capo di Russia.  Assenti all’incontro due autorevoli figure come il Rabbino Capo di Milano, Rav Alfonso Arbib, in Israele, e il Rabbino Capo romano, Riccardo Di Segni, impegnato a Tolosa per un convegno rabbinico.

Rabbi Moshe Kotlarsky si è soffermato sull’importanza fondamentale del cibo per il mondo ebraico e in generale, della lotta alla fame e alla povertà, che colpiscono diverse zona del Pianeta. “Dobbiamo ringraziare Dio ogni momento per il nostro sostentamento – ha detto -: sono stato in Nepal recentemente e la situazione è terribile. Anche noi ebrei abbiamo conosciuto la fame, nei campi di concentramento e in altri periodi. Il cibo è un bene fondamentale per sostenerci e dobbiamo ricordarlo sempre”.

Da ricordare anche i discorsi di Remy Cohen, Docente di Finanza alla Bocconi e membro della Comunità ebraica di Milano, che si è soffermato sull’etica della kasherut paragonando gli standard di correttezza e di affidabilità economici negli appalti e nei progetti con la trasparenza e la scrupolosità della kasherut. Infatti “tutto passa da regolamentazione, controllo e certificazioni esattamente come nell’ambito delle grandi opere e delle strutture.” Nel suo intervento Cohen aggiunge che nella Torah si parla della costruzione del Tabernacolo e vengono stabilite regole fondamentali  di correttezza lavorative e interpersonale molto in anticipo sui tempi e nel mondo degli affari americano quando qualcosa non sembra molto in linea con le regole si dice “it doesn’t sound very kosher”. (Non sembra molto kasher).

A concludere la manifestazione i racconti di Rav Yoel Levy, che ha illustrato le difficoltà e le complessità delle certificazioni kasher, raccontando vari aneddoti e sottolineando che per rilasciare una certificazione attendibile e lavorare bene bisogna entrare negli stabilimenti controllando le macchine e la fabbricazione dei prodotti molto dettagliatamente. Il Rabbino ha poi approfondito il concetto di kasherut,  dicendo che “il kasher è un modo di vivere in maniera disciplinata, è una dieta fisica e spirituale data da Dio migliaia di anni fa al popolo ebraico.”

Nell’ultima fase del convegno, prima degli assaggi eno-gastronomici, hanno  preso la parola altri ospiti. Molto interessante la testimonianza di Berel Lazar, figlio di Rav Moshe Lazar, che ha raccontato la sua esperienza in Russia e la difficoltà di portare il kosher in un Paese dominato dal comunismo, mentre ora “ci sono ristoranti kasher in ogni città dell’ex Unione Sovietica e la situazione è molto cambiata” . “Quando sono partito tutti erano molto preoccupati per me. Mi chiedevano cosa facevo li in Russia io che venivo da un bel Paese come l’Italia dove si mangia così bene”. Intrattenendo la platea con vari aneddoti, Lazar ha approfondito la difficile situazione degli ebrei russi anni fa che erano pochi, spaventati dal comunismo, diventati atei e molti avevano cancellato le loro radici ebraiche. “Se facevano shabbat perdevano il lavoro e alcuni praticavano l’ebraismo in casa e di nascosto come i Marrani in Spagna”. Ora, secondo Lazar, “non è più così, i prodotti kasher sono venduti dappertutto e c’è una miracolosa rinascita della vita ebraica e tanti non ebrei e perfino musulmani vogliono mangiare kasher. Mi hanno accolto in maniera trionfale quando sono andato da loro perché si fidavano della macellazione kasher.”

All’incontro hanno partecipato anche diversi imprenditor e manager di aziende attive nel campo della kasherut. Fra questi  Yehuda Giavarini, presidente della Comunità parmense e Direttore dell’azienda Gusto Fino, che ha spiegato il trattamento della carne kasher “macellata con una lama sottilissima per non fare soffrire l’animale. A dispetto delle polemiche, nella tradizione ebraica ci si concentra sia sul benessere dell’animale che su quello di chi mangia”. Subito dopo c’è stata una abbondante degustazione di prodotti kosher e di vini e birra.