Una famiglia ebraica ortodossa a Londra

Allarme antisemitismo. Gli ebrei d’Europa sempre più preoccupati

Mondo

di Paolo Castellano

La principale minaccia per l’esistenza degli ebrei europei è l’antisemitismo. A dirlo è un sondaggio pubblicato il 18 novembre e condotto dall’American Jewish Joint Distribution Committee. I sondaggisti hanno intervistato i rappresentanti delle comunità ebraiche d’Europa con l’obiettivo di comprendere le necessità e le preoccupazioni degli ebrei europei.

Dunque, la sicurezza delle comunità è fondamentale. Per la prima volta – da quando è stato creato il sondaggio nel 2008 – l’antisemitismo è in cima alla lista delle preoccupazioni degli ebrei europei.

Tanto che il 26% dei leader intervistati ha dichiarato di considerare l’idea di fare l’aliyah, trasferendosi definitivamente in Israele. Soltanto il 3% ha dichiarato di essersi attivato per lasciare l’Europa. Il 67% ha detto di non volersi trasferire e un altro 8% non ha risposto alla domanda.

Come riporta The Times of Israel, i due terzi del campione hanno poi sostenuto di aspettarsi un amento degli atteggiamenti antisemiti nel continente europeo nei prossimi 10 anni. Un pessimismo in aumento rispetto alle risposte registrate nei precedenti sondaggi. Allo stesso tempo, il 22% dei rappresentanti ebrei ha affermato di non sentirsi al sicuro nelle proprie città.

Oltre l’aumento dell’antisemitismo, le comunità ebraiche sono tormentate dalle difficoltà finanziarie. La pandemia di Covid-19 ha danneggiato il reddito dei membri e i budget si sono ridotti, inclusi i proventi dei musei.

Tra l’altro, il sondaggio dell’American Jewish Joint Distribution Committee ha riscontrato ulteriori preoccupazioni. I leader ebrei hanno espresso disagio per gli sforzi di diversi paesi europei nel vietare la macellazione Kasher e la circoncisione maschile non medica.

A parte questo, è cresciuto il sostegno allo Stato d’Israele. Il 66% dei rappresentanti ebrei ha dichiarato di “sostenere pienamente Israele, indipendentemente da come si comporti il suo governo”. Nel 2015 questa affermazione era stata accolta soltanto dal 48% dei leader.