Dall’opposizione al supporto: le organizzazioni antiriforma giudiziaria si reinventano per aiutare il paese. Il caso di Bonot Alternativa

di Anna Balestrieri
L’attacco di Hamas del 7 ottobre e il conseguente scoppio della guerra hanno costretto le organizzazioni che si sono battute contro la riforma giudiziaria nell’ultimo anno ad una brusca battuta d’arresto. Tra loro, anche Bonot Alternativa, un movimento che dal 2020 cerca di promuovere l’uguaglianza sociale, la parità salariale, l’emancipazione delle donne e la sensibilizzazione sulla violenza contro le donne. Una sorta d’equivalente del movimento nostrano “Non una di meno”, ma con uno spettro d’azione maggiore.

Secondo l’autodefinizione fornita a quanti desiderino iscriversi al movimento, “Bonot Alternativa” (“costruiamo un’alternativa”, nella forma femminile plurale del verbo), è “un’associazione politica apartitica registrata i cui membri sono donne di tutti i settori, laiche, religiose, ultraortodosse, ebree e arabe, che lavorano insieme a partire dal 2020 con l’obiettivo di portare parità di diritti, sicurezza personale e adeguata rappresentanza a donne in tutti i punti di influenza sulla società israeliana.”

Nata a seguito dello scandalo generato dallo stupro di gruppo di una sedicenne in vacanza presso la località balneare di Eilat, l’organizzazione si è fatta voce di tutte le donne riunendo imprenditrici, donne CEO, giornaliste, imprenditrici, attiviste sociali e presidentesse di organizzazioni al femminile.

“Donne che costruiscono un’alternativa” (così nella sua traduzione in inglese) ha giocato un ruolo di primo piano nel movimento di protesta contro la riforma giudiziaria del governo Netanyahu che ha attraversato il paese nell’ultimo anno. L’evento che l’ha resa celebre è stata la marcia-performance ispirata al romanzo (e poi film) distopico di Margaret Atwood Il racconto dell’ancella, in cui le donne si vedono improvvisamente private di ogni libertà a causa di una teocrazia totalitaria. Decine di migliaia di donne di ogni fazione politica hanno sfilato in tutto il paese indossando una tunica rossa ed un fazzoletto bianco in testa, per attirare l’attenzione sulla condizione femminile e sui diritti delle donne in Israele.

Oggi, il logo dell’organizzazione su Twitter recita “Io credo alle donne del 7 ottobre”, in risposta al silenzio delle organizzazioni femministe mondiali a seguito del massacro del 7 ottobre.

Assieme a Brothers in Arms (ora Brothers and Sisters in Arms, Fratelli e Sorelle in armi), un’organizzazione di uomini e donne di riserva provenienti da varie unità dell’IDF, “Bonot Alternativa” è uno dei movimenti che ha convertito il proprio campo d’azione dal 7 ottobre. Sospesa ogni opposizione alla riforma giudiziaria, le associazioni si dedicano da allora al sostegno delle vittime del massacro, contribuendo alla rete di aiuti e soccorsi nata spontaneamente per contrastare la tragedia.

 

(Nella foto in alto, screenshot di un video di Bonot Alternativa)