Letteratura / Letture per ragazzi
Libri
La poesia è possibile
di Ruth Migliara
Canetti: “Il viaggio di Adler ha dato speranza alla letteratura moderna”
L’ebraismo? È tutto nella mente
di Miriam Bendayan
André Aciman / Dall’Egitto alla Francia, fino a New York. Intervista allo scrittore di Notti bianche
Dalla Yiddischkeit al Nuovo Mondo
di Rossella De Pas
Più di mille anni di vita nell’Europa dell’Est, poi l’esilio. Dall’“invenzione” della vodka fino all’hamburger, sogno ebraico americano
Arriva Bereshit a fumetti di Crumb
di Anna Coen
Arriva Bereshit a fumetti e in ebraico . Una traduzione che rischia di diventare una bomba gettata nel campo religioso
Viaggio nel Paradiso infernale di Manger con un libro fra la vita e la morte
di Roberto Zadik
Il Paradiso riveduto e corretto in un dissacrante romanzo yiddish
Disciplina
Schmitz, che è un terribile conservatore, dice:
«Rabbi, lei deve imporre una maggiore disciplina ai
suoi studenti della yeshivah; ho visto che vanno a
spasso per i prati con le ragazze».
Presentato a Montecitorio “Regole” di Abravanel
“Darsi le giuste regole e seguirle, ci aiuta a vivere meglio. Non solo: è un buon affare, conviene sempre. Lebraismo è pieno zeppo di regole e per ciascuna cè un senso profondo, che connette il fare con il perché del fare. Senza regole, o con regole sbagliate, non si sviluppa niente, né la spiritualità, né leconomia, né la personalità. Senza regole, governare una società sempre più complessa, dove i servizi hanno un peso crescente rispetto ai prodotti, è impossibile”.
Un tema quindi di alto valore anche per la Governance di uno Stato e così, martedi 26 ottobre, Abravanel e D’Agnese hanno dibattuto di “Regole”, il nuovo libro dell’ex Mr McKinsey Italia a Montecitorio con un panel costituito dal Presidente della Camera Gianfranco Fini, il Vicepresidente Maurizio Lupi, il Ministro Maria Stella Gelmini, l’On. Enrico Letta, il Direttore Generale del Tesoro Vittorio Grilli, la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e moderato da Gianni Riotta.
La sfida di Israele
di Ester Moscati
Ecco perché questo libro di David Meghnagi, (Le sfide di Israele, lo Stato ponte tra Occidente e Oriente, Marsilio editore, pp. 173, euro 19.00), ci pare diverso da tutti gli altri, ovvero i libri che forniscono una sintesi e uninterpretazione della storia di Israele, della sua fondazione come modello di integrazione che, nel mondo oggi segnato da forti flussi migratori, è uno specchio ineludibile per ogni democrazia. È diverso perché in poco più di 150 pagine, Le sfide di Israele dà conto e ragione di aspetti a volte considerati marginali o emotivi della vicenda mediorientale. È un orto seminato a idee, dove più che nozioni e risposte il lettore troverà spunti di riflessione e ottiche multifocali per guardare a Israele come forse non aveva mai fatto.
Mia è la vendetta
Ma poi la storia lo ha dimenticato. Campione di pallanuoto nella Vienna degli anni trenta, romanziere di raffinato talento e pensatore fuori dagli schemi, Friedrich Torberg esce oggi dalloblio grazie alla riscoperta di Mia è la vendetta, il suo profetico capolavoro.
“Questo libro ha un finale tra i più incredibili e brillanti dellintera letteratura del XX secolo. Il lusinghiero commento è di Erich Maria Remarque. E il libro di cui stiamo parlando, Mia è la vendetta, uscì per la prima volta nel 1943 negli Stati Uniti a firma di Friedrich Torberg, oggi encomiabilmente tradotto e ripubblicato dalleditore Zandonai di Rovereto (pp. 83, 11 euro), a cura di Haim Baharier.
24 giorni
di Ruth Halimi e Emilie Frèche. Diario dei 24 spaventosi giorni del rapimento del giovane Ilan raccontati dalla madre Ruth, affinché la terribile vicenda di Ilan sia conosciuta e ricordata da tutti. ..perché lindifferenza uccide: unindifferenza che ha permesso oggi che un ragazzo fosse ucciso nel cuore di una grande città come Parigi, ignorando le sue grida strazianti ..è il silenzio che ha ucciso Ilan Halimi e la giustizia ha contribuito a perpetrare questa cospirazione del silenzio ... Dall’Introduzione di Giulio Meotti, giornalista de Il Foglio“Alla fine gli hanno dato fuoco, come si faceva durante lInquisizione. Di Ilan Halimi doveva rimanere soltanto il nome. La vergogna e lipocrisia si sarebbe mangiati anche quello. Ilan non portava un lungo caffettano nero, non aveva un cappello di feltro, non indossava i filatteri, non leggeva un libretto dei Salmi, non portava la kippà. Di ebraico Ilan aveva soltanto il nome, sufficiente a fare di lui una preda”.