Il Giorno della Memoria all’ex Albergo Regina di Milano

Taccuino

di Francesca Olga Hasbani

Venerdì 27 gennaio, all’ex-Hotel Regina di via Silvio Pellico, a due passi dal Duomo di Milano, è stata deposta una corona di fronte alla lapide che ricorda le vittime che in quel luogo furono torturate e uccise dai nazisti – partigiani e antifascisti, ebrei e non ebrei.

Promotore della celebrazione è stato Marco Cavallarin, lo storico e giornalista che nel 2008 con una petizione e oltre 1800 firme raccolte, riuscì ad ottenere dal Comune di Milano l’apposizione di una targa commemorativa sull’edificio che dal settembre 1943 divenne comando delle SS e quartier generale della Gestapo.

Dopo un lungo minuto di silenzio, il vice-sindaco del Comune di Milano, Maria Grazia Guida e il presidente dell’ANPI Milano, Roberto Cenati, hanno ricordato i partigiani, gli antifascisti e tutti coloro che “dopo le torture, furono condotti al carcere di San Vittore e, in alcuni casi, direttamente ai convogli che partivano dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano” spiega Cenati. Giovanna Massariello, vice-presidente Fondazione Memoria della Deportazione, e Onorio Rosati, della Camera del Lavoro di Milano, hanno ricordato con cordoglio e rammarico le pagine più buie della storia, avvenuta proprio nel cuore di Milano.

Guido Artom, ha voluto sottolineare come sia fondamentale guardare alla totalità della Shoah: “Non è un’esclusiva degli ebrei” afferma, forse con un tono un po’ polemico.“Numerose minoranze hanno perso la vita in quegli anni” dice, mentre accanto a lui, due ragazzi dal volto coperto sfoggiano un cartello ricordando anche la persecuzione degli omosessuali. “La Shoah è stata la più grande tragedia del ‘900”, ha ricordato anche il Presidente della Comunità ebraica di Milano, Roberto Jarach, “e non si tratta di un’ esclusività ebraica, ma di una memoria che deve essere collettiva”. Ma, aggiunge anche: “Noi  ricordiamo con immenso dolore le nostre perdite: siamo stati perseguitati in quanto ebrei, non per dissenso politico o ideologico”. L’importanza del Giorno della Memoria, il ricordo di ogni vita perduta, serve a guardare al futuro. “Come comunità ebraica, ci siamo aperti alla società, al progresso e all’educazione civile di questa città, al fine di non veder ripetersi mai più le atrocità dello scorso secolo” ha concluso Jarach.