L’Emiro del Qatar va a Gaza

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Domenica scorsa, dopo il blocco della Freedom Flotilla, Benjamin Netayahu aveva detto che chi voleva portare aiuti nella Striscia di Gaza, poteva utilizzare i valichi presenti nel territorio palestinese.

E così ha fatto l’Emiro del Qatar, Hamad bin Khalifa al Thani, che ieri, 22 ottobre è entrato a Gaza passando per il valico di Rafah per portare alla popolazione palestinese l’aiuto umanitario del suo paese: 250 milioni di dollari di investimenti. Ufficialmente infatti lo scopo della visita è stato quello di inaugurare la costruzione di un nuovo complesso edilizio di 1000 case, finanziato dal Qatar appunto, nel villaggio di Khan Younis, nel sud della Striscia. Di fatto però la visita ha avuto un valore simbolico e politico assai più rilevante di quello umanitario: ha interrotto infatti l’isolamento diplomatico di Gaza che era in corso dal 2007, ovvero dalla rottura di Hamas con Fatah.

L’emiro Hamad bin Khalifa al Thani è stato ricevuto dal leader di Hamas, Ismail Haniya che ha ringraziato l’emiro per aver avuto il coraggio di andare a Gaza e rompere “ufficialmente l’assedio politico ed economico imposto a Gaza da oltre cinque anni”. “Oggi a Gaza, domani nella Gerusalemme liberata” ha aggiunto il leader di Hamas.

Secondo Mouin Rabbani che insegna al Palestine Studies di Amman, in Giordania, la visita dell’emiro del Qatar  rientra nel quadro complesso delle lotte di potere regionali. Oggi il Qatar è impegnato in una lotta di influenza sulla regione in contrapposizione a Siria e Iran, ha ricordato Rabbani. “E in questa lotta, Hamas e la Palestina giocano un ruolo importante – specie dopo la rottura di Hamas con Damasco alla quale peraltro il Qatar ha contribuito”.

La scelta di visitare Gaza e non Ramallah, per certi aspetti rappresenta una sconfitta dell’Autorità palestinese di Abbas su Hamas: è stato come affermare che quell’unità nazionale della Palestina esiste e parte da Gaza (e che questa unità è la condizione per il progresso dei colloqui di pace con Israele).

Nel discorso tenuto all’università islamica di Gaza, lo sceicco Hamad bin Khalifa Al Thani ha esortato Hamas e Fatah, a mettere da parte le rivalità. “Perché restare divisi?” ha detto. “Non ci sono negoziati di pace, e non vi è una chiara strategia di resistenza e di liberazione. Perché dei fratelli non possono sedersi assieme e arrivare ad un accordo? ”

Il dato interessante in questa visita è che il Qatar è stato considerato finora un paese “amico” degli Stati Uniti e di Israele. Come ha ricordato Osama Hamdam, membro anziano di Hamas, ad Al-Jazeera, la visita dell’emiro a Gaza ha coinciso anche con l’anniversario del rilascio di Gilad Shalit –  un’operazione in cui il Qatar, ha detto Hamdam, “ha svolto un ruolo di mediazione rilevante”.  Anche perciò questa visita che segna ufficialmente l’uscita di Gaza (e di Hamas) dall’isolamento diplomatico, ha suscitato malumori ai vertici sia dell’Autorità palestinese che del governo di Israele.

Il portavoce del Ministero degli Esteri israeliano Yigal Palmor ha detto che l’emiro con questa visita ha scelto di sostenere una organizzazione terroristica che “rende miserabile la vita degli israeliani e dei palestinesi.” Palmor ha osservato anche che la decisione del Qatar di sostenere Hamas, significa “lanciare il processo di pace sotto un autobus.”

Il governo palestinese in Cisgiordania invece ha espresso profonde riserve sulla visita dell’emiro. Mahmoud Abbas infatti, se da un lato ha accolto con favore gli aiuti favore della popolazione di Gaza, dall’altro ha sottolineato che egli è il leader dei palestinesi, e l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale.

Intanto, mentre a Gaza avviene lo storico incontro, sulle località israeliane al confine con la Striscia piovono i soliti razzi: una trentina solo questa mattina