di Pietro Baragiola
Il tribunale della Swansea Crown Court in Galles ha condannato a 8 anni e 1 mese di reclusione i 23enni Faiz Shah, Mohammad Comrie e il 20enne Elijah Ogunnubi-Sime per aver rapito e aggredito violentemente il compositore musicale israeliano Itay Kashti nell’estate del 2024. La sentenza è stata emessa venerdì 14 marzo, dal giudice Catherine Richards che, dopo un’attenta analisi del caso, ha dichiarato che sia il rapimento sia la successiva aggressione di Kashti sono stati “motivati da eventi che si stanno verificando in altre parti del mondo”, riferendosi in maniera poco velata alla guerra in Medio Oriente.
“Kashti era innocente e lo avete scelto come vittima solo per il suo retaggio ebraico” ha dichiarato Richards, leggendo la sentenza agli accusati. “Mi sembra che abbiate giustificato le vostre azioni contro di lui sulla base del suo background religioso, come se questo fosse una motivazione sufficiente per non meritare il rispetto dei suoi diritti umani, e lo trovo assolutamente ripugnante”.
Il rapimento
Il crimine è stato compiuto durante l’ultima settimana di agosto del 2024 quando Shah, Comrie e Ogunnubi-Sime hanno preso in affitto una casa nelle zone rurali del Galles e vi hanno invitato Kashti con il pretesto di far parte di una casa di produzione musicale che intendeva lanciare con lui un workshop di registrazione.
“Il crimine era stato accuratamente pianificato” ha spiegato il sergente Gareth Jones, ufficiale incaricato del caso, raccontando alla BBC che i rapitori si erano persino procurati alte dosi di chetamina per drogare la loro vittima e renderla più mansueta.
Il 26 agosto Kashti ha preso un taxi da Londra per raggiungere il luogo concordato e, subito dopo l’arrivo, lui e il tassista sono stati aggrediti dai tre uomini. L’autista è stato colpito al volto ma è riuscito a fuggire, mentre il compositore israeliano è stato ammanettato e picchiato con ulteriore brutalità.

“È stato il mio personale 7 ottobre – ha spiegato Kashti alla corte. – Sono stato preso a calci in testa, costretto a sdraiarmi sul pavimento e ammanettato ad un termosifone. Sono stato minacciato più volte e mi è stato detto che se avessi provato a scappare sarei stato ucciso”.
Fortunatamente il compositore è riuscito a liberarsi dalle manette, dopodiché ha trovato il suo cellulare ed è corso a nascondersi nei cespugli vicini per chiamare la moglie e la polizia.
Gli agenti sono intervenuti subito e, grazie ad una perlustrazione dell’intera area in elicottero, sono riusciti ad individuare i tre rapitori e a completare l’arresto.
Secondo quanto raccontato dalla BBC, al momento del ritrovamento Kashti aveva le palpebre gonfie e contuse, il naso rotto, diverse contusioni alla schiena e agli arti e un taglio al cuoio capelluto.
“Non posso negare il devastante impatto che questo attacco brutale e del tutto immotivato ha avuto sulla mia vita – ha affermato Kashti. – Le mie ferite fisiche sono durate per settimane e ho sofferto di una grande forma d’ansia, cosa che non avevo mai provato prima”.
Il Community Security Trust (CST), l’ente di beneficenza senza scopo di lucro che guida la comunità ebraica britannica in materia di sicurezza, ha seguito a stretto contatto la lenta ripresa di Kashti dopo l’aggressione, fornendogli supporto psicologico ed emotivo.
“La vittima ha subito un terribile calvario e speriamo che questa sentenza gli dia un senso di giustizia” ha dichiarato il portavoce della CST su un post pubblicato sull’account X dell’organizzazione, applaudendo il verdetto del giudice. “Questo è l’aspetto della ‘globalizzazione dell’Intifada’: ebrei che subiscono violenze motivate dall’odio religioso. Siamo grati alla polizia del Galles e al tribunale per aver preso una posizione netta contro questi soprusi”.
Shah e Comrie sono stati entrambi rinchiusi in carcere mentre Ogunnubi-Sime, per via dell’età, è stato mandato in un Istituto specializzato al trattamento di giovani criminali.