Angelo Pezzana: «Difenderò sempre le ragioni di Israele, anche se non sono ebreo»

Da più di un decennio rintuzza tutte le falsità, i luoghi comuni e le bugie che circolano su Israele. Fa le pulci ai giornalisti, ai fotografi, ai direttori di quotidiani e tv. Smaschera i trucchi di photoshop e le immagini manipolate, pubblicate sui giornali con lo scopo di infangare l’immagine di Israele. Sul sito che dirige, Informazionecorretta.com, commenta gli articoli dove opinioni e pregiudizi hanno la meglio sui fatti, anni di matita rossa passati a dar voti di cattivo giornalismo a inviati speciali e reporter embedded con Onlus schierate a-priori contro Israele, tutti sempre troppo compiacenti con l’atavico piagnisteo vittimistico del mondo arabo, incapaci di vedere le ragioni di Israele e animati dal sacro fuoco di un terzomondismo politically correct. Convinto da sempre che l’ideologia faccia più danni delle pestilenze, Angelo Pezzana, 73 anni, scrittore, è un uomo elegante ed asciutto, ha una mente acuminata e un passato di letture come solo chi possiede una libreria può forse vantare (la sua mitica Libreria Luxemburg di Torino è stata venduta nel 2005, ma Pezzana conserva ancora l’uffico tra quelle mura e da lì manda on line il sito Informazionecorretta.com realizzato grazie all’Associazione Italia-Israele che raccoglie fondi). Pezzana rievoca le sue origini politiche liberali, il suo esordio nel Partito Radicale («fui deputato nel 1979»), e i tempi in cui fondò il movimento gay FUORI nel 1971, l’emittente Radio Radicale e il Salone del Libro di Torino. «Ho iniziato a fare il libraio nel 1963 e la prima vetrina del negozio la dedicai interamente a Primo Levi. Avevo 23 anni, Levi volle conoscermi e entrò in libreria sorridendo: da quel momento, quasi ogni giorno, per tutta la vita, è passato a trovarmi».

Cosa vuol dire oggi garantire equilibrio e equidistanza informativa verso Israele?

Vuol dire non mollare, mai stancarsi di leggere tutto quello che viene pubblicato. Posso dire di aver vinto qualche battaglia, ma la guerra no. Quella contro certi media italiani, giornali e tv animati da un’instancabile e solerte Israelofobia. Per questo ho creato il sito Informazionecorretta.com nel marzo 2001, PRIMA della caduta delle Torri gemelle. Da allora a oggi, poco è cambiato, se non a livello di linguaggio. Il pregiudizio anti ebraico è una mala erba che non smette mai di crescere ed è per questo che, pur sapendo riconoscere le criticità di Israele ho scelto di difenderlo a oltranza.

A 13 anni dalla sua nascita, cosa vuol dire fare oggi un sito di controinformazione come quello che dirigi?

Significa non perdere la speranza, non scoraggiarsi o cadere in depressione se non si vedono cambiamenti immediati: con la consapevolezza che TUTTI i giornalisti stranieri, i corrispondenti dal Medioriente leggono Informazione corretta e lo temono. Ci siamo battuti fino alla fine per non permettere che si usino espressioni come il governo di Tel Aviv (la Knesset sta a Gerusalemme, sì o no?), o ancora parole come Terrasanta (una dizione cattolica e medievale, oggi si chiama Israele, sì o no?). O ancora espressioni come rappresaglia su Gaza, come se la colpa di un’azione bellica ricadesse sempre e solo sullo Stato ebraico, un perenne “Davide discolpati”, un perenne a priori, e Israele sempre alla sbarra degli imputati. Perché i pellegrinaggi cattolici portano i fedeli solo in città vecchia a Gerusalemme e mai a una visita a Yad Vashem?, e solo al Monte delle Beatitudini e mai a Tel Aviv, come se non esistesse una metropoli pulsante che oggi è forse la New York del Medioriente? Credo che poco sia cambiato in questo ultimo decennio: anzi, forse il “partito preso” dei giornali europei è addirittura peggiorato. E questo anche grazie alla politica estera di Obama, dell’Onu e dell’Unione Europea, grazie a personaggi come Javier Solana e lady Ashton. Sembra incredibile, ma Israele viene sempre ritenuto responsabile di tutto il Male che in Medioriente avviene nei confronti dei palestinesi. Mai le ragioni d’Israele vengono tenute in conto; e, ugualmente, si ignorano le posizioni del mondo arabo, trascurando l’odio e la volontà di annientamento totale che loro coltivano verso ebrei e israeliani. Anch’essi, gli arabi, hanno bisogno di un capro espiatorio: ecco perché, da sempre, l’antisemitismo è irrazionale, pesca nelle parti più oscure degli individui: puoi raccontarlo ma non riesci a spiegarlo.

