Il Dalai Lama a Milano. Ma senza cittadinanza onoraria

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Molte polemiche ha suscitato in questi giorni la decisione del sindaco di Milano Giuliano Pisapia e della sua Giunta, di revocare l’annunciato conferimento della cittadinanza onoraria al Dalai Lama. Una decisione presa, pare, sulla scorta di considerazioni di ordine economico e politico, incluse quelle della partecipazione della Cina alla prossima Expo 2015.

Sul tema della revoca della cittadinanza onoraria è intervenuto il rabbino emerito Giuseppe Laras, che nel comunicato stampa diramato questa mattina, ha scritto:

“Ho avuto il piacere, alcuni anni or sono, di conoscere personalmente l’attuale Dalai Lama, potendone apprezzare gli elevati sentimenti di umanità e di amore per le persone. Il presente recentissimo rifiuto del Sindaco e della Giunta Comunale della Città di Milano di conferire, come viceversa promesso in un primo tempo, la cittadinanza onoraria al Dalai Lama, suona grave e sconcertante da molti punti di vista. Spiace, in particolare, osservare che per ragioni di politica contingente sembrino messi a tacere i più elementari e fondativi principi etici, stante soprattutto la resistenza pacifica testimoniata da anni dal Dalai Lama contro tentativi reiterati di spegnere una voce dissonante di libertà. E’ triste ed angoscioso osservare che ai diritti umani sembrino così maggiormente salvaguardati gli interessi politico-economici. E tutto ciò è ancora più grave e preoccupante, avvenendo in uno Stato sovrano, l’Italia, per pressione di governi stranieri.”

Come annunciato da giorni, il Dalai Lama sarà comunque ospite di Palazzo Marino il 26 giugno per tenere il suo discorso. Secondo Pisapia, vista l’interpretazione che la diplomazia cinese intendeva dare al conferimento della cittadinanza onoraria (“un segnale di inimicizia”), la soluzione del discorso a Palazzo Marino appare “convincente e ragionevole, un punto di equilibrio”; “segnale che può essere più forte” della cittadinanza e quindi “una decisione più giusta e adeguata”. “Non accettiamo diktat – ha concluso – ma non vogliamo creare inimicizie. Vogliamo rafforzare il dialogo e la pace”.