Israele contro Gaza, in Germania esplode l’antisemitismo. Il Ministro della Giustizia chiede “massima protezione” per i siti ebraici  

Mondo

di Roberto Zadik  

Clima davvero incandescente in Germania, in questi giorni: in seguito agli scontri fra Israele e milizie di Hamas, si stanno verificando preoccupanti episodi di antisemitismo.  Stando al sito Ynetnews e al sito del mass media tedesco www.dw.com   in ben tre importanti città tedesche, Bonn, Dusseldorf e Munster, martedì 11 maggio i manifestanti propal hanno marciato verso le sinagoghe e hanno bruciato bandiere israeliane. Le autorità tedesche hanno prontamente condannato l’accaduto e sono state fermate dalla polizia alcune persone. A Bonn, nei giorni scorsi,  la polizia ha arrestato tre ventenni, denunciati per aver lanciato pietre contro i vetri di una sinagoga locale, dando fuoco a diversi vessilli con la stella di David. Lo  stesso è accaduto a Munster dove sono state fermate 13 persone. Secondo il sito dw.com si tratterebbe di “alcuni adolescenti intorno ai 15 anni” che sarebbero stati visti dalle forze dell’ordine locali mentre gridando davano fuoco a una bandiera israeliana.  Preoccupato per l’accaduto il politico tedesco Armin Laschet a capo della regione  della Renania- Vestfalia, luogo in cui si sono verificati questi fenomeni; ha annunciato che la polizia dovrebbe aumentare la sorveglianza riguardo ai siti ebraici. “Non tollereremo più atti di antisemitismo” ha affermato fermamente il candidato del partito conservatore, la CDU di Angela Merkel, in corsa alle prossime elezioni che si terranno a settembre.

Sempre in tema di antisemitismo, a Dusseldorf alcuni assalitori hanno dato fuoco a un bidone della spazzatura vicino alla lapide che commemora la distruzione della Grande Sinagoga durante la Notte dei Cristalli del 1938. “Questo odio antisemita è una vera disgrazia – ha evidenziato il Ministro della Giustizia tedesco Christine Lambrecht – i luoghi ebraici andrebbero sorvegliati maggiormente”. Ma quali sono state le reazioni delle istituzioni tedesche, dalla politica ai rabbini, in seguito a questi episodi? A questo proposito il sito dell’autorevole media dw.com ha riportato i messaggi di indignazione da parte di varie personalità. Fra queste il Presidente del Consiglio Centrale degli ebrei in Germania Josef Schuster che a Francoforte, durante un incontro, si è definito “inorridito” augurandosi che “vi sia solidarietà da parte della popolazione tedesca con Israele e la Comunità ebraica”.

Riscontrando l’oggettivo aumento dei crimini antisemiti nel Paese, cresciuti del 13 per cento con ben duemila episodi solamente nel 2020, Schuster ha invocato una maggiore protezione da parte della sicurezza. Anche i vertici religiosi si sono pronunciati sull’accaduto e la Conferenza Rabbinica Ortodossa di Germania (ORD) ha detto “si può dissentire dalla politica israeliana ma gli ebrei che vivono in Germania e in Europa sono gli obiettivi sbagliati verso i quali dirigere qualsiasi critica verso Israele”.

Ma cosa ne pensa il mondo politico tedesco? Riguardo a questo, il sito ha riportato il parere pessimistico di Felix Klein Commissario per l’antisemitismo tedesco, che ha sottolineato con preoccupazione che “se le tensioni in Israele continueranno, mi aspetto nuovi crimini contro gli ebrei. Per questo la politica e la giustizia devono agire, non possiamo più accettare questa situazione”. Condanne anche dal Ministro degli Interni Federale Horst Seehofer dell’Unione Sociale Cristiana (CSU) e dalla Cancelliera Angela Merkel a capo dell’Unione dei Cristiani Democratici (CDU) che hanno espresso la loro indignazione “Non tollereremo più questo antisemitismo che contrasta qualsiasi valore costituzionale. Gli ebrei non devono essere costretti ad avere paura nel nostro Paese”. In conclusione a Berlino il Parlamentare Stefan Muller ha  invocato pene più severe per gli atti di antisemitismo, invitando la giustizia a infliggere “a chiunque bruci la bandiera israeliana davanti a una sinagoga, non solo l’umiliazione per il suo odio cieco, ma anche una sentenza di condanna a due anni di reclusione”.