Riprendono le trattative per il libero scambio tra Israele e Cina dopo tre anni

Mondo

di David Fiorentini
Ponte tra Oriente e Occidente, Israele ricopre un ruolo fondamentale nel commercio mondiale, aprendo i mercati europei e statunitensi ai Paesi del Golfo e intrattenendo rapporti multimilionari con l’Estremo Oriente. In questa ottica, dopo circa tre anni di silenzio, sono ripartite le trattative con la Cina per sancire un accordo di libero scambio tra i due paesi. Lanciate nel 2016, l’ultimo incontro risale al 2019, da allora i funzionari dei rispettivi ministeri degli affari esteri hanno avanzato nuove proposte per semplificare le procedure doganali velocizzando tempi di trasporto e riducendone i costi.

L’accordo potrebbe spalancare le porte alla tecnologia agricola israeliana, dato che alcune regioni cinesi sono state devastate dalla siccità e dalle ondate di calore. In cambio, le aziende automobilistiche cinesi potrebbero beneficiare di un abbattimento dei dazi sui veicoli esportati in Israele.

La Cina è il secondo partner commerciale di Israele dopo gli Stati Uniti, con un volume di scambi dal valore di 24,45 miliardi di dollari, in crescita dell’11,6% rispetto lo scorso anno. In particolare, Israele esporta in Cina 4,68 miliardi di dollari di beni.

Il primo accordo di libero scambio di Israele è stato firmato nel 1985 con gli Stati Uniti d’America. Da allora, Israele ha firmato 14 “free trade agreements” con 46 Paesi e blocchi economici come l’Unione Europea e il Mercosur. I più recenti sono quelli con la Corea del Sud nel 2021 con gli Emirati Arabi Uniti nel 2022.