La questione della bomba iraniana. Come ne parlano i media?

Credo che se Ahmadinejad era un nemico riconoscibile e quindi più facile da combattere, per il nuovo premier Rohani le cose sono più complesse; Rohani dovrebbe essere il volto di un Islam moderato, un Islam che in verità non esiste, che ha la bocca cucita. Senza contare che su tutto si proietta l’ombra opaca del tradimento dell’Occidente che, per motivi economici, energetici e commerciali, è pronto a svendere Israele e la vita dei suoi otto milioni di abitanti. Ma Israele ha capito la lezione della Storia: se un aiuto deve arrivare dall’esterno sarà certamente bene accetto. Ma viceversa, se così non sarà, sapranno farne a meno e si difenderanno da soli.

La studiosa Bat Ye’Or parla da anni di una Eurabia, ovvero di un’Europa ostaggio dell’Islam e del mondo arabo (non solo grazie a immigrazione o petrolio, ma anche a un capitale arabo pervasivo, che compra compagnie aeree, squadre di calcio, catene alberghiere, banche, trasporti aeroportuali, automobili, aziende energetiche…, altro che finanza ebraica!). Le previsioni di Bat Ye’Or valgono anche per l’Italia?

In parte sì. Tuttavia, non dimentichiamoci che il carattere degli italiani tende sempre a trasformare la tragedia in commedia. La verità è che non riusciamo mai a prendere qualcosa sul serio e quindi rischiamo di sottovalutare, ad esempio, il pericolo di una religione-Stato come quella islamica, l’unica religione rimasta a identificarsi con una ragione statuale: la shaaria è legge dello Stato ormai in molti Paesi. E la parola Islam vuol dire sottomissione. È il motivo per cui i musulmani moderati non possono esprimersi: se lo facessero sarebbero tacciati di apostasia. Non è possibile essere islamici e laici. Se vedremo un’Italia arabizzata? Non lo so. Di fatto, la crisi economica ha oggi frenato l’ondata migratoria e il conseguente processo di islamizzazione dell’Italia riducendo le opportunità di lavoro qui da noi. Sì, sbarcano tanti migranti e profughi ma si dirigono tutti verso la Scandinavia – l’Italia è ormai un Paese-corridoio-, che offre più opportunità e dove è ormai saltato l’equilibrio demografico, in netto sbilanciamento verso la componente araba. Sì, l’invasione islamica dell’Europa è in atto, ma nessuno sembra accorgersene. Lo studioso Giovanni Sartori ha pubblicato tre articoli in proposito sulla prima pagina del Corriere della Sera, ma nessuno lo ha ripreso e la cosa è morta lì. Senza dimenticare che un Paese come il Qatar sta comprando di tutto. Persino nelle grandi università americane stanno entrando finanziatori arabi.

Sei di origine cattolica: come nasce Angelo Pezzana “amico” degli ebrei?

Quando scopro, intorno ai 16 anni, la mia identità omosessuale e lo stigma cattolico contro l’omosessualità. Metto così in discussione il mio rapporto con la Chiesa, chiedo di essere cancellato dai registri della diocesi di Vercelli e inizio a studiare la Storia dell’Inquisizione spagnola scoprendo gli orrori compiuti non solo verso gli omosessuali ma anche verso gli ebrei. A poco a poco, dopo, iniziai a leggere narrativa ebraica: tutto Singer in inglese, Saul Bellow, Philip Roth, Bernard Malamud. E poi venne lo studio dell’ebraico e l’interesse per Israele. Ma in sostanza, ho capito che antisemitismo e omofobia vanno a braccetto: e che dietro a tutto ci sono stati sempre sia la Chiesa cattolica che il moralismo della sinistra. Trovo straordinario, oggi, vedere quanto Israele sia avanti anche nella difesa di diritti dei gay e del loro riconoscimento.

Hai scritto un libro sullo humour ebraico. Perché?

Adoro le barzellette e le raccolgo da anni, dalla voce della gente, ovunque, anche in Israele. E così ho voluto trascriverle. Anche quelle ebraiche. Sai, in fondo, io non amo le minoranze. Sono piene di persone insopportabili, saccenti, che ostentano la loro diversità, gli ebrei parlano solo di ebraismo, i gay solo di omosessualità… Ma appartenendo io stesso a una di queste due categorie, sento in me questi stessi difetti. E se mi allontano da queste due categorie, ebrei o gay, sento subito che mi manca qualcosa. E allora penso: appartenere a una minoranza non è forse avere qualcosa di unico, non è un grande dono del cielo?