di Ilaria Myr
Sul Time il presidente dell’Anti Defamation League ha pubblicato un articolo pieno di dolore e accuse alla società americana per l’aumento dell’antisemitismo. E accusa: «Dove sono le voci di coloro che affermano di combattere l’odio in tutte le sue forme? Dove sono coloro che parlano contro altri bigottismi ma rimangono in silenzio quando gli ebrei sono presi di mira? Questo silenzio è assordante».
«I segnali d’allarme erano ovunque. Il potenziale di violenza era inequivocabile. Eppure, in qualche modo, due giovani innocenti sono morti». Inizia così l’articolo scritto da Jonathan Greenblatt, presidente dell’Anti Defamation League venerdì 23 maggio sul Time, dopo l‘uccisione di Yaron Lischinsky e Sarah Milgrim, una giovane coppia che lavorava all’ambasciata israeliana, uccisi mentre uscivano da un evento per giovani diplomatici organizzato dall’American Jewish Committee al Capital Jewish Museum mercoledì sera. Il colpevole, Elias Rodiguez, li ha uccisi al grido di “Palestina libera”.
«È un canto che abbiamo sentito più volte in America negli ultimi 18 mesi. Non solo in occasione di eventi politici, ma anche davanti a sinagoghe, scuole, ospedali e istituzioni culturali che hanno una sola cosa in comune: sono legate alla comunità ebraica – continua Greenblatt -. Non sorprende quindi che il sospetto fosse presumibilmente coinvolto in una serie di cause radicali; i ricercatori dell’Anti-Defamation League (ADL) hanno collegato Rodriguez, residente a Chicago, con un alto grado di certezza, a un manifesto con il titolo “Escalate For Gaza, Bring The War Home”. Questo conferma ciò che sospettavamo. Non si trattava di violenza casuale. Si trattava di antisemitismo mirato. Si è trattato di un attacco, non solo contro la comunità ebraica di Washington, ma contro tutti gli ebrei americani, anzi contro tutti gli americani. Ciò che è così esasperante e triste è che, per molti versi, era solo questione di tempo che si verificasse un episodio omicida come questo».
I dati parlano chiaro: nel 2024 l’ADL aveva registrato 9.354 incidenti antisemiti in tutti gli Stati Uniti, con un aumento del 5% rispetto al 2023, a sua volta un anno record. Questo include un aumento del 21% delle aggressioni violente. Ciò rappresenta un aumento dell’893% nell’ultimo decennio.
Ma l’omicidio dei due ragazzi a Washington è solo l’ultimo di una serie di gravi atti antisemiti. Dopo il primo Seder di Pesach la casa del governatore della Pennsylvania Josh Shapiro era stata incendiata mentre la sua famiglia dormiva da un uomo che aveva definito Shapiro un “mostro” e incolpandolo della morte dei palestinesi nella guerra tra Israele e Hamas. Il presunto colpevole avrebbe poi ammesso alle autorità di provare “odio” per Shapiro e che lo avrebbe attaccato con il suo martello se ne avesse avuto l’occasione.
Greenblatt ricorda che l’FBI ha arrestato Forrest Pemberton di Gainesville, in Florida, in seguito a un blocco del traffico durante il quale sarebbero state trovate diverse armi da fuoco nel suo veicolo rideshare. Secondo le autorità, l’uomo intendeva recarsi presso gli uffici dell’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC), un gruppo di difesa pro-Israele, nel sud della Florida, con l’intento di fare del male alle persone, forse con un attacco suicida. Non solo. Nella stessa settimana, gli agenti dell’FBI di Fairfax (Va) hanno arrestato un cittadino egiziano e studente della George Mason University, Abdullah Ezzeldin Taha Mohamed Hassan. Secondo la denuncia penale, Hassan gestiva diversi account pro-ISIS e Al Qaeda che promuovevano la violenza contro gli ebrei. Secondo quanto riferito, stava pianificando un attacco con vittime di massa al consolato israeliano di New York.
«Non passa giorno in cui non si assista a un atto terrificante. Bambini ebrei vittime di bullismo negli spazi pubblici. Studenti ebrei affrontati nei campus universitari. Ebrei molestati mentre si recano alla sinagoga. Aziende e case ebraiche vandalizzate con triangoli rossi, svastiche o slogan politici. O gli ebrei assaliti e derisi sui social media con fervore implacabile. Abbiamo una crisi di antisemitismo in questo Paese. Questo antico odio cova da entrambe le parti dello spettro politico. È incubato e cresciuto nei pozzi neri dei social media. È alimentato da persone che giustificano l’antisemitismo come semplice “antisionismo”, che liquidano la nostra indignazione come un tentativo di servire un’altra agenda e che si contorcono su se stessi rivendicando il diritto alla libertà di parola, anche quando questa parola sconfina nell’incitamento alla violenza, nell’antisemitismo e nelle molestie. E ha delle conseguenze. Quando la retorica antisemita viene normalizzata, tollerata o amplificata nel nostro discorso pubblico, si crea un ambiente in cui la violenza contro gli ebrei diventa non solo probabile ma inevitabile. Quando la società permette che le menzogne sullo Stato ebraico che commette un genocidio dilaghino, quando voci di spicco liquidano la retorica incitante come “gloria ai martiri” o “globalizzare l’Intifada” come libera espressione giovanile, e quando l’opinione pubblica confonde in qualche modo l’essere anti-Hamas con l’essere anti-palestinese, questo ha delle conseguenze».
Anche le piattaforme dei social media meritano un maggiore controllo, precisa Greenblatt. All’indomani del tentato pogrom contro i tifosi sportivi ebrei ad Amsterdam, lo scorso novembre, Hasan Piker, uno degli streamer più seguiti su Twitch, ha passato ore a minimizzare l’attacco. All’inizio del mese, il rapper Kanye ‘Ye’ West ha trasmesso in streaming una nuova canzone intitolata “Heil Hitler” e l’ha promossa su X, dove ha accumulato milioni di visualizzazioni.
Da qui l’appello accorato di Greenblatt. «In tempi come questi, abbiamo bisogno di alleati che stiano dalla parte della comunità ebraica. Dove sono le voci di coloro che affermano di combattere l’odio in tutte le sue forme? Dove sono coloro che parlano contro altri bigottismi ma rimangono in silenzio quando gli ebrei sono presi di mira? Questo silenzio è assordante. Smettete di scusarlo. Smettete di voltarvi dall’altra parte. Questo attacco deve servire da campanello d’allarme per la nostra nazione per affrontare una volta per tutte questa marea crescente di odio. (…) Il momento di agire è adesso. La posta in gioco non potrebbe essere più alta».