Informazione ebraica

News

“Informazione ebraica, informazione comunitaria: di fronte allo strapotere dei media e all’emergere dei nuovi strumenti di informazione elettronica, la minoranza ebraica italiana deve cercare di adeguarsi alle sfide del momento per raggiungere e tenere in collegamento i propri iscritti e per rispondere alle continue sollecitazioni che provengono dall’esterno.
Che cosa vuole dire fare informazione ebraica oggi? Quali obiettivi sono ancora da raggiungere? In che direzione dovranno evolversi i mezzi di comunicazione gestiti dalle organizzazioni ebraiche italiane?”

Su questo tema si sono confrontati con il pubblico, durante una serata promossa dal Bené Berith di Milano, Annie Sacerdoti, direttrice del Bollettino, Guido Vitale, direttore di Mosaico, Yasha Reibman, consigliere e portavoce della Comunità ebraica di Milano. Introdotto dalle parole di Aldo Ottolenghi, presidente del Bené Berith, il dibattito è stato aperto da una sintesi di Joseph Bali Barissever, assessore alla Comunicazione, che ha presentato i relatori e lo scopo della serata: conoscere i mezzi di comunicazione di cui può avvalersi la Comunità, sia verso l’esterno (Mosaico; il portavoce), sia verso gli iscritti (Bollettino, Newsletter, Lunario, le assemblee).

La domanda è: questi mezzi sfruttano oggi appieno le loro potenzialità o possono essere arricchiti, per esempio, di contenuti culturali ebraici per svolgere un ruolo anche di “educazione” oltre che di informazione sulla vita comunitaria? E verso l’esterno, dobbiamo solo agire “sulla difensiva” (rispetto ad Israele e a noi stessi) o viceversa proporci in modo più dinamico, interagire con la società civile del nostro paese portando il nostro contributo di idee e valori?

Annie Sacerdoti ha presentato il Bollettino, i suoi “numeri”, le caratteristiche tecniche ed editoriali, l’impianto redazionale e la filosofia: è innanzi tutto un house organ “familiare” nel quale i lettori devono trovare notizie e commenti che non possono trovare altrove legati alla Comunità, all’ebraismo e a Israele. Non si rivolge a una singola fascia d’età ma al nucleo familiare in genere, per cui deve scegliere notizie che interessino un po’ tutti i membri della famiglia. E’ una formula alla quale la grande maggioranza dei lettori è affezionata, come dimostrano le lettere e le telefonate dei lettori. Ed è la formula che consente di tenere sempre conto della periodicità (mensile, ma con quasi un mese di preparazione), che impedisce in particolare per i fatti di attualità politica di “essere sulla notizia”. In questo caso il giornale deve dare la preferenza al commento rispetto alla notizia.

Il Bollettino si caratterizza come giornale “di servizio”, che deve scegliere con cura gli argomenti da trattare, deve selezionarli in modo che incontrino l’interesse della maggior parte dei suoi lettori, controllarli accuratamente ben sapendo che, se è vero che il giornale è letto in maggioranza da membri della Comunità, presenta un attento gruppo di lettori esterni che cercano nelle sue pagine notizie e opinioni della Comunità e del mondo ebraico in genere. Esiste poi un attento lavoro professionale giornalistico che riguarda la redazione dei testi che arrivano in redazione: il giornale deve infatti arrivare al lettore in forma chiara, precisa ed essenziale.

Sacerdoti ha concluso spiegando che, proprio per rispondere alla trasformazione rapidissima subita dai mezzi di comunicazione, la redazione del Bollettino ha proposto alla Comunità e creato un “sistema” di informazione: il Bollettino (mensile), il sito internet Mosaico, una newsletter settimanale, inviata ogni lunedì alle 12.30 a circa 1.500 indirizzi email, il Lunario, che riproduce il calendario dell’anno ebraico con festività, orari e indirizzi delle organizzazioni ebraiche italiane e no, delle Comunità italiane ed estere.

Il problema da affrontare è quello di coordinare adeguatamente queste fonti di informazione, di armonizzarle reciprocamente, distribuendo notizie e commenti tra di essi nella forma più produttiva, facendo in modo che nel loro insieme si trasformino in una fonte di informazione il più ricca e completa possibile.

