Fondazione CDEC: uno sguardo al futuro

di Roberto Zadik

Con la nomina dei nuovi membri del Consiglio di Amministrazione e l’ingresso di importanti figure del panorama culturale e imprenditoriale milanese, la Fondazione Cdec di Milano sembra volersi aprire a nuovi ambiti. Questa per lo meno è la sensazione che si ha parlando del futuro della Fondazione CDEC con Giorgio Sacerdoti, ormai al suo terzo mandato da Presidente.

Il CDEC rappresenta sotto molti aspetti un istituto-cardine per la realtà ebraica milanese. Le sue attività, le ricerche che in quasi sessant’anni di attività, ha prodotto sulla storia della Shoah in Italia sono tutt’ora un punto di riferimento imprescindibile per chi si occupi di questi temi. Negli ultimi anni tuttavia, molte cose sono cambiate – nel paese come nella ricerca storica. E il CDEC, radicato nel tessuto cittadino (come in quello nazionale), non ne è certo rimasto impermeabile.
Abbiamo chiesto proprio a Giorgio Sacerdoti come è cambiato l’istituto in quest’ultimo decennio?

“Il CDEC in questi ultimi dieci anni ha senz’altro ampliato il suo raggio d’azione. La ricerca sulla Shoah in Italia, che pure rimane centrale, è stata “affiancata” da lavori sul dopoguerra e la memoria della Shoah – è il caso del progetto “Salvati e salvatori” che Liliana Picciotto sta conducendo ormai da qualche anno. Lo stesso si dica a proposito della ricerca sulle Edot ovvero sugli ebrei che, a partire dagli anni ’60, sono arrivati a Milano dai principali centri ebraici del Mediterraneo – da quelli egiziani, a quelli siriani, libanesi, libici. Un altro esempio dell’ampliamento degli ambiti di lavoro del CDEC è stata la mostra sulla stampa ebraica in Italia dall’Ottocento sino ai giorni nostri, organizzata in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. E poi c’è il lavoro di monitoraggio costante sull’antisemitismo. Su questo il CDEC è un punto di riferimento a livello nazionale. Da quanto emerge da statistiche recenti, l’antisemitismo nel nostro Paese si mantiene stazionario con un 10 percento di persone dichiaratamente antisemite e un altro 10 percento di persone con stereotipi ben radicati. Un dato preoccupante – anche se il pregiudizio verso musulmani o  rom è ben più alto. Comunque non bisogna abbassare mai la guardia; bisogna tenere costantemente sotto controllo la situazione.

Dall’elenco dei nuovi membri del CdA della Fondazione CDEC, emergono nomi di un certo prestigio – pensiamo a Piergaetano Marchetti, attuale presidente di RCS, ma anche a Samy Gattegno, vicepresidente di Confindustria, e a Gionata Tedeschi – che sono poi le vere “new entry”.  Può spiegarci come sono stati scelti e in che modo pensa che potranno collaborare alla crescita della Fondazione CDEC?

Il rinnovo, come è stato in questo caso, è un’occasione di “ringiovanimento”. Significa far entrare gente nuova con idee nuove. Su un altro versante c’è da dire che il CDEC è una Fondazione di tipo laico, che vive nella società civile e ha cercato di avere al suo interno nomi di spicco del mondo editoriale e imprenditoriale. Il fatto che ci sia riuscito senza difficoltà, è motivo di grande soddisfazione per tutti noi del CDEC. Queste figure così importanti possono dare un  grande contributo a tutte le nostre attività.

Proprio alla luce di questo nuovo CdA, del “ringiovanimento” di cui parlava prima,  può dirci quali sono i progetti futuri del CDEC? Si prevedono collaborazioni con la Comunità ebraica? E con il Comune?

Abbiamo un programma di studio e di approfondimenti che intende rivolgersi a vari enti, compreso il Comune di Milano e la Comunità ebraica, senza dimenticare che stiamo collaborando alla nascita del memoriale della Shoah di Milano, il Binario 21 della stazione Centrale da cui partirono migliaia di ebrei destinati ad Auschwitz. E poi c’è un discorso più ampio che investe la comunicazione e la multimedialità. Mi viene in mente per esempio la rivista online in lingua inglese dedicata agli studi storici sugli ebrei in Italia e nel mondo che il CDEC ha lanciato un anno e mezzo fa (Quest. Issues in Contemporary Jewish History, ndr). Chiaramente su tutto pende sempre la questione dei finanziamenti e il mio appello, soprattutto in questo momento, è quello di sostenere le nostre attività!

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La Fondazione CDEC di Milano ha rinnovato il suo Consiglio. Confermato Giorgio Sacerdoti alla presidenza, diversi e di prestigio i nuovi membri: da Piergaetano Marchetti a Samy Gattegno, da Gionata Tedeschi a Ruggero Gabbai. Sono stati confermati nei loro incarichi Raffaella Mortara e Micaela Goren Monti (vicepresidenti), Leone Hassan, Leone Paserman e Lea Voghera Fubini.

Durante la riunione di insediamento, avvenuta domenica 27 novembre, il nuovo Consiglio  ha approvato il programma di attività della Fondazione per il prossimo anno. Accanto al quotidiano impegno di monitoraggio del fenomeno dell’antisemitismo, e allo studio sistematico delle vicende della Shoah in Italia, la Fondazione CDEC sarà impegnata nella realizzazione dei prossimi due numeri della rivista di storia e storiografia ebraica, “Quest. Issues in contemporary jewish History” e nella raccolta di testimonianze, documenti e fotografie da destinare all’archivio storico dell’istituto, uno dei più ricchi in Italia per la ricerca sull’ebraismo italiano dall’età dell’emancipazione ai giorni nostri.

Nel corso della riunione infine è stato annunciata la realizzazione di un nuovo sito web dedicato alla memoria dei deportati ebrei dall’Italia. Il sito conterrà l’elenco completo e i dati anagrafici delle oltre ottomila vittime della Shoah italiana. La messa online del nuovo sito è prevista per il prossimo 27 gennaio 2012.