In Bahrein la prima ambasciatrice ebrea

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Si chiama Huda Nunu.

Da Manama, capitale del Bahrein, arriva la notizia che a capo della missione diplomatica a Washington è stata nominata una donna, e per di più ebrea, ed è una novità assoluta per uno Stato arabo.

Il piccolo emirato sul Golfo Persico, un arcipelago di 33 isole, collegato alle coste dell’Arabia da un ponte-diga di 25 km, è retto da una dinastia sunnita, e con la nuova costituzione (2002) sono state ripristinate alcune libertà personali ed è stato riconosciuto il diritto di voto attivo e passivo alle donne. Vi vivono appena 37 ebrei, su oltre 700.000 abitanti, in larga percentuale stranieri non arabi.

La donna, che era già stata eletta alla Shura (assemblea consultiva) nel 2006, si chiama Huda Nunu. Suo nonno, Ibrahim Nunu, era stato rappresentante della comunità ebraica nel consiglio municipale del Bahrein costituito dalle autorità britanniche nel 1919: di esso facevano parte tutte le comunità religiose ed etniche.

Un funzionario ha detto che l’incarico conferito a Nunu da parte dell’Emiro Hamad non è una trovata propagandistica, ma rispecchia il clima di tolleranza verso le minoranze che si respira in Bahrein.

L’emirato, fedele alleato degli Stati Uniti, ospita la Quinta flotta ed è l’unico Stato arabo del Golfo dove vive una comunità ebraica. Naturalmente all’inizio del 20° secolo, in quello che allora era un protettorato inglese, gli ebrei erano molto più numerosi, ma il loro numero si è ridotto considerevolmente dopo la creazione dello Stato di Israele.

Nunu è la terza donna del Bahrein a capo di una missione diplomatica, dopo un’ambasciatrice in Francia e un’altra inviata recentemente in Cina.