Un Golem si aggira per le strade di Brooklyn

Arte

di Michael Soncin

Alla Jewish Art Gallery di Brooklyn, fino al 2 Dicembre 2017 è possibile ammirare la mostra intitolata “The Golem in Brooklyn” .

Nella cultura ebraica, il Golem è una creatura antropomorfa, d’argilla, inanimata, che prende vita grazie all’uso di formule magiche, con il compito di proteggere il popolo ebraico dalle persecuzioni.

La curatrice dell’esposizione è Shoshannah Brombacher, presidente dell’American Guild of Judaic Art, artista, illustratrice, scrittrice ed esperta d’ebraismo. Il suo operato conosciuto e premiato a livello internazionale, è utilizzato a scopi educativi nei film e nei musei.

L’ispirazione viene durante una visita a Praga con i suoi studenti, quando insegnava all’università di Berlino. Le storie riguardanti il concetto e processo di creazione del Golem, ed in particolare del Golem di Praga, sono state sempre per lei oggetto di fascino, più interessanti dell’opera finita. La Brombacher riunisce nella mostra più 30 artisti, provenienti da 10 nazionalità, con fondamenta culturali e linguistiche molto eterogenee, offrendo così una personale interpretazione del Golem. Si vedono rappresentazioni che si avvicinano alla religione, altre che se ne distanziano. Sono presenti forti accenti che si connettono al femminismo, alla satira, alla storia e non ultimo al mondo della politica.

Le abbiamo rivolto alcune domande.

Come ha scelto e “armonizzato” tra loro le diverse creazioni ?

Tendo a selezionare seguendo non uno, ma diversi criteri. Ho rifiutato alcuni lavori solo da un punto di vista qualitativo, che è ben diverso dal fatto che possa o meno piacermi il lavoro in questione. Ho le mie preferenza per certe opere, ma non significa che quelli che mi piacciano di meno non siano dei buoni lavori. Devono essere originali nel concetto, nella composizione e avere un messaggio. Ci sono Golem che si rifanno al mito, altri alla storia come il mio e quello di Chava Shtraykher. Ci sono messaggi femministi come il Golem donna di Nina Boros o l’illustrazione di Rebecca Odessa, un Golem medievale donna, creato da Solomon ibn Gabirol per fare i lavori di casa. Norma Picciotto vede il Golem non ancora modellato dalle mani umane, ma ancora al suo stato naturale fatto d’argilla, legno, roccia e vegetazione, ma con già una forma da Golem. Il Golem è connesso alle vicende del mondo attuale, come i fumetti di Matthue Roth, Fabrice Sapolsky e Joshua Stulman (riguardo Israele).

È possibile ed è giusta cosa essere il Golem di se stessi? Cosa ne pensa a riguardo?

Sì. Non solo è possibile, ma in certi casi è la cosa giusta da fare. “Incorporiamo” in noi stessi il Golem e Rabbi Loeb, il creatore del Golem che è intelligente, perspicace e creativo, con la volontà di proteggere la propria gente e il suo pensiero. Ma abbiamo anche bisogno di un Golem, una creatura forte e potente che non pensa ma agisce. Egli agisce all’intelligente e creativa voce del suo creatore, Rabbi Loeb. Il Golem è colui che svolge il difficile compito ordinato dal Rabbi. Nella vita, non possiamo solamente pensare alla soluzione, ma fare qualcosa, agire. Tuttavia essere solo il Golem di noi stessi non è buona cosa, basta guardare l’opera di Shoshana Gugenheim, che raffigura Trump come un Golem privo d’anima. Senza guida il Golem diventa malvagio, ma con le giuste indicazioni del Rabbi Loeb possiamo realizzare molto, ed è allora che il nostro Golem interiore diventa un potente strumento per fare del bene.

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