Il genio di Modigliani tra falsificazioni e spie naziste

Arte

di Michael Soncin

La vita e l’arte di Amedeo Modigliani sono ricostruite in un libro che si lega – anche – alla questione dei falsi, oggetto di un processo in corso a Genova. Due mostre, a Parma e a Lille, consentono di ammirare diverse opere 

Colli allungati, volti stilizzati, pose che sembrano essere sospese nel tempo; una sublime raffinatezza nel raffigurare l’essere umano e una vibrante cromia degli incarnati, unica nel suo genere; un artista che ritraeva l’anima dei soggetti raffigurati: non può che essere Dedo, come lo chiamavano gli amici. Eppure, viene spontaneo chiedersi: “Di che cosa parliamo quando parliamo di Amedeo Modigliani?”. Proprio così, poiché oggi sul mercato internazionale circolano oltre 1200 opere a firma dell’artista, mentre sul catalogo ragionato di Ambrogio Ceroni, tutt’ora il più accreditato e autorevole, se ne contano 337. Vale a dire che nemmeno una su quattro è originale.

Questa è la storia di una tremenda e spietata falsificazione di dipinti, disegni e sculture, forse la più eclatante del mondo della storia dell’arte, a danno del grande artista ebreo livornese. A raccontarla a Bet Magazine sono Dania Mondini, conduttrice del Tg1, autrice di numerose inchieste per Rai News 24 e per media come l’Ansa e Il Messaggero, e Claudio Loiodice, membro dell’American Society of Criminology, esperto in crimini finanziari e frodi internazionali. L’affare Modigliani è il titolo del loro libro, edito da Chiare Lettere, pubblicato durante il centenario della morte di Modigliani da poco trascorso. All’interno, in un percorso di otto capitoli, attraverso un reportage-inchiesta, i due ricostruiscono, facendo nomi e cognomi, un intreccio di «truffe, esposizioni con quadri falsi, prolifici falsari, fondazioni nate dal nulla». Come spiegano, «si tratta di un giro d’affari da noi stimato in almeno 11 miliardi di euro. Basti pensare che un suo quadro vale all’incirca 50 milioni di euro». Due delle sue tele – riporta Il Sole 24 Ore -, entrambe intitolate Nu Couche, seppur differenti, sono state acquistate una nel 2015 e l’altra nel 2018 rispettivamente per 170 e 150 milioni di dollari, facendolo così diventare uno tra gli artisti più quotati di sempre.
È chiaro che più di qualcuno abbia pensato di poterci guadagnare una consistente somma, mettendo in piedi quella che è definita una “fabbrica di falsi”, consumatasi in più atti il cui culmine è avvenuto tra gli anni ’50 e ’80 e che ai giorni nostri è ancora aperta.

Ma il tutto inizia già durante i primi anni del ‘900 e tra i protagonisti dell’intricata vicenda c’è anche una spia nazista, che si infiltrò tra gli artisti di Montparnasse, il famoso quartiere di Parigi frequentato dai maggiori maestri dell’epoca. Un capitolo non ancora chiuso. Infatti, è da poco iniziato a Genova quello che si può tranquillamente definire il Processo del secolo della storia dell’arte, in merito al numero di quadri falsi esposti durante la mostra a Palazzo Ducale nel 2017 nel capoluogo ligure. «Il processo andrà avanti per molto tempo, ci sono almeno 50 testimoni per quanto riguarda l’accusa e altrettanti 50 per la difesa, che stanno arrivando da tutte le parti del mondo. Abbiamo a che fare con un reato che arriva in Italia ma che in realtà si è consumato prima all’estero e ha fatto il giro del pianeta, con esposizioni che hanno dovuto chiudere anticipatamente in seguito a pesanti contestazioni, come quella a cura di Marc Restellini, tra i massimi esperti di Modigliani al mondo», spiega Dania Mondini. «Ci saranno circa due udienze al mese fino a novembre, per un totale di quasi trenta udienze. A essere ottimisti, il processo si concluderà fra tre anni. È un fatto che tocca da vicino il mondo ebraico, perché va ricordato che Modigliani era ebreo ed era anche un kabbalista», afferma Claudio Loiodice. «Ci aspettavamo che gli Archivi di Amedeo Modigliani entrassero nel dibattito del processo di Genova, perché ci sono dei materiali storicamente validi e importanti, che potrebbero essere di riferimento rispetto ad alcune domande che saranno probabilmente poste durante il processo. Ma non è stata fatta alcuna azione per recuperarli. Perché? Nessuno ha saputo rispondere. Gli unici che hanno visto gli archivi, oltre agli interessati, siamo noi», affermano gli autori.

Dania Mondini e Claudio Loiodice con al centro il ritratto di Hanka Zborowska

Inoltre, Modigliani non era poi così “Modì” (un gioco di parole con  maudit “maledetto”) come hanno cercato di fare credere. Durante gli anni è stata fatta una costruzione errata del suo profilo caratteriale, carica di dispregiativi, atta ad alimentare il mito dell’artista folle solo perché utile a far lievitare ulteriormente il prezzo delle sue opere. «Beveva, ma non era un ubriacone e nemmeno un drogato. La leggenda nera di Modigliani tossicomane è inventata di sana pianta […]». A dirlo è Lunia Czechowska, amica e confidente di Modigliani, che gli fece da modella in diversi quadri famosi. Questo è un altro degli elementi fondamentali ricostruiti da Mondini e Loiodice per conoscere il vero Dedo. Di conseguenza, una cosa è certa, per affrontare Modigliani bisogna in primis passare dal loro lavoro, poiché tutto quanto è stato scritto e riportato finora nei cataloghi è inquinato da fonti errate, vuoi anche per ignoranza o per negligenza. Comunicati stampa fuorvianti che escono ancora oggi. «Durante gli anni l’occhio si è esercitato a vedere quadri che non corrispondono al tratto del grande maestro», commenta Mondini. La speranza è quindi che Modigliani sia restituito e cioè che torni al suo stato originale, un repulisti da falsi strati di vernice che ne offuscano il suo reale operato e il suo vero essere.

