Un unico popolo, tanta solidarietà: gli israeliani si uniscono nella tragedia

Israele

di Ilaria Myr
Mentre gli israeliani seppelliscono i propri morti e aspettano notizie sugli ostaggi e cresce l’orrore per i dettagli che man mano emergono sulle brutalità commesse dai terroristi di Hamas il 7 ottobre – stupri, decapitazioni, uccisioni e incendi di case con persone vive – riscalda il cuore leggere e ascoltare le infinite storie di solidarietà fra israeliani che da nord a sud si prodigano per aiutare i propri concittadini. Sono infatti oltre 200.000 gli sfollati che hanno dovuto lasciare la propria casa o perché distrutta durante gli attacchi (primi fra tutti i residenti intorno a Gaza) o per i missili che da settimane continuano a piovere anche a nord.

Subito nei primi giorni successivi al massacro, è stato creato il centro high-tech ‘Lev Echad, un’organizzazione di aiuto civile, che gestisce dozzine di sale operative in tutto il paese, con decine di migliaia di volontari. Come racconta il sito Calcalist Tech, nella Situation Room, gli sforzi delle organizzazioni di assistenza attraverso la tecnologia si concentrano nel gestire le migliaia di richieste di aiuto e assistenza con attrezzature e cibo, ospitalità, logistica e aiuto per la salute mentale, che affluiscono all’organizzazione, diventata un canale centrale che collega i bisognosi con i volontari e i donatori.

La war room sta ora lavorando per reclutare ulteriori partner e donazioni, per ampliare la portata del supporto e della consapevolezza e per fornire una risposta immediata alle richieste il più possibile. I donatori possono destinare il denaro per uno scopo specifico e le donazioni possono essere monitorate in dettaglio. Qui il link alla war room hi-tech di Lev Echad, attraverso la quale è possibile inviare una richiesta di assistenza, offrire assistenza e donare.

A Tel Aviv, invece, il centro dei riservisti che organizzava le proteste contro la riforma giudiziaria voluta dal governo Netanyau, è stato trasformato in un centro hi-tech che collabora con i servizi segreti e la polizia, grazie alla specializzazione tecnologica dei suoi volontari.

L’iniziativa di MasterCard Israel

Ci sono poi le aziende che stanno mettendo in campo iniziative di solidarietà. I dipendenti di MasterCard Israel, ad esempio, hanno avviato una campagna per la raccolta dei fondi, mirando a centralizzare i conti bancari verificati dei kibbutz, con l’obiettivo di consentire a persone e organizzazioni di effettuare donazioni immediate a favore dei residenti del sud e a beneficio della riabilitazione di tutti gli insediamenti. L’iniziativa di centralizzazione dei conti bancari dei kibbutz è volta a garantire che privati e organizzazioni possano donare direttamente e in modo sicuro agli abitanti e alle comunità degli insediamenti nelle vicinanze di Gaza.

Le donazioni raccolte saranno destinate sia a un utilizzo immediato che a futuri scopi, fornendo assistenza alle famiglie evacuate che hanno perso tutto e necessitano di beni di prima necessità come abbigliamento per adulti e bambini, giocattoli, telefoni e tablet. Inoltre, sono previsti trattamenti psicologici e di sostegno per aiutare i residenti del sud a rimettersi in piedi.

Queste donazioni saranno anche indirizzate alla riabilitazione degli insediamenti del sud, che hanno urgente bisogno di ripristinare la sicurezza e la protezione nei kibbutz. Sono richiesti radio, giubbotti protettivi, attrezzature per il pronto soccorso, telecamere di sicurezza, generatori e il ripristino dei cancelli di sicurezza agli ingressi degli insediamenti danneggiati, tra altre necessità.

Parallelamente alla centralizzazione degli account, il team sta lavorando per aumentare la visibilità e collegare i donatori alle opzioni di donazione, creando pagine di destinazione dedicate per semplificare l’intero processo di donazione.

Questa iniziativa è stata avviata dai dipendenti in modo personale, inizialmente per sostenere uno dei membri del personale residente nel Kibbutz Nir Oz, ma successivamente è stata estesa per fornire assistenza a un numero maggiore di insediamenti circostanti.

Qui il link: https://www.solidarity4survivors.com/hebrew

Vip e gente comune

Ci sono poi i vip e i cantanti famosi -ad esempio Noa, Idan Reichel e David Broza, per citare quelli più conosciuti da noi – che viaggiano in tutto il paese per portare conforto con la loro musica. E commuove il video in cui David Broza, in una base militare, canta con una bravissima soldatessa e sapere poi che l’ha aiutata a entrare in una scuola di canto professionale.

Ma c’è anche chi del tutto volontariamente sta dedicando il proprio tempo a raccogliere viveri e beni per gli sfollati, chi fa volontariato nei kibbutzim abbandonati per lavorare nei campi e nei frutteti, o nelle stalle, e chi cucina gratuitamente per i soldati che sono stati richiamati. Come quella di Esther Einstein, 86 anni, sopravvissuta alla Shoah, che fa non stop all’uncinetto bamboline da dare ai bambini colpiti da gli attacchi. Ma come lei tante altre persone che si uniscono in questo momento di grande bisogno.

“La gente comune sta dando quell’assistenza civile che dovrebbe dare un governo che è quasi inesistente”, ci dice Mara Vigevani, milanese che da oltre 20 anni vive a Gerusalemme.

Ci sono tantissime altre storie che potremmo raccontare di unità, solidarietà e Ahavat Israel che questa tragedia sta tirando fuori. E quando, speriamo presto, tutto questo sarà finito, rimarranno nel cuore delle persone come un raggio di sole che ha lacerato il buio dell’orrore.