Fake News ritrattata: i media internazionali smentiscono la notizia dell’attacco israeliano al centro di aiuti di Rafah

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di Pietro Baragiola
Martedì 3 giugno, la Gaza Humanitarian Foundation (GHF) ha diffuso immagini delle telecamere di sicurezza provenienti dal sito del presunto incidente, mostrando che non si è verificato alcun attacco di questo tipo e smentendo tutte le accuse. Tuttavia, la fake news era già stata condivisa da molti media internazionali che l’hanno diffusa senza prima effettuare alcuna verifica, scatenando così numerose critiche nei confronti di Israele.

Negli ultimi giorni diverse fonti palestinesi, tra cui Al Jazeera, hanno riferito che, nella mattina del 1° giugno un attacco israeliano presso un centro di distribuzione di aiuti umanitari nell’area di Tel al-Sultan, a Rafah, aveva causato almeno 30 morti e numerosi feriti civili.

L’esercito israeliano ha subito smentito qualsiasi coinvolgimento in questo evento, spiegando di non esserne a conoscenza e promettendo di indagare sul caso.

Martedì 3 giugno, la Gaza Humanitarian Foundation (GHF), il gruppo statunitense-israeliano che fornisce aiuti ai bisognosi palestinesi, ha diffuso immagini delle telecamere di sicurezza provenienti dal sito del presunto incidente, mostrando che non si è verificato alcun attacco di questo tipo e smentendo tutte le accuse.

Tuttavia, la fake news era già stata condivisa da molti media internazionali che l’hanno diffusa senza prima effettuare alcuna verifica, scatenando così numerose critiche nei confronti di Israele.

La diffusione della fake news

Secondo quanto erroneamente affermato dai media in quello che hanno più volte chiamato “il massacro del centro di assistenza”, le truppe dell’IDF avrebbero crudelmente aperto il fuoco sui civili palestinesi in fila per i pasti.

Nelle ore successive numerosi personaggi pubblici hanno condiviso la notizia sui propri social media, arrivando a paragonare Israele al Terzo Reich e gli affamati palestinesi agli ebrei che venivano fatti salire sui treni con la promessa di salvarsi.

“L’esercito israeliano ha massacrato i palestinesi in fila per il cibo. Questa è la prova che l’iniziativa di aiuto di Israele è in realtà solo un’altra fase del suo genocidio contro il popolo palestinese” ha affermato l’influencer britannico Owen Jones ai suoi milioni di follower su X.

Anche le ONG, tra cui la sezione mediorientale di Amnesty International, si sono unite nel diffondere la fake news, manipolate dai discorsi del capo dell’UNRWA Philippe Lazzarini che ha definito la distribuzione degli aiuti israeliani ‘una trappola mortale’.

Nonostante la notizia sia stata rettificata appena due giorni dopo, in pochi hanno ammesso il proprio errore.

Tra questi, il Washington Post ha pubblicato su X delle scuse parziali per aver diffuso la notizia. Nel suo messaggio, il quotidiano americano afferma di aver rimosso l’articolo perché ‘non rispondeva agli standard di imparzialità del Post’, ammettendo di non aver dato sufficientemente importanza alle dichiarazioni di Israele e di aver invece dato ‘un’inappropriata certezza’ sul suo ruolo nell’attacco.

 

Il principale diffusore della fake news è stato il network britannico BBC che martedì ha fatto marcia indietro affermando di aver studiato il video e di averlo in ultima analisi giudicato ‘inesatto’, geolocalizzando la vicenda in una zona di Khan Younis a 4,5 km dal centro di distribuzione degli aiuti più vicino.

Queste scuse però non sono state accettate dalla Casa Bianca, la cui portavoce Karoline Leavitt ha rilasciato una conferenza stampa per fare chiarezza sulla questione, accusando i media di aver dato troppo credito ad Hamas senza prima svolgere le dovute verifiche.

 

Di seguito inseriamo una parte del discorso di Leavitt tradotto dall’inglese:

A differenza dei media, noi non prendiamo le parole di Hamas come verità assoluta. Ci piace approfondire quando loro parlano.

Non come la BBC che ha scritto diversi titoli accusatori contro Israele e poi…oh aspetta, hanno dovuto correggere e buttar giù l’intera storia dicendo che, rivedendo le immagini, non hanno trovato prova di nulla. Noi vogliamo approfondire i report prima di confermarli.

Suggerisco a quei giornalisti che hanno a cuore la verità dell’informazione, di ridurre la disinformazione che sta circolando in tutto il mondo su questo fronte.

La disinformazione della BBC

Dallo scoppio della guerra tra Israele e Hamas la BBC è stata oggetto di numerose critiche per la sua copertura mediatica del conflitto.

Una delle questioni più discusse è stata sicuramente la decisione di definire i seguaci di Hamas come “militanti” e non “terroristi” e di evitare di considerare il gruppo un’organizzazione terroristica.

Opponendosi a questa decisione, l’avvocato britannico Trevor Asserson ha pubblicato un rapporto nel settembre 2024 in cui dimostrava che, dall’inizio della guerra, la BBC aveva violato più di 1.500 volte le proprie linee guida editoriali, manifestando “una preoccupante parzialità” contro Israele e associando il suo esercito al genocidio 14 volte di più rispetto ad Hamas.

La disinformazione è continuata anche il mese scorso quando il programma Today ha ripetuto una dichiarazione del capo degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite Tom Fletcher secondo cui ‘in meno di 48 ore sarebbero morti 14.000 bambini a Gaza, senza ricevere alcun aiuto’.

Questa affermazione è stata ritrattata quando, nei giorni seguenti, è emerso che la stima di 14.000 vittime era basata su un rapporto dell’Integrated Food Security Phase Classification e si riferiva al numero di bambini che potrebbero soffrire di malnutrizione grave nel corso del prossimo anno.

Il più recente esempio di rettifica della BBC è avvenuto solo a febbraio quando il network è stato costretto a scusarsi dopo che il conduttore Nicky Shiller ha definito i tre ostaggi rilasciati quel giorno ‘prigionieri israeliani’.

Nella speranza di contrastare la crescente disinformazione l’esercito israeliano, nelle ultime ore, ha invitato i media internazionali a dare prova di cautela e verificare sempre le informazioni pubblicate da Hamas che ‘affama e mette in pericolo la popolazione palestinese per mantenere il controllo sulla Striscia di Gaza’.