Proteste contro la ANP per la morte di Nizar Banat (foto Asia News)

Attivista palestinese ucciso dalla ANP. Ma i media sminuiscono e accusano Israele

di Nathan Greppi
Giovedì 24 giugno Nizar Banat, un attivista palestinese per i diritti umani critico nei confronti delle politiche dell’Autorità Nazionale che governa la Cisgiordania, è stato arrestato a Hebron e picchiato fino a morire dalla polizia palestinese. Alcuni suoi parenti, che hanno assistito all’accaduto, hanno detto che gli agenti lo hanno colpito ripetutamente per 8 minuti di fila con i manganelli, per poi trascinare via il cadavere.

Come riporta la rivista Algemeiner Banat, che a inizio anno era candidato alle elezioni politiche nei Territori che poi sono  state rimandate, era noto per aver fortemente denunciato la corruzione e i metodi autoritari che caratterizzerebbero il governo di Abu Mazen. Il giorno dopo la sua morte, numerosi palestinesi che lo sostenevano hanno protestato a Gerusalemme e per le strade di Hebron e Ramallah.

L'attivista ucciso dalla ANP Nizar Banat
L’attivista ucciso Nizar Banat

I media sminuiscono e accusano Israele

Nonostante questo caso specifico non riguardi Israele, quando i media e le associazioni umanitarie hanno coperto la notizia l’hanno sminuita inserendola in una cornice più ampia, che accusa Israele di violazioni dei diritti umani. Nello stesso giorno dell’accaduto, Amnesty International ha pubblicato sia un report dedicato a questo omicidio sia uno che incolpa Israele in merito alle proteste degli arabi scoppiate in molte città israeliane durante l’ultima crisi con Gaza. E nel riprendere questi report, il quotidiano britannico The Guardian ha dedicato quasi tutto il testo solo alle accuse contro Israele, lasciando poco spazio verso la fine all’uccisione di Banat.

Rispetto ai media anglosassoni, i pochi italiani che hanno riportato la notizia lo hanno fatto in maniera più equilibrata: in un comunicato apparso su Il Manifesto, l’attivista Luisa Morgantini ha espresso il proprio sdegno per la morte di Banat, che conosceva personalmente. Nonostante le sue posizioni ostili a Israele, stavolta la Morgantini ha puntato il dito principalmente contro le violazioni dei diritti umani da parte di Fatah e Hamas. Mentre l’agenzia Ansamed ha dedicato un articolo esclusivamente alle proteste per la morte di Banat, diversamente dal Guardian che ha scritto pochissimo in merito.