LA FIGLIA JEANNE MODIGLIANI: UNA RESISTENTE

Ketubah dei genitori di Modigliani

La morte della figlia di Amedeo e di Jeanne Hébuterne, Jeanne Modigliani, avvenuta il 27 luglio del 1984, nel pieno delle celebrazioni per il centenario della nascita del padre, ha trascinato con sé parecchie perplessità. Si è trattato effettivamente di un incidente domestico? Forse no, forse sì. Un caso alla Dostoevskij tinto di giallo che è stato dopo anni ricostruito e approfondito da Mondini e Loiodice. Jeanne è nata a Nizza nel 1918 e ha insegnato per diversi anni Lingua e letteratura italiana alla Sorbona. Un’intellettuale raffinata che durante tutta la sua esistenza si batterà per ricostruire, tassello dopo tassello, l’operato di suo padre che poi prenderà il nome di Archivi Legali Modigliani e che saranno uno strumento indispensabile per decretare la veridicità della sua produzione artistica: un pericolo per i falsari. Parte di quegli archivi è perduta per sempre, a causa della furia antisemita durante il nazifascismo. Jeanne, durante il Secondo conflitto mondiale, si è distinta vestendo a Parigi i panni della Resistenza e, in seguito all’avanzata dei tedeschi, si è rifugiata nel Sud della Francia organizzando la fuga di molti ebrei, grazie a passaporti da lei stessa falsificati: una vera eroina. Laure e Anne sono i nomi delle figlie che nasceranno dall’incontro con Valdemar Nechtschein, un ebreo tedesco di origine russa, filosofo e partigiano.

MONTPARNASSE: LA SPIA NAZISTA
e PICASSO che grida “Ebreo!”
«Abbiamo ricostruito la storia di una spia di Hitler che s’infiltrò abilmente tra gli artisti di Montparnasse che, escluso Picasso, erano praticamente tutti ebrei, per censire il patrimonio culturale e artistico da depredare una volta occupato il Paese. Modigliani era morto da poco ma era già una leggenda», raccontano Mondini e Loiodice. Un progetto decisamente “a lungo termine”. Il nazista di cui parlano è l’SS Arthur Pfannstiel che in quegli anni s’inserisce tra gli amici di Dedo, conoscendo anche Léopold Zborowski, ebreo polacco, poeta e mercante d’arte, fautore dei primi grandi successi del pittore italiano e non solo. In quei vicoli di Montparnasse “Modì” aveva recitato i versi di Dante, trascorso le notti in soffitta a cantare nenie ebraiche con Soutine e, grazie all’amico Max Jacob, anch’egli ebreo, rispolverato le sue radici ebraiche studiando la kabbalah. “Sono Modigliani, sono italiano e sono ebreo!” esordiva quando nei vicoli parigini incontrava Picasso.

Tra i due titani dell’arte vi era dell’astio e tristemente memorabile fu quando l’artista spagnolo lo chiamo “ebreo” in tono dispregiativo. Il livornese non ci pensò due volte, lo spinse contro un muro e gli disse “Non lo fare mai più!”. Tra le opere di Modigliani trafugate dai nazisti, emerse in seguito alla vicenda Panama Papers, vi è L’uomo seduto con bastone. Come riporta The Art Newspaper l’attuale proprietario David Nahmad, che l’acquistò da Christie’s nel 1996, afferma che si tratta di un’opera diversa da quella rubata a Oscar Stettiner, mentre altre fonti dicono che si tratti proprio di quel dipinto. Un altro mistero…

UN MIX TRA EBREI TUNISINI E ROMANI
Alcuni particolari del vissuto ebraico di Amedeo Clemente Modigliani, classe 1884, sono raccontati nel libro di Herbert Lottman Amedeo Modigliani Il Principe di Montparnasse pubblicato da Jaca Book. Uno di questi riguarda le origini dei genitori. La madre Eugenia Garsin discendeva da una famiglia ebrea tunisina stabilitasi a Livorno nel XVIII secolo, mentre il padre, Flaminio Modigliani, proveniva da una famiglia ebrea romana, rigorosamente osservante.
È doveroso ricordare che, sebbene Dedo, morto nel 1920, non conobbe la Shoah, ebbe a che fare con una Parigi che ribolliva d’antisemitismo. Erano da poco trascorsi i funesti anni dell’Affare Dreyfus.
Della versione inglese del libro di Mondini e Loiodice, The Modigliani Racket, ne esiste anche un’edizione limitata, con un capitolo esclusivo, Il ragazzo che amava le pietre, contenente una ricostruzione storico-documentale dei primi anni di Amedeo Modigliani scultore in Italia, oltre ad altri particolari riguardanti i suoi famigliari.

UNA MOSTRA IN ITALIA E IN FRANCIA
Fino al 4 luglio presso la Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo, presso Parma, saranno esposte alcune opere di Modigliani provenienti dal Museo di Grenoble.
A Lille in Francia, fino al 19 settembre, presso il LaM – Lille Métropole Musée d’art moderne, è possibile ammirare ben sei dipinti e diverse sculture del genio livornese; si tratta di un evento unico e imperdibile dove, grazie ad un approccio scientifico, con analisi fatte attraverso radiografie e fluorescenza a raggi X, sono stati svelati inediti particolari sulle scelte tecniche del pittore, come ad esempio la scelta dei pigmenti nel creare nuove mescolanze di colori. Uno studio minuzioso alla ricerca del Modigliani autentico.