Gli ebrei d’Egitto a congresso a Haifa

Mondo

Con un misto di sorpresa e di piacere ho partecipato al Congresso degli Ebrei d’Egitto (WCJE), che si è tenuto a Haifa, dal 2 al 6 luglio, patrocinato dall’Union des Juifs d’Egypte, con sede a Tel Aviv, e in collaborazione con l’Università di Haifa. Sorpresa per l’altissimo numero di presenti, provenienti da tutti i continenti, piacere per aver potuto prendere contatto con il mondo in cui i miei genitori avevano vissuto la loro giovinezza, ritrovandovi gli echi dei loro racconti, dei nomi che sentivo pronunciare a casa, delle località fantastiche evocate.
Un programma molto fitto, con oratori di prestigio internazionale, il cui filo conduttore era da una parte raccontare la storia di quella comunità, attraverso la produzione letteraria, la stampa, il cinema, la lingua, le sue istituzioni, dall’altra ripercorrere a ritroso, fino al Medioevo, le tappe della sua presenza in quello che, nella memoria collettiva condivisa, rimane un Egyptus felix , almeno fino agli inizi degli anni ’50.
Proprio il tema del rapporto con l’Egitto di oggi ha costituito un momento importante di riflessione. Pur nel contesto della pace fredda nelle relazioni israelo-egiziane, il ricordo dell’esperienza di buon vicinato tra arabi e ebrei in Egitto è stato evocato come la possibilità di una futura pacifica convivenza.
Nei loro discorsi alla serata di gala, sia il vice-ambasciatore d’Egitto in Israele sia il sindaco di Haifa hanno sottolineato il ruolo che gli ebrei d’Egitto possono svolgere nella promozione di questi valori. In particolare, il sindaco, Yona Yahav, ha indicato Haifa come modello di coesistenza tra arabi e ebrei.

Il Congresso si è chiuso con una risoluzione in cui, tra l’altro, viene annunciata la nascita di un Comitato Internazionale, con sede a Haifa, indicata come Città della Pace, con l’obiettivo di salvaguardare e implementare il patrimonio culturale degli Ebrei d’Egitto e, nello stesso tempo, di offrire al Governo israeliano la propria collaborazione nella promozione della pace con i paesi vicini. Inoltre viene rivolta alle autorità egiziane la richiesta di favorire la cooperazione, a livello accademico, per una effettiva valorizzazione del patrimonio ebraico in Egitto, con l’istituzione di un Museo Ebraico nei locali della vecchia sinagoga “Shaar Hashamaim” del Cairo.

Un ritorno alle origini il mio, che non poteva che realizzarsi qui, in Israele, terra della multiculturalità reale. Che la Comunità ebraica d’Egitto fosse ricca di storia e di cultura lo sapevo da mio padre, giornalista e scrittore, espulso per “attività sioniste” nel lontano 1949. Ma la sua volontà di favorire la nostra piena integrazione in Italia, dove il multiculturalismo è tuttora una nozione incerta, ha impedito a mia sorella e me di cogliere tutta la ricchezza di quella radice. Su un unico punto non ha ceduto, imponendoci il francese come lingua famigliare. Oggi gliene sono grata, perché il bilinguismo è parte di quella ricchezza.

Siti di riferimento: www.jewsofegypt.net
www.nebidaniel.org

P.S. Mentre scrivo queste note, Haifa, Città della Pace, con altre località israeliane, vive sotto l’incubo dei missili degli Hetzbollah, che hanno provocato già molti morti. È davvero destino che ogni qualvolta si sentono voci di pace, esse siano vanificate dagli estremisti, ostili a ogni possibile soluzione di compromesso?