La Shoah, persecuzioni e diversità: l’Università Statale celebra il giorno della memoria

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di Giovanni Panzeri
“… mi piacerebbe un giorno dirvi ‘sono libera’, ‘è tutto finito’, ‘non succederà più’. Ma (…) so che in futuro ci saranno sempre milioni di persone come me. Perché la storia si ripete sempre, prima come tragedia, poi come farsa. (…) Dobbiamo studiare questo passato, che passato non è (…) soprattutto dobbiamo parlarne, che di silenzi si muore. Facendo rumore forse abbiamo ancora qualche speranza”. Con questo invito l’attrice Carolina de’ Castiglioni ha concluso la sua performance teatrale e l’evento “La discriminazione dei diversi e la Shoah”, organizzato dall’Università degli Studi di Milano nella giornata di Venerdì 27 Gennaio allo scopo di evidenziare l’impatto della Shoah, delle persecuzioni nazifasciste e delle loro conseguenze su diversi gruppi e individui.

I saluti istituzionali si sono aperti con gli auguri, in assenza, del rettore Elio Franzini e hanno visto l’intervento di diversi rappresentanti di spicco di organizzazioni votate alla ricerca sulla Shoah e al mantenimento della Memoria tra cui Gadi Luzzato Voghera, direttore del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, e Marco Vigevani, in rappresentanza del Memoriale della Shoah di Milano.

Si sono conclusi con la lettura di una lettera della professoressa Milena Santerini, vicepresidente del Memoriale della Shoah di Milano, che, riferendosi al popolo ebraico ma non solo, ha ricordato che “la diversità è soprattutto un costrutto sociale, la discriminazione dei diversi deve avvenire rendendo ‘diversi’ alcuni gruppi della popolazione”.

Nel corso dell’evento alcuni ospiti hanno dedicato i loro interventi agli effetti indiretti della Shoah su individui e famiglie ebraiche mentre altri hanno invece analizzato le conseguenze della Shoah e delle persecuzioni nazifasciste rispettivamente su donne, disabili, massoni e omosessuali.

Le pene dei sopravvissuti

In particolare Simonetta Sanna, docente di letteratura tedesca, ha dedicato il suo intervento alle riflessioni raccolte da Hans Keilson nel libro “la morte dell’avversario”, scritto dopo che l’autore riuscì a sfuggire alla deportazione e ad unirsi alla resistenza olandese, perdendo, tuttavia, entrambi i genitori ad Auschwitz.

La professoressa Giuliana Bendelli ha invece sottolineato le difficoltà di una famiglia ebraica costretta a fuggire in America, viste dal punto di vista di una bambina, grazie all’analisi di estratti da La Terra Promessa di Clara Farber di Constance Weil mentre Chiara Contisio, docente di storia delle dottrine politiche, si è soffermata sui racconti di Marika Arban e la sua vita nella Slovacchia sovietica, all’insegna del trauma dei genitori, entrambi sopravvissuti all’Olocausto, e delle terribili purghe di Stalin.

L’Olocausto delle donne e le offese al corpo

“ Il corpo è centrale in qualsiasi racconto di persecuzione, perché il razzismo e la discriminazione etnica sono legati alla fisicità delle persone da aggredire” ha affermato la professoressa Elena Riva “ e per le donne l’offesa al corpo, e quindi alla loro dignità, è vecchia quanto il mondo. La visione del corpo della donna come un oggetto, da possedere, ci accompagna da sempre”.

La professoressa si è soffermata sul modo in cui le donne vittime della Shoah hanno subito le conseguenze della violenza sul proprio corpo, riemergendo poi in una società bigotta che le ignorava o che giudicava una donna violata nel corpo una ‘poco di buono’.

In particolare dai suoi studi emerge come “la storia delle deportate si è scontrata con l’indifferenza della società del tempo”, citando tra gli altri esempi la poca considerazione riservata al campo di concentramento femminile di Ravensbruck, “dove oltre 100.000 donne hanno subito abusi di ogni genere, inclusa la prostituzione”.

Lo sterminio delle persone disabili

“Nella Germania nazista, tra il 1939 e il 1941, venne realizzato un programma di eliminazione delle persone con disabilità” ha raccontato il professor Giuseppe Arconzo “un programma che era di fatto la prova sperimentale di quello che poi sarebbe diventato il genocidio della popolazione ebraica”.

Nel suo intervento il professore ha sottolineato come questo programma di sterminio fosse stato preceduto da una campagna di sterilizzazione, sostenuta da una soverchiante propaganda statale e folli teorie scientifiche, e fosse volto all’eliminazione di una categoria di persone ritenuta come “un peso inutile per le finanze statali” .

“Tra le 300 e le 400.000 persone disabili furono sterilizzate, oltre 70.000 sarebbero state uccise con il gas” ha affermato il professore descrivendo poi nei minimi particolari il funzionamento del sistema e come questo spesso andasse avanti con il tacito sostegno della maggior parte della popolazione, compresi i parenti stretti delle vittime, e il supporto del personale medico.

Le persecuzioni di massoni e omosessuali

La parola è poi passata a Marco Cuzzi, professore di storia contemporanea, che ha descritto la persecuzione dei massoni sotto il regime di Mussolini, nella Germania nazista e nella Francia di Vichy.

Infine il professore e giornalista Giovanni dall’Orto è intervenuto descrivendo la persecuzione degli omosessuali da parte dei regimi nazista e fascista, consigliando una serie di letture, tra cui Il nemico dell’uomo nuovo di Lorenzo Benadusi, ed evidenziando come l’approccio confuso alla questione da parte di entrambi i regimi, in particolare quello italiano, abbia fortunatamente causato un numero relativamente contenuto di vittime.

L’evento si è poi concluso con l’esibizione teatrale di Carolina de’ Castiglioni, che ha legato la Shoah, i massacri di civili musulmani a Srebrenica e la persecuzione degli Uiguri nello Xinjiang in una condanna ai genocidi passati e presenti.