di Davide Cucciati
La partnership strategica tra Baku e Gerusalemme, forgiata in anni di cooperazione energetica e militare, ha ormai un peso geopolitico cruciale. Per Israele, si tratta non solo di una fonte di approvvigionamento petrolifero – oltre il 40% del greggio israeliano proviene da lì-, ma anche di un potenziale avamposto d’intelligence in una regione chiave. Ma per la repubblica islamica di Iran è fonte di grande preoccupazione.
Il viaggio di ritorno del ministro israeliano dell’Aliah e integrazione Ofir Sofer non è stato solo un’odissea diplomatica. È diventato, in controluce, il simbolo della fragilità dell’equilibrio geopolitico che lega Israele al Caucaso.
Tra il 14 e il 17 giugno 2025, Sofer è rientrato in Israele via mare dopo essere stato evacuato dall’Azerbaijan. La sua missione a Baku, iniziata solo poche ore prima, aveva come obiettivo la partecipazione a un seminario per giovani ebrei organizzato insieme all’Agenzia Ebraica. Venerdì 13 giugno, mentre si trovava ancora in hotel nella capitale azera, Israele ha dato inizio all’“Operazione Rising Lion”: un attacco aereo su vasta scala contro decine di obiettivi militari e nucleari iraniani. I timori per una rappresaglia immediata contro funzionari israeliani all’estero hanno portato a un’evacuazione accelerata. Al volo verso Atene sono seguiti lo spostamento a Cipro, il rientro in nave e infine l’attesa a largo per un attacco missilistico su Haifa.
L’Azerbaijan condivide 680 chilometri di confine con l’Iran. Non è un dettaglio. La partnership strategica tra Baku e Gerusalemme, forgiata in anni di cooperazione energetica e militare, ha ormai un peso geopolitico cruciale. Per Israele, si tratta non solo di una fonte di approvvigionamento petrolifero – oltre il 40% del greggio israeliano proviene da lì-, ma anche di un potenziale avamposto d’intelligence in una regione chiave.
- Leggi anche: Ebrei in Azerbaigian: un felice caso di integrazione in un paese (teoricamente) musulmano
Le preoccupazioni dell’Iran
L’apertura dell’ambasciata azera a Tel Aviv, avvenuta nel marzo 2023, ha rappresentato il culmine di questo rapporto. Per Teheran, si è trattato di una provocazione. La Repubblica Islamica osserva con crescente preoccupazione i legami tra i due Paesi e teme che Baku possa fungere da piattaforma logistica o informativa per operazioni contro obiettivi iraniani.
La tensione si è riflessa perfino in un contesto insospettabile: l’Eurovision Song Contest. Il Jerusalem Post, il 22 maggio 2025, ha riportato che l’agenzia iraniana Fars News, vicina ai Pasdaran, ha lanciato un duro attacco propagandistico contro Azerbaijan e Israele. Il motivo? La cantante israeliana sarebbe di origine azera (ma quest’affermazione non risulta confermata da altre fonti), mentre il rappresentante dell’Azerbaijan era ebreo. “Non una nazione in due Stati, ma due nazioni in uno Stato – lo Stato che divide il mondo islamico”, scriveva l’editoriale di Fars News. L’Iran ha visto in quella partecipazione incrociata la prova definitiva dell’“alleanza segreta e vergognosa” tra i due Paesi e una minaccia diretta all’unità islamica. Israele ha accolto con favore il voto massimo (12 punti) ricevuto da Baku. Il ministro della Difesa Israel Katz ha ringraziato pubblicamente l’Azerbaigian per il gesto e per il sostegno fornito dopo l’attacco del 7 ottobre. In quello stesso contesto, ha ricordato anche il ruolo azero nella mediazione tra Israele e Turchia.
Ma la tensione non si limita a scambi mediatici. Israel Hayom, il 18 maggio 2025, ha rivelato che mentre Israele e l’Azerbaigian rinsaldano la loro alleanza, le forze speciali azere e iraniane hanno condotto un’esercitazione congiunta (“Aras 2025”) nella regione del Karabakh. Secondo l’agenzia iraniana Tasnim, unità dei Pasdaran sono entrate in territorio azero attraversando il confine presso Bileh Savar (provincia di Ardabil), per partecipare a manovre che si sono protratte fino al 21 maggio. Si tratta della seconda esercitazione in due anni, ma questa volta si è svolta in un’area simbolicamente sensibile: il Karabakh, riconquistato da Baku nel 2023, ma storicamente legato all’alleanza tra Armenia e Iran. Il generale Vali Madani, comandante iraniano dell’operazione, ha dichiarato: “Questa esercitazione rappresenta un passo significativo per rafforzare la sicurezza lungo il nostro confine e affrontare potenziali minacce.” La vera minaccia, per Teheran, resta l’alleanza tra Israele e Azerbaijan, che non si limita ad armi e petrolio, ma include anche cooperazione diplomatica, rapporti religiosi e logistica strategica. In novembre, una delegazione militare azera aveva già visitato l’Iran per assistere all’esercitazione “Aras 2024”, segno che il doppio gioco tra Teheran e Baku è parte integrante del calcolo geopolitico.

Se le foto ufficiali ci mostrano ministri, ambasciatori e comunità in festa, c’è un’altra dimensione del rapporto tra Israele e Azerbaijan che sfugge alle inquadrature diplomatiche. È quella che riguarda l’intelligence, la logistica e le operazioni sul campo. In una guerra che ha ormai travalicato le soglie della clandestinità, l’Azerbaijan è diventato anche una delle piattaforme potenziali per la guerra segreta del Mossad contro l’Iran. Lo ha scritto con chiarezza Pietro Batacchi, direttore di Rivista Italiana Difesa, all’indomani dell’attacco israeliano: “Nei prossimi anni verranno scritti libri su libri. Il tema: la guerra segreta condotta dal Mossad contro l’Iran in questi anni; guerra che questa notte ha raggiunto il suo apice. Secondo le ricostruzioni, “le squadre del Mossad, e presumibilmente anche team di forze speciali infiltratisi da tempo (dal Kurdistan iracheno, piuttosto che dall’Azerbaijan), sono entrate in azione poco prima del lancio degli attacchi, muovendosi poi in perfetta sincronia con questi”. Il riferimento al territorio azero non è casuale. Da anni si ipotizza che l’intelligence israeliana abbia strutture logistiche, punti di appoggio e vie di fuga attive a nord del confine iraniano.
Per questo, la fuga di Sofer da Baku non è stata solo un fatto di cronaca, ma un simbolo di un’alleanza che, tra petrolio e operazioni segrete, ha ridisegnato la mappa del Medio Oriente.