Oltre 200 soldati ebrei caduti per l’Ucraina. L’ultimo è Tzvi-Hirsh Zurgazda

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di Davide Cucciati

Dall’invasione russa dell’Ucraina, oltre 200 soldati ebrei ucraini hanno già perso la vita a difesa dell’integrità territoriale di Kyiv.

Secondo Israel National News, l’ultimo dei caduti è stato Tzvi-Hirsh Zurgazda di 32 anni. Egli lascia due bambini piccoli, Lev di cinque anni e Elissa di quattro, la moglie Anastasia, la madre Yevgenia Yitzhakovna, le sorelle e un sogno: aprire il primo ristorante kosher stellato Michelin di Odessa.

Tzvi-Hirsh (Grisha) Zurgazda, membro della Comunità ebraica di Odessa, è morto giovedì scorso in combattimento sul fronte meridionale, nei pressi di Kherson. È il terzo soldato ebreo caduto nelle ultime due settimane e serviva nella 34ª Brigata delle Forze Armate ucraine, impegnata nella difesa delle regioni costiere e dei fiumi che sfociano nel Mar Nero.

Ex studente della scuola ebraica Or Avner Chabad di Odessa e cuoco di professione, Zurgazda era conosciuto e apprezzato nella sua comunità. Il rabbino di Odessa, Rav Avraham Wolf, lo ha descritto come “il figlio di tutti: uno studente della nostra scuola, un membro della nostra comunità e un soldato che ha difeso la sua patria con la sua vita” e ha aggiunto: “ha combinato la gentilezza ebraica con uno straordinario coraggio”.

Anche Rav Moshe Azman, figura preminente nel panorama rabbinico e politico ucraino, ha voluto ricordarlo con parole toccanti dal proprio profilo Facebook: “Si dice che sia stato uno di quelli che non hanno cercato facili vie d’uscita. Possa l’Onnipotente ricevere la sua anima! Lasciate che i bambini crescano con orgoglio per il loro padre!”.

Yakov Sinyakov, responsabile per i soldati ebrei presso la Federazione delle Comunità Ebraiche in Ucraina (FJCU), ha ricevuto conferma del decesso direttamente dall’esercito e si è adoperato per evitare l’autopsia e organizzare un funerale ebraico. Il Jerusalem Post riporta che Zurgazda è stato sepolto venerdì a Odessa, in una cerimonia guidata da Rav Wolf.

La morte di Zurgazda segue quella di altri due soldati ebrei. Il primo è Andrey (Vitaliovich) Korovetsky, insegnante per oltre vent’anni alla scuola Chabad di Zhytomyr, morto per un infarto durante un assalto russo alle trincee dove era in servizio. Era stato ferito in passato ma aveva scelto di tornare al fronte come operatore di droni. Secondo il Jerusalem Post, Rav Shlomo Wilhelm, rabbino di Zhytomyr e dell’Ucraina occidentale, lo ha ricordato come “un insegnante di informatica, un programmatore con una grande passione per questo campo. Era veramente dedito e impegnato nel lavoro educativo della scuola”.

Il secondo è Maksym Nelipa, 44 anni, giornalista e conduttore televisivo molto noto, ucciso nell’est del Paese. Ferito a gennaio 2025 a Dnipro e poi dimesso dall’ospedale, era tornato al fronte, dove aveva ricevuto la promozione a comandante di compagnia. Sempre secondo il Jerusalem Post, il figlio Artyom, oggi soldato della Brigata Golani in Tzahal, ha appreso della morte del padre mentre era di stanza a Gaza. La FJCU si è attivata per assicurare la sepoltura in un cimitero ebraico militare a Kyiv evitando la cremazione. Il Jerusalem Post riporta anche le parole di Rav Yonatan Markovitch, rabbino di Kyiv e cappellano del sistema carcerario ucraino, secondo cui, quando un soldato ebreo muore, si apre una corsa contro il tempo per garantire una sepoltura secondo la halakhah, evitando la cremazione, che resta la prassi standard per l’esercito ucraino.

Rav Meir Stambler, presidente della FJCU, ha dichiarato che la sua federazione assiste alle sepolture ebraiche insieme agli emissari Chabad di tutto il paese, sostiene anche finanziariamente le famiglie dei caduti e tiene preghiere e recitazioni di kaddish per le “anime degli eroi”.

Come ha ricordato Rav Wolf, “Ogni vittima è un altro promemoria del prezzo che paghiamo per la libertà e per il diritto di rimanere ebrei sul suolo ucraino”.