Elezioni in Ucraina

Niente falsità, please! No ai subdoli e fuorivanti parallelismi tra la guerra in Ucraina e il conflitto israelo-palestinese

di Paolo Salom

[Voci dal lontano occidente] Un’Europa di nuovo in fiamme. La guerra più devastante dal 1945 si svolge di fronte ai nostri occhi: televisioni e social media trascinano nei salotti del lontano Occidente le scene atroci delle bombe sulle città ucraine, gli scontri a fuoco, i funerali improvvisati. Soprattutto, l’immenso dolore che attraversa una nazione che fino a poche settimane fa viveva nella speranza di diventare un po’ più europea con il passare dei giorni. Il conflitto iniziato dal presidente russo Vladimir Putin non ha, naturalmente, nulla a che fare con Israele, eppure non si può fare a meno di notare due atteggiamenti dei “soliti noti”, gli odiatori senza frontiere che pensano soltanto a come prendersela con lo Stato ebraico e gli ebrei in generale. Il primo: mettere sullo stesso piano i coraggiosi soldati ucraini che si oppongono agli invasori russi e i “resistenti” palestinesi. E il secondo: accusare gli ebrei di essere in qualche modo responsabili di questa guerra insensata.

Niente di nuovo, per quanto ci riguarda, certo. Eppure gli avvenimenti in Europa dell’Est sono un esempio concreto del mondo surreale e pernicioso in cui vivono queste lobbies di prevaricatori professionali. Ora, visto che tutti questi individui – che fanno capo a movimenti quali Bds e sodali – non hanno remore nel dipingere i fatti con le loro falsità, proveremo qui a fare un po’ di chiarezza, anche e soprattutto per chi, tra noi, nutre dubbi sulla moralità di Tsahal e del governo di Gerusalemme. Veniamo al primo punto. Paragonare gli ucraini ai palestinesi non soltanto è una patente falsità, è anche un’offesa alle ragioni di un Paese intero. Il motivo è facilmente intuibile: gli ucraini non hanno fatto nulla per “meritare” di essere invasi. Non hanno sparato missili o colpi di mortaio sulle città russe, non hanno organizzato attacchi terroristici contro i civili russi, non hanno rivendicato la distruzione della Russia per sostituirla con una “Grande Ucraina”. Al contrario delle tante fazioni in cui sono divisi i palestinesi, gli ucraini hanno mostrato unità e solidarietà, limitandosi a difendere il proprio Paese dopo che era stato invaso. E qui è bene ricordare che già nel 2014 i russi si erano impadroniti di territori di Kiev: la Crimea e parti del Donbass.

Vorrei aggiungere un altro importante particolare che sfugge ai più. Ed è la sorte dei civili sotto le bombe russe. A differenza delle guerre tra Israele e Hamas (per esempio), l’Armata russa ha preso deliberatamente di mira donne e bambini in fuga, oltre che interi quartieri privi di alcuna importanza militare. Le vittime sono così tante che è difficile tenere una statistica. Tsahal, invece, come sappiamo, ha sempre cercato (e sempre lo farà) di evitare vittime civili, spesso rinunciando a colpire importanti obiettivi perché il costo in vite umane sarebbe stato troppo alto. Posso dirlo? L’Esercito israeliano mi rende orgoglioso di essere ebreo. È bastata una guerra in Europa per chiarire oltre ogni titubanza cosa significa davvero colpire di proposito i civili per seminare terrore.
Secondo punto, i complottismi di vario colore. Qui c’è poco da chiarire che non sia già noto. Persino Hitler attribuiva agli ebrei la responsabilità dello scoppio della Seconda guerra mondiale (!). Dunque nulla di nuovo. Ma è interessante analizzare il linguaggio con cui è stata “giustificata” l’invasione di uno Stato sovrano: Putin ha parlato di “de-nazificare” l’Ucraina e distruggere un “pericolo mortale” alle proprie frontiere. Curioso, tanto più che il legittimo presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, è ebreo, e quasi tutta la sua famiglia d’origine è stata uccisa nella Shoah. In Ucraina ci sono estremisti? Certo, come in qualunque Paese del mondo. Soltanto che sono una minoranza: altrimenti non potremmo spiegare la percentuale di voti (oltre il 70%) ricevuti da Zelensky nel maggio 2019, alle elezioni. In Ucraina: non in Israele. Insomma, nessuna guerra è auspicabile. Tuttavia, difendersi con le armi da un’aggressione, mettendo a rischio la propria vita consapevolmente, è giusto e morale. Non dimentichiamocene quando i terroristi palestinesi rivolgeranno di nuovo le loro armi e il loro odio contro Israele.