La FIFA cancella la Coppa del mondo Under-20 in Indonesia per le proteste contro la partecipazione d’Israele

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di Pietro Baragiola
Appena 8 settimane prima dell’inizio del Campionato mondiale di calcio Under-20 2023, la federazione internazionale calcistica (FIFA) ha deciso di togliere all’Indonesia i diritti di ospitare il torneo. Questa decisione improvvisa è stata presa in risposta alle continue proteste che avevano preso luogo in questi giorni in Indonesia per cancellare la partecipazione della nazionale di calcio israeliana.

L’Indonesia, con i suoi 277 milioni di abitanti, è il paese con la più grande maggioranza islamica del mondo e i mussulmani costituiscono l’87% della sua popolazione, da sempre contraria a costruire una relazione diplomatica con Israele.

Ciononostante, quando questi continui contrasti hanno spinto la FIFA a prendere la decisione iniziale di cancellare i sorteggi delle squadre partecipanti previsti per venerdì 31 marzo sull’isola di Bali, diversi rappresentanti dell’associazione calcistica indonesiana PSSI (Pesatuan Sepakbola Seluruh Indonesia) hanno tentato disperatamente di trovare una soluzione diplomatica a questa situazione, ben sapendo che un loro eventuale fallimento avrebbe potuto portare all’esclusione dell’Indonesia da tutti gli eventi sportivi futuri organizzati dalla FIFA.

FIFA 2023

Inizialmente prevista per il 2021, la 23° edizione del Campionato mondiale di calcio Under-20 organizzato dalla FIFA era stata rinviata al 2023 a causa della pandemia del COVID-19. Questa sarebbe stata la prima edizione ospitata dall’Indonesia che avrebbe registrato la sua seconda ufficiale partecipazione a questo campionato biennale dopo la sua fondazione nel 1977.

Il 2023, dunque, si era presentato come un’ottima occasione di crescita per l’Indonesia sia dal punto di vista sportivo che economico. Secondo le previsioni confermate dal magazine online The Algemeiner, la FIFA avrebbe dovuto rivelare il 31 marzo sull’isola di Bali le 24 nazioni partecipanti al campionato che avrebbe avuto luogo tra il 20 maggio e l’11 giugno, spostandosi attraverso 6 città indonesiane. Domenica 26 marzo però, a soli 4 giorni dalla data stabilita, la FIFA ha ufficialmente cancellato il sorteggio delle squadre senza annunciare una data sostitutiva.

L’associazione PSSI ha provato a far luce sull’accaduto e, nonostante non abbia ricevuto una motivazione ufficiale dalla FIFA sul perché di questo gesto, crede tutt’ora fermamente che la decisione sia dipesa dal fatto che il governatore di Bali, Wayan Koster, è riuscito a convincere il Ministero dello Sport e della Gioventù ad impedire alla nazionale israeliana di competere sulla sua isola.

Per tragica ironia, questa sarebbe stata la prima edizione del Campionato mondiale di calcio Under-20 in cui Israele è riuscita ad essere ammessa. Incurante di ciò, il governatore Koster ha spiegato che le sue azioni devono essere considerate una conferma della posizione del governo indonesiano a favore della causa palestinese.

Indonesia contro Israele

Questa non è la prima volta che il governo indonesiano mostra la propria opposizione nei confronti di Israele sul campo sportivo internazionale. L’Indonesia è stata una dei tre paesi con maggioranza mussulmana ad aver abbandonato le qualificatorie della Coppa del mondo del 1958 per evitare di giocare contro Israele che, come risultato, ha vinto i round di qualificazione dell’area Asia-Africa senza nemmeno scendere in campo. Inoltre, nel 1962, durante la quarta edizione dei Giochi Asiatici, l’evento sportivo quadriennale tra i migliori atleti del continente asiatico, Israele fu costretta a ritirarsi dalla competizione dopo che l’Indonesia, scelta come paese ospitante, si è rifiutata di permettere ai giocatori israeliani i visti di viaggio.

Questi conflitti sono degenerati con il passare degli anni fino a culminare la scorsa settimana quando centinaia di persone sono scese in piazza nella capitale indonesiana di Jakarta per protestare contro la partecipazione di Israele alla Coppa del mondo Under-20, agitando bandiere palestinesi, indonesiane e striscioni con le scritte “Palestina libera” e “Israele è il nemico dell’Islam”. Tra la folla sbracciante echeggiavano grida violente come “Israele, vattene dalla Coppa del mondo” e cori che cantavano “Allahu Akbar”. Una delle organizzazioni responsabili della protesta è stata la PA 212 che da sempre cerca di aumentare i suoi seguaci diffondendo il clima di terrore secondo il quale l’esercito israeliano sarebbe responsabile di atti di indicibile crudeltà in Palestina contro civili, madri e bambini.

Salvare il calcio indonesiano

Arya Sinulingga, membro del comitato esecutivo del PSSI, teme che l’Indonesia subirà pesanti sanzioni disciplinari dato che le autorità indonesiane, tra cui il governatore Koster, avevano aderito ai requisiti di partecipazione della FIFA molto prima che il paese venisse scelto per ospitarne il campionato.

“Noi del PSSI stiamo cercando di salvare il football indonesiano” dichiara Sinulingga, spiegando che la FIFA potrebbe arrivare ad isolare il calcio indonesiano dal resto del mondo.

Per risolvere il prima possibile questa situazione il presidente del PSSI, Erick Thohirwill, ha tentato di negoziare con il Ministero degli Affari Esteri indonesiano e con il Ministero dello Sport e della Gioventù, in modo da trovare una soluzione che separasse una volta per tutte lo sport dalla politica. Già in passato il governo indonesiano aveva provato a prendere il controllo della federazione calcistica locale e questo era costato al paese l’esclusione da tutte le partite organizzate dalla FIFA tra il 2015 e il 2016. Anche quando l’Indonesia si era rifiutata di fornire alla squadra israeliana i visti necessari durante la quarta edizione dei Giochi Asiatici del 1962, il paese è andato incontro a pesanti ripercussioni venendo escluso dalle Olimpiadi di Tokyo del 1964.

Dopo la conferma ufficiale da parte della FIFA di rimuovere all’Indonesia i diritti di ospitare il Campionato del mondo, la squadra nazionale indonesiana ora rischia di essere esclusa da tutti gli eventi calcistici futuri, non riuscendo così a qualificarsi alla Coppa del mondo del 2026 e subendo perdite economiche pari a triliardi di rupie.

Secondo Thohirwill, infatti, sarebbero più di 500.000 i cittadini indonesiani (giocatori, coach, arbitri e membri di associazioni sportive) a trovarsi senza lavoro se l’industria del calcio in Indonesia dovesse chiudersi definitivamente.

“Stiamo facendo il possibile per trovare una soluzione e salvare il calcio indonesiano che tutti noi amiamo” conclude Arya Sinulingga, ma potrebbe essere troppo tardi.