Una banca tedesca restituisce agli eredi il Kandinsky sottratto dai nazisti

Arte

di Michael Soncin
La banca tedesca BayernLB ha accettato di restituire un’opera del pittore russo Wassily Kandinsky, originariamente sottratta dai nazisti ad una coppia di ebrei olandesi. Il dipinto di grandi dimensioni, intitolato La vita variopinta, fu eseguito dall’artista nel 1907. Si vede rappresentata una moltitudine di persone intente in molteplici attività, come suonare e ballare. A colpire è la sua vivacità cromatica, tratto distintivo del suo operato.

«Ogni restituzione è importante per le famiglie delle vittime perseguitate in quanto fornisce loro un senso di guarigione, giustizia e dignità». A dirlo, come spiegato su  Algemeiner, è stato James Palmer, la persona che rappresenta gli eredi del quadro.

La storia

Era il 1923 quando una famiglia di ebrei dei Paesi Bassi acquistarono il discusso dipinto, una tempera su tela di 130×162,5 cm. Emanuel A. Lewenstein era un collezionista di opere d’arte e direttore di una fabbrica di macchine da cucire, che viveva nella capitale olandese assieme alla moglie Hedwig Lewenstein Weyermann.

Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1933, decise di prestare la tela allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Dopo la scomparsa di lei, a sua volta, venne ereditato dal figlio Robert Gotschalk Lewenstein e dalla moglie Irma Lewenstein Klein.

Ed è durante il 9 ottobre 1940, nel bel mezzo dell’occupazione nazista, che il dipinto viene staccato dalle pareti del museo per essere venduto all’asta. Ad acquistarlo fu Salomon B. Slijper, per poi essere nuovamente venduto nel 1972 dalla vedova di Slijper, alla banca statale Bayerische Landesbank (BayernLB), che lo prestò alla Städtische Galerie im Lenbachhaus di Monaco, dove rimase appeso fino ad oggi.

Nonostante la banca abbia affermato che Klein ha messo di sua sponte in vendita il dipinto mentre stava divorziando dal marito e non sotto costrizione a causa delle persecuzioni antiebraiche, la Commissione consultiva indipendente tedesca sui beni culturali confiscati dai nazisti ha affermato che: «Vi sono numerose indicazioni che si trattava di un caso di sequestro a seguito della persecuzione nazista».

Affermazioni che la banca bavarese non è in grado di smentire, visto che in quegli anni, i Paesi Bassi erano occupati dalla Germania Nazista. Infatti, la corte ha affermato che deve essere considerato un sequestro fino a prova contraria, qualsiasi perdita che gli ebrei hanno dovuto subire dopo l’invasione in Olanda nel maggio del 1940. «L’esclusione sistematica, la privazione dei diritti civili degli ebrei nei Paesi Bassi sono iniziate immediatamente dopo l’invasione».

 

 

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