Con le ripetute condanne a Israele e l’omertà sulla Siria, l’Unione Europea perde credibilità

di Paolo Salom

[voci dal lontano occidente] Il silenzio degli ignavi. 

Quanto ancora durerà? Più volte mi sono trovato costretto ad affrontare ostilità del lontano Occidente per Israele, per il sionismo, per gli ebrei. Sembra che in questi tempi difficili, l’unico atteggiamento possibile sia quello manifestato dall’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Federica Mogherini: la condanna delle azioni di Israele.

Ora, la posizione ufficiale dell’Europa appare francamente ridicola. Ammettiamo per un attimo che l’Ue, invece di proclamarsi “per la pace in Medio Oriente” e “equidistante tra le parti”, dichiarasse ufficialmente di preferire i palestinesi o comunque la versione araba del conflitto. Poi succede questo: da Gaza migliaia di facinorosi si avvicinano al confine con lo Stato ebraico con l’evidente intenzione di superarlo. Alcuni di loro sono armati, la maggior parte dispone di bombe molotov e sassi. I soldati israeliani provano a fermare l’invasione. Ci riescono solo dopo aver preso di mira con colpi precisi i capi e i militanti armati. Azione legittima sotto tutti i punti di vista: del diritto internazionale e del buon senso. Diciamolo chiaramente: qualunque altro Paese, in una situazione simile, avrebbe reagito provocando una strage. Tsahal, come sempre, agisce cercando di limitare al massimo morti e feriti tra il nemico. Cosa arriva da Bruxelles? Parole scioccanti (già, riusciamo ancora ad indignarci) rivolte a Israele, che viene invitato a “non provocare vittime e rispettare il diritto dei palestinesi a manifestare pacificamente” (nella foto, le bandiere che si sono viste durante le manifestazioni).

Basta questo per capire l’assurdità della situazione. Primo, i “palestinesi” non stavano manifestando “pacificamente”; secondo, normalmente le proteste sono rivolte contro i propri governi: se si cerca di entrare in un altro Paese si chiamano “invasioni”; terzo, la parola d’ordine da Gaza era: “La marcia del ritorno”. Cosa significa? Significa affermare che Israele non ha il diritto di esistere perché i “palestinesi” vogliono tutto il suo territorio. Dunque, è questo che la signora Mogherini ritiene legittimo? E come si adatta alla sua “visione della pace” in Medio Oriente? Fin qui, ahimè, nulla di nuovo. Ma non è finita. Ed è per questo che la posizione del lontano Occidente appare completamente fuori registro, anche nella prospettiva di un appoggio incondizionato ai palestinesi.

Perché pochi giorni dopo l’inizio delle proteste del venerdì, il regime siriano compie l’ennesima strage di civili a Duma, periferia di Damasco: prima con bombe “convenzionali”, poi con armi chimiche. Decine e decine di donne e bambini uccisi barbaramente. Reazioni (a parte quelle del solito Trump)? Zero. Dalla civile Europa un silenzio assordante. Ancora una volta, il lontano Occidente perde ogni residua credibilità. E fa bene Yair Lapid (mai tenero con il governo di Gerusalemme) a scrivere sul Corriere della Sera del 12 aprile che “noi abbiamo il diritto assoluto di difenderci”. Gli ebrei hanno provato sulla propria pelle cosa significa essere inermi, alla mercé della furia omicida di persone che fino a poche ore prima erano magari vicini di casa, o addirittura stimati leader politici e religiosi. Alla signora Mogherini, a tutti coloro che fanno finta di non vedere la realtà (Israele in Medio Oriente, gli ebrei in Europa sono costantemente sotto attacco), diciamo che sono finiti i tempi delle pecore al macello. Vi piaccia o meno, Israele esiste e si difende: e così facendo difende anche noi nella diaspora.