Il wiz ebraico di Asterix il gallico

Arte

di Andrea Finzi e Sonia Schoonejans

René Goscinny e l’invenzione di un fumetto entrato nel mito. Una mostra a Parigi

 

Chi non si è divertito a leggere le esilaranti avventure di Asterix e dei suoi amici Obelix e Panoramix assediati, senza successo, dalle legioni romane nel loro allegro villaggio gallico? Il trionfo di questo meraviglioso fumetto, pubblicato in 24 volumi dal 1959 al 1977, ne ha fatto un topos dell’idea laica della Francia oltre che un eccelso esempio di “costruzione comica” che, come scriveva il filosofo Henry Bergson, “determina una momentanea anestesia del cuore e si indirizza all’intelligenza pura”.
Non molti tuttavia sanno che René Goscinny (1926-1977), il celebrato inventore di una Gallia mitica a fumetti, è un ebreo nato da genitori provenienti dall’Europa Orientale: il padre, Stanislas Goscinny, nato a Varsavia, giunge a Parigi nel 1906 per studiare chimica; la madre Anna, nata a Kiev, è figlia di Abraham Beresniak che nel 1912, emigrato a Parigi, fonda l’omonima tipografia il cui catalogo abbonda di pubblicazioni non soltanto in francese, ma anche in yiddish, ebraico e polacco.

I genitori del futuro artista ottengono di essere naturalizzati francesi nel 1926 e l’anno seguente il padre viene inviato in Argentina dalla istituzione filantropica Jewish Colonization Association, seguito poco dopo dalla moglie con i due figli Claude, il maggiore, e René di appena un anno. A Buenos Aires, Goscinny cresce nell’ambiente ebraico segnato da una forte attività culturale e dall’impegno politico e si appassiona al disegno avvicinandosi subito al fumetto. È un lettore entusiasta delle avventure di Patoruzú, l’indio creato dal disegnatore Dante Quinterno, beniamino dei bambini in America Latina.

Durante la guerra, parte della famiglia rimasta in Polonia e in Francia viene deportata e assassinata, ma i Goscinny emigrati in Argentina lo sapranno alla fine del conflitto. A causa della morte improvvisa del padre avvenuta nel 1943, René deve rinunciare agli studi universitari e iniziare a lavorare in un’agenzia pubblicitaria. A New York nel 1947, lavora come illustratore e collabora con Harvey Kurtzman, futuro creatore di Mad con cui illustra libri per bambini e conosce Jijé, pilastro della rivista franco-belga Spirou. Grazie a questa amicizia, a Parigi nel 1951, ottiene un contratto stabile con la World Press dell’editore belga Troisfontaines e disegna fumetti per periodici fra i quali lo stesso Spirou, diventando amico dei disegnatori Jean-Michel Charlier e Albert Uderzo. Con questi e altri, dopo qualche anno alla rivista Tintin, fonda nel 1959 il settimanale Pilote sul quale appaiono strisce di Asterix, Tanguy, Barbarossa e Laverdure e che, nel corso degli anni Sessanta, diventerà il polo di attrazione per una generazione di giovani disegnatori. Asterix, comparso nel 1959, è il personaggio più celebre. Di questa serie di fumetti, Goscinny scrive i testi mentre le illustrazioni sono di Uderzo. Dalla fervida inventiva di Goscinny e Tabary nasce nel 1962 il personaggio che, dopo Asterix, è il più famoso della sua prolifica fantasia: Iznogoud, il visir che sogna “di diventare califfo al posto del califfo” con esiti catastrofici ed esilaranti.
Goscinny muore improvvisamente nel 1977 al culmine della notorietà, le sue creazioni tradotte in decine di lingue fra cui l’yiddish. Benché Goscinny non abbia mai direttamente fatto menzione delle sue origini (salvo quando, rispondendo a una stupida accusa di razzismo, ha ricordato la sua famiglia decimata dal nazismo), le sue opere risentono della cultura ebraica assorbita durante l’infanzia. Quando, ad esempio, si leggono le storie del cattivo Iznogoud, come non pensare al perfido Aman e alle sue trame oscure che solo all’ultimo momento vengono sventate? Anche la sua composizione grafica fatta di sapiente descrizione dei movimenti e studio degli effetti scenici ricorda il gesto del tipografo d’altri tempi, come fu il nonno materno (zetser in yiddish). Goscinny inventa una lingua nella quale si ritrovano gli influssi di tutte quelle che gli sono familiari (l’ebraico, l’yiddish, il polacco, il russo, lo spagnolo, l’inglese e naturalmente il francese). Ovunque, nel suo stile ricco di parodie e calembour, emerge il wiz ebraico fatto di humour, senso dell’assurdo, profonda conoscenza della storia e della natura umana.

Una mostra riunisce oggi più di 200 opere grazie alle quali si può ripercorrere la saga familiare di questo figlio di emigrati ebrei che ha fatto del fumetto un’arte a se stante. Oltre alla mostra (fino al 4 marzo) al Museo ebraico di Parigi, anche la Cinémathèque française rende omaggio al genio di René Goscinny con un programma di conferenze, incontri e proiezioni.

Musée d’Art et d’Histoire du Judaïsme, Hôtel de Saint-Aignan, 71, rue du Temple, 75003 Paris,
01 53 01 86 60, www.mahj.org/