I missili iraniani tengono il mondo col fiato sospeso

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Da domenica 1 gennaio l’Iran sta testando missili a media e lunga gittata nello stretto di Hormuz – lo stesso che settimana scorsa il governo di Teheran minacciava di chiudere al passaggio delle navi petrolifere e che provocò l’immediata reazione degli americani.

I missili  Qader, Nour e Nasr lanciati ieri possono raggiungere obiettivi che vanno dai 30 ai 200 km (le navi americani della V Flotta nel mare del Baherein,  distano da Hormuz 225 km; Israele è a 1000 km).

Le esercitazioni, secondo quanto affermato dal capo della Marina Habibollah Sayyari servono “per far sapere a tutti che il potere di difesa e deterrenza dell’Iran in mare aperto e nello Stretto di Hormuz mira a proteggere i nostri confini, le nostre risorse e la nostra nazione”.  Sayyari ha anche precisato che al momento l’Iran non ha alcuna intenzione di chiudere subito lo Stretto: “L’ordine non è stato dato – ha detto – ma siamo pronti per vari scenari”. Voci provenienti dal Ministero degli Esteri, confermano che “l’ayatollah Ali Khamenei non avrebbe intenzione di ordinare la chiusura dello Stretto di Hormuz”.

La tensione comunque è altissima. In Israele, in via preventiva, si è deciso di sospendere l’attività dei reattori nucleari di Dimona e Nahal Sorek. La decisione è stata presa dalla Atomic Energy Commission israeliana (AICE) d’accordo con l’Home Front Command dell’IDF. Si tratta di una misura presa allo scopo di evitare danni ai reattori periferici in caso di attacco missilistico, dicono le fonti israeliane.

I sistemi di difesa multilivello, che dispongono di missili anti-missile calibrati per intercettare missili a varie altezze, con installazioni fortificate, dovrebbero essere sufficientemente efficace per minimizzare i danni in un attacco contro i reattori. Ma qualsiasi sistema di difesa può essere penetrato, dicono gli esperti. Per questo si è deciso di interrompere le attività di questi reattori la cui attività per fini di ricerca non necessariamente deve svolgersi 24 ore su 24.

L’IDF e l’AICE  (che dipende direttamente dal primo ministro), sono preparati a possibili tentativi di attacco dei reattori da parte dell’Iran, come della Siria, o degli Hezbollah in Libano o di Hamas e altre organizzazioni palestinesi nella Striscia di Gaza.

Dimona infatti si trova nel raggio d’azione dei missili-superficie posseduti da Iran, Siria e Hezbollah. Razzi lanciati da Gaza in direzione di Ashdod-Gedera potrebbero invece cadere all’interno del perimetro del reattore Nahal Sorek.