Guido Vitale ha poi presentato Mosaico, il sito che dopo una lunga fase progettuale è pienamente operativo da pochi mesi. Questa iniziativa si propone come una sfida interessante, un luogo di incontro e di ragionamento sulle tematiche che attraversano la Comunità ebraica, l’ebraismo italiano in generale, nei rapporti interni, nel vivere consapevolmente nel mondo circostante, nella relazione con Israele. “Il futuro degli ebrei in Italia – ha spiegato il direttore della testata – passa anche attraverso l’informazione, perché da come sappiamo e sapremo proporci dipende la percezione che si avrà di noi all’esterno”. Il risultato di questa percezione può essere molto concreto; per esempio le firme per l’8 per mille a favore dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, e oggi anche del 5 per mille da destinare a diverse associazioni ebraiche – fondi che sono fondamentali per i bilanci istituzionali, per concretizzare iniziative specifiche e garantire la vita e lo sviluppo di scuole, servizi comunitari, produzione di eventi: in due parole “cultura ebraica”.

Il sito Mosaico è uno strumento che vuole rispondere a questa esigenza: collegamento tra le diverse realtà dell’ebraismo, approfondimento delle vicende d’attualità, diffusione della cultura ebraica. Un “luogo” dove ragionare sulle cose e far conoscere il punto di vista degli ebrei.

Un sito internet ha alcuni precisi vantaggi rispetto alla carta stampata: naturalmente la velocità di “stare sulla notizia”, l’agilità nella presentazione di argomenti che consente sintesi e approfondimento. Vitale ha auspicato che Mosaico sia occasione di partecipazione attiva da parte dei lettori, che possono intervenire con commenti, proposte, contributi; e da parte delle istituzioni ebraiche, nel rispetto dei ruoli professionali. “Una piccola luce – ha aggiunto il direttore citando i mistici ebraici – può scacciare molte tenebre. Da una piccola iniziativa può svilupparsi una felice e proficua concatenazione di eventi, utili allo sviluppo della presenza ebraica nella nostra realtà”.

“Ciò che dobbiamo e ciò che possiamo fare”: questa è, secondo Yasha Reibman, l’alternativa o la complementarietà dell’atteggiamento degli ebrei nella comunicazione verso l’esterno. Ha spiegato poi la funzione del portavoce di una Comunità ebraica che voglia essere soggetto attivo nella realtà italiana. Può intervenire nel dibattito etico che si sviluppa nel paese, come è di recente avvenuto sul tema dei referendum sulla fecondazione assistita. Deve intervenire invece contro la demonizzazione di Israele, contro il razzismo antisemita e non solo, contro i pregiudizi. Deve impegnarsi per far conoscere la cultura ebraica, attraverso, soprattutto, i due momenti istituzionali del Giorno della Memoria e della Giornata europea della Cultura ebraica. Questo compito non spetta naturalmente solo al portavoce, ma deve essere un impegno di tutti spiegare le tematiche complesse, perché i pregiudizi sono sostanzialmente proprio “semplificazioni”.

Anche verso Israele, a volte l’atteggiamento degli ebrei si divide tra i “sostenitori sempre e ad ogni costo” e tra chi afferma invece di poter criticare duramente e apertamente lo Stato ebraico. “In realtà”, dice Reibman “ciò che dovremmo almeno cercare di fare è spiegare le ragioni di Israele, il contesto di una realtà complessa, senza necessariamente prendere posizione”.

Dal pubblico sono giunti numerosi e interessanti interventi.
Roberto Jarach ha chiesto chiarimenti sulla gestione della Newsletter e sul suo utilizzo da parte degli enti, rammaricandosi che non sia sempre puntuale l’annuncio delle riunioni del Consiglio della Comunità.
Trova ancora un po’ statico il sito Mosaico e vorrebbe aggiornamenti più frequenti. Ha soprattutto sollevato il tema, nel quadro della comunicazione verso l’esterno, delle competenze specifiche da suddividere tra Unione e singole Comunità; le tematiche più importanti, di rilevanza politica, dovrebbero secondo Jarach essere gestite dall’Unione perché organo istituzionalmente preposto alla rappresentanza dell’ebraismo italiano.
Lamenta poi una informazione carente sull’8 e sul 5 per mille, fondamentali risorse per le Comunità e le istituzioni.
Ha citato infine, per quanto riguarda la difesa delle ragioni di Israele, il sito informazionecorretta.com che, con una puntuale vigilanza sui media italiani, consente di intervenire tempestivamente con lettere di commento e protesta indirizzate alle specifiche testate. Anche Daniele Moro, di Canale 5, ha confermato l’attenzione che i giornalisti dedicano alle lettere dei lettori inviate tramite il sito di Angelo Pezzana.

Riccardo Hoffman ha voluto sottolineare come i media ebraici dovrebbero proporsi di diffondere la cultura ebraica in tutti i suoi aspetti, far capire che Israele fa parte dell’identità ebraica ma non ne esaurisce i contenuti. Verso l’interno andrebbe proposta maggiormente la ricchezza culturale di cui le varie edoth sono esempio; all’esterno andrebbe diffusa la conoscenza della letteratura, del cinema, della scienza prodotti dagli ebrei.

