I fratellini Bibas (e tutti i bambini vittime del 7 ottobre) ricordati con una targa alla scuola ebraica

Scuola

di Michael Soncin
La notizia della scomparsa dei fratelli Bibas, barbaramente uccisi da Hamas è stata accolta con profondo distacco del mondo intero. Per ricordare loro e tutti gli altri bambini, la Comunità Ebraica di Milano ha affisso una targa commemorativa.  

Una cosa è certa: non saranno mai dimenticati. I fratellini Ariel e Kfir Bibas e tutti gli altri bambini uccisi da Hamas sono stati ricordati con una targa apposta negli spazi della Scuola dell’Infanzia “Sally Mayer” negli spazi della Comunità Ebraica di Milano. Alla cerimonia di inaugurazione, che ha avuto luogo la sera di mercoledì 26 marzo, hanno partecipato parte dei consiglieri della comunità e dei rappresentanti delle varie associazioni ebraiche milanesi.

Come ha spiegato l’assessore alla Scuola Dalia Gubbay, l’idea dell’intitolazione della targa ha preso concretezza dopo la decisione della Comunità Ebraica di Roma di dedicare un’aula ai piccoli della famiglia Bibas, ma anche a tutti i bambini che sono mancati dopo il 7 ottobre.

«La negazione della Shoah è cominciata anni dopo, la negazione del 7 ottobre il giorno dopo. È impressionante. Siamo arrivati ad un odio molto più profondo di quanto potessimo immaginare. Nessuno di noi l’avrebbe mai immaginato». Le parole di rav Alfonso Arbib, rabbino capo della Comunità Ebraica di Milano, sorprendono per la lucidità di lettura del presente. Dopo il pogrom di Hamas, l’antisemitismo in tutto il mondo è cresciuto a livelli spaventosi e inaspettati.

Arbib ricorda che «tutti noi siamo rimasti colpiti da come questa vicenda è stata accolta». Per rendere l’idea menziona una poesia del grande Chaim Nachman Bialik, poeta per eccellenza del movimento sionista, cantore della tradizione e del popolo ebraico. In quei versi Bialik parla della persecuzione, di sofferenze così acute da raddrizzare i capelli in testa, che persino il Satàn rimarrebbe sconvolto. Una ferocia, quella perpetrata ai fratellini Bibas, uccisi a mani nude dai terroristi o agli altri bruciati vivi nei forni della propria casa, che anche il Satàn si stupirebbe. «È una crudeltà mista indifferenza, le due cose vanno assieme, perché qui non è soltanto indifferenza, qui confina la complicità e la crudeltà. Non provare qualcosa davanti a tutto ciò è terribile». È quindi cosa dovremmo fare? Rav Arbib conclude il suo discorso con una frase famosissima di Golda Meir: “Gli ebrei non possono permettersi il lusso di essere pessimisti”, ribadendo che «dobbiamo per forza essere ottimisti perché è una delle cose che ha tenuto in piedi il popolo ebraico».

Walker Meghnagi, presidente della Comunità, ha proseguito dicendo che «oltre a essere ottimisti, dobbiamo essere anche uniti, solo così vinceremo. La targa è importante perché è proprio qui dove ci sono e crescono i nostri bambini».

Ma oltre la memoria, cosa significa questa targa per tutti noi? A dirlo è stato il preside Marco Camerini: «Rappresenta un monito che ritroviamo nella Torah è cioè di scegliere sempre la strada della vita. È un impegno, una responsabilità che abbiamo. La targa è qui dove la vita è pulsante grazie alla presenza dei bambini».

Come ha sottolineato Diana Segre, coordinatrice scuola primaria e infanzia, oltre alla targa, per ricordare i fratelli Bibas e tutti i bambini sono state realizzate delle opere d’arte a cui hanno partecipato sia i piccoli studenti della scuola sia le morot. Il momento di maggiore emozione è stato quando Segre ha letto i nomi di tutti i bambini scomparsi durante il 7 ottobre 2023 e rav Arbib ha recitato il Kaddish assieme ai presenti.

 

(Nella foto in alto, le morot della materna)