Il quadro scandaloso che oggi riprende il mito antisemita di Simonino: inaccettabile

Arte

di Ester Moscati

Un gruppo di ebrei, brutti, sporchi e molto cattivi (dalle fogge degli abiti si intuisce che sono sia ashkenaziti, sia sefarditi e di diverse epoche, quasi a voler visualizzare una “continuità storica” del rito),  si accanisce sul corpo di un bambino nudo e urlante, ferito al costato come Gesù sulla croce:  è l’ultima opera di Giovanni Gasparro, pittore italiano nato a Bari nel 1983-  e il titolo è Martirio di San Simonino da Trento, per omicidio rituale ebraico. Sul profilo Facebook dell’autore si legge che è un “Dittico centinato, olio su tela, 225 x 150 cm”. Un’opera di grandi dimensioni, dunque, visivamente disturbante, destinata  a suscitare odio antiebraico propalando una menzogna sconfessata dalla stessa Chiesa.

Di Simonino da Trento infatti si sa tutto, e una recente mostra, (L’invenzione del colpevole. Il ‘caso’ di Simonino da Trento, dalla propaganda alla storia) organizzata proprio nella città del presunto “martirio”, ne racconta la tristissima vicenda: nel 1475, a pochi giorni dalla Pasqua, un bambino viene ucciso e il corpo fatto ritrovare vicino a una casa ebraica. I quindici ebrei presenti a Trento (il più giovane aveva quindici anni, il più vecchio novanta), presunti omicidi, furono torturati atrocemente, per mesi, sino a strappar loro una “confessione” e quindi messi a morte.

Il Museo Diocesano Tridentino – si legge nel sito del Museo – propone una mostra dedicata a quella che si potrebbe oggi definire una clamorosa fake news del passato: il “caso” di Simonino da Trento, un bambino presunta vittima di omicidio rituale ebraico, venerato per secoli come “martire” innocente. L’esposizione intende richiamare l’attenzione del pubblico su una delle pagine più oscure dell’antisemitismo, per stimolare la riflessione sui meccanismi di “costruzione del nemico” e sul potere della propaganda.

Dal 1475, Simonino fu oggetto di culto locale, sancito dalla Chiesa nel 1588: nel suo nome furono perpetrate persecuzioni antiebraiche ricorrenti. Bisognerà aspettare il Concilio Vaticano II per ristabilire la verità storica: il 28 ottobre 1965, lo stesso giorno in cui venne pubblicato il documento conciliare Nostra Aetate, la Chiesa abolì il culto del falso “beato”. Quasi 500 anni in cui gli ebrei, di fatto, per la Chiesa, si erano macchiati di “omicidio rituale per impastare con sangue di un bambino cristiano” le azzime della Pasqua.

Oggi, Giovanni Gasparro, nato a Bari il 22 ottobre del 1983 e – come tiene a precisare sul suo sito –  “battezzato il 18 dicembre dello stesso anno”, dedito all’arte sacra  – ma non solo – con un particolare gusto del macabro e del grottesco (molta carne e molto sangue), ma una mano che indubbiamente sa fare il suo mestiere, propone quest’opera pregna di odio antiebraico come se si sentisse il bisogno, quando le fake news attuali impazzano, di rispolverare quelle di un lugubre e fosco passato.