È intervenuto poi Stefano Levi Della Torre, secondo cui Yasha Reibman è portatore di una immagine perdente dell’ebreo che si autocommisera accusando tutto il mondo di odiarlo, invece di proporre i contenuti positivi dell’ebraismo.

Aldo Ottolenghi ha proposto che l’informazione ebraica si arricchisca di contenuti che possano suscitare l’interesse degli ebrei oggi più lontani dalla vita comunitaria, appoggiando in questo modi il lavoro del Progetto Kesher.
Anche Mosaico andrebbe pubblicizzato meglio per diffonderne la lettura.

“Quando per lavoro intervisto o incontro persone che appartengono a gruppi di perseguitati” ha detto Adriana Goldstaub del Cdec, “mi rendo conto, essendo ‘dall’altra parte’ di come spesso anche noi possiamo apparire noiosi nelle continue rivendicazioni del nostro vissuto”. È importante invece oggi proporre in termini positivi e dinamici la nostra cultura.

Avram Hason, assessore al Culto, ha approfondito questo tema affermando che gli ebrei devono farsi conoscere dando il proprio contributo alla società civile. Ha presentato il nuovo strumento di comunicazione religiosa della Comunità di Milano: la newsletter settimanale dell’Ufficio rabbinico “Hashavua”, che contiene orari delle funzioni, un commento alla parashà e una halakhà.

“Ho apprezzato la tempestività dell’aggiornamento di Mosaico in occasione della visita di Rav Riccardo Di Segni alla Moschea di Roma”, ha detto David Piazza; “La visita è avvenuta di mattina e alle 14 l’articolo di commento era già sulla Homepage del sito. Lo stesso è avvenuto per le dimissioni di Amos Luzzatto e la nuova presidenza dell’Ucei, con una intervista a Claudio Morpurgo”. Ha poi chiesto ai direttori come sono le relazioni tra Bollettino, Mosaico e la dirigenza “politica” della Comunità.

Lia Sacerdote ha chiesto che cosa Bollettino e Mosaico vogliono comunicare all’esterno della Comunità e ha proposto che Mosaico sia aggiornato con una periodicità settimanale e fissa, in modo da creare aspettativa, curiosità e il desiderio di “accettare un appuntamento” nel lettore.

Edmondo Rho, inviato di Panorama, si è augurato che la Comunità ebraica italiana riesca sempre più a comunicare la propria cultura all’esterno, perché rileva che oggi c’è una oggettiva difficoltà in questo senso.

Daniele Moro ha espresso apprezzamento per quello che il Bollettino è diventato negli ultimi anni e ha suggerito di potenziare Mosaico per coprire i temi di attualità che la periodicità mensile del Bollettino non consente. Ha rimarcato alcuni episodi positivi della comunicazione degli ebrei verso l’esterno, come l’idea di far sfilare lo striscione della Brigata ebraica alla manifestazione del 25 aprile facendo passare il messaggio che “Israele, ancor prima di essere fondato come Stato, venne a liberare l’Italia dal nazifascismo”.
Ogni occasione, poi, deve essere colta per valorizzare il patrimonio dell’ebraismo italiano, proprio in quanto italiano, radicato nella storia del nostro paese. E proprio per la sua storia, l’ebraismo deve essere il primo promotore e difensore dei diritti e della memoria di tutte le minoranze. Questo già avviene: per esempio il Cdec ha uno straordinario archivio anche sui Rom, che viene utilizzato per esempio dalle televisioni in occasione del Giorno della Memoria, ma è importante che sia pubblicizzato questo contributo per dare il giusto riconoscimento al lavoro del Cdec: “È anche un modo per rendere quasi doveroso il versamento del 5 per mille a questa istituzione da parte di non ebrei che beneficiano delle informazioni divulgate grazie alla Fondazione milanese”.

“L’informazione deve servire a creare opinione” è la tesi di Mirko Salvadori, promotore di Irdi che ha organizzato numerosi incontri con giornalisti. Propone di creare un Tavolo dell’informazione, che coordini gli interventi al fine di sviluppare sinergie anche al di fuori dell’ambiente ebraico.

Un secondo giro di interventi dei relatori ha consentito di approfondire i temi e chiarire alcuni aspetti dell’informazione ebraica.

“Dobbiamo – ha concluso Guido Vitale – uscire dai vittimismi e dai protagonismi immotivati. Dobbiamo far capire che noi ebrei abbiamo un ruolo determinante da svolgere: siamo il sigillo di garanzia di una democrazia avanzata”.