n° 10 - Ottobre 2012

“Sono caduto fuori dal tempo”

2012
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n° 10 – Ottobre 2012
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Cari lettori, care lettrici,

cresce sempre di più il bisogno di incontrare veri Maestri, di quelli che ti segnano la vita non tanto con dogmi o nozioni, ma con qualcosa di autentico. Maestri come Rav Jonathan Sacks, come il Dalai Lama, come il Cardinal Martini appena mancato, o altre figure meno in vista ma altrettanto importanti. Una ricerca che riguarda quella saggezza che sa farsi esperienza, quel sapere -a volte troppo algido- che sa mescolarsi con il colore delle emozioni. Una sintesi questa, che spesso ci viene donata dagli scrittori, più che dai filosofi, dagli insegnanti o dai professionisti dello spirito. Come ad esempio David Grossman, a cui abbiamo dedicato la copertina, capace di distillare la propria esperienza in parola poetica e poi restituirla come una forma di saggezza temperata dall’arte e da quella pietas umana che ti insegna a guardare al mondo anche “con gli occhi del nemico”. La sua è una fragilità che sa farsi forza, è la disperazione che si tramuta in sorriso, è il cuore che cerca di darsi ragione, in uno sforzo estremo di riscatto, di creatività e di pensiero. Per questo ci colpisce, per questo intuiamo in lui, forse, una forza di maestro. Sul Bollettino, Grossman racconta il suo nuovo libro, Caduto fuori dal tempo, in cui affronta il tema del lutto, della perdita, della morte del figlio Uri. L’eco di questa perdita risuona nel suo pacifismo a oltranza, schierato strenuamente contro l’eventuale intervento israeliano in Iran. Una sciagura da evitare a ogni costo, dice Grossman: che cosa diremo domani ai notri figli?, si chiede lo scrittore israeliano, ed è la responsabilità verso la catena delle generazioni quella su cui, ebraicamente, mette l’accento.

Finora, nessun giornale italiano ha ancora pubblicato nulla sull’ultima fatica letteraria del celebre scrittore israeliano e quindi questa, sul Bollettino, è certamente una vera anteprima.

Ecco. La catena delle generazioni, dicevamo; perché loro, i i figli e i nipoti, ti chiederanno conto dell’eredità che lasci, ripete instancabile il mio maestro, Haim Baharier. E Giobbe, il virtuosissimo, il giusto, equo e irreprensibile, mancò in una cosa, dice Baharier, la più importante: la fiducia verso i propri figli e la speranza di un’eredità ben spesa e ben custodita. Giobbe si era dimenticato che l’educazione è un patto tra le generazioni. E che la fiducia è tutto. Questo, Grossman lo sa, lo ha sempre saputo.

Cercati un Maestro, dice il Talmud. A volte, i padri, anche i migliori, non bastano.