Alfred Dreyfus e altre vittime di errori giudiziari ricordate nelle sculture di Nicole Farhi

Arte

Nella foto in alto: Alfred Dreyfus, scultura di Nicole Farhi. (Foto: Iona Wolff)

di Michael Soncin
Venticinque busti in ceramica per ricordare le vittime di errori giudiziari in diversi paesi del mondo, degli ultimi 125 anni. Sono le opere dell’artista e stilista Nicole Farhi visibili alla Pitzhanger Manor & Gallery di Londra fino al 15 giugno 2025. La nota fashion designer, fondatrice del marchio omonimo, ha deciso più di un decennio fa di dedicarsi a tempo pieno all’arte della scultura.

In questa rassegna, c’è chi è stato accusato per anni o addirittura decenni, chi invece ha pagato l’ingiustizia con la vita. Come si legge da Jewish News, un ruolo rilevante è dedicato alla presenza di diverse vittime ebree.

La Francia scossa dal caso Dreyfus

Era il 1894 quando in Francia l’ufficiale ebreo Alfred Dreyfus venne ingiustamente condannato di essere una spia tedesca e imprigionato per cinque anni nell’Isola del Diavolo. Le prove della sua innocenza arrivarono molto tempo dopo. Infatti, J’accuse…! è il nome della mostra, che, come si può facilmente intuire prende ispirazione dalla lettera di denuncia del 1898 dello scrittore Émile Zola, scritta a causa del clamoroso caso di antisemitismo, così eclatante da valicare all’epoca i confini nazionali.

Mai stata una spia russa

Tra queste c’è Ethel Rosenberg, madre di due figli, giustiziata a New York oltre 70 anni fa per la falsa accusa di essere una spia russa. Per questo venne uccisa sulla sedia elettrica: il fumo le usciva dalla testa quando non era ancora morta. «Orribile. Fu un’esecuzione mal riuscita. Ero così sconvolta quando ho letto cosa era successo a questa donna, innocente dai crimini di cui era accusata, che ho dovuto scolpire il suo volto per liberarmi dalle mie emozioni. È l’unica figura nella mia collezione che è completamente bianca, perché è stata fatta morire nel peggior modo possibile. Mentre tutte le altre figure mostrano segni di vita con il colore nei loro volti, io l’ho vista solo in cenere, bianca come un lenzuolo», ha raccontato Farhi.

L’ufficiale dell’Idf vittima di un grave errore giudiziario

Durante la guerra arabo-israeliana del 1948 il maggiore delle Forze di Difesa Israeliane Meir Tobianski venne accusato di spionaggio per la Giordania. «Fu sottoposto alla corte marziale, condannato per tradimento e giustiziato il giorno successivo. Ci si rese conto troppo tardi che l’accusa era falsa. Fu un grave errore giudiziario, senza alcuna procedura in atto per impedire condanne ingiuste».

In J’accuse è incluso anche un ragazzo di 14 anni giustiziato in South Carolina per un crimine che non ha commesso e Atefeh Rajabi Sahaaleh, una ragazza impiccata in pubblico in Iran senza alcun reato dimostrato: «Se non per essere stata violentata ripetutamente per anni, e il giudice non le ha voluto credere. Per la frustrazione, si è tolta l’hijab e il giudice l’ha condannata all’impiccagione in pubblico», ha spiegato la scultrice.

Inorridita dall’antisemitismo

«Sono rimasta inorridita nel sentire una mia cugina chiamata ‘cattiva ebrea’ durante una lite con un’altra ragazza a scuola». Nicole Farhi, nata a Nizza nel 1946 da genitori ebrei sefarditi provenienti dalla Turchia, ricorda solo questo episodio di antisemitismo durante la sua infanzia; uno ma sufficiente da scolpire un ricordo indelebile nella sua mente. Decenni dopo il ricordo è stato ripescato dai suoi ricordi e così ha pensato di fare una scultura di Anne Frank: «Perché ci ha insegnato molto di quello che noi sappiamo sull’Olocausto», ha detto. Frank faceva parte di una sua precedente collezione intitolata Pioneers e non dell’ultima J’Accuse…! che riunisce nello specifico vittime di un sistema legale imperfetto.

Nicole Farhi davanti alle sue opere. (Fonte foto: jewishnews.co.uk)

«La serie riflette il mio dolore, la mia rabbia e la mia frustrazione per non aver potuto fare nulla per loro se non scolpire, e volevo che le persone le ricordassero».