di Nathan Greppi
Un recente studio dell’Istituto per gli Studi sulla Sicurezza Nazionale (ISSN) di Tel Aviv, pubblicato domenica 7 gennaio, ha rivelato che l’anno 2017 detiene un triste record: il maggior numero di sempre di attentati suicidi perpetrati da donne.
Secondo il Times of Israel, nel 2017 sono avvenuti 348 attacchi suicidi in oltre 23 paesi, eseguiti da 623 terroristi; di questi, 137 sono donne o ragazze, che hanno perpetrato 61 attentati in 6 paesi, contro le 77 donne dell’anno precedente e le 118 dell’anno prima ancora. Delle 137 terroriste, il 92% erano legate al gruppo jihadista africano Boko Haram, attivo soprattutto in Nigeria, Ciad, Camerun e Niger.
Secondo un rapporto dell’UNICEF, pubblicato nell’aprile 2017, il gruppo si serve di donne giovani e ragazze perché hanno meno probabilità di destare sospetti e attirare l’attenzione, rendendole capaci di entrare facilmente in luoghi affollati per poi detonare la bomba. “Non è chiaro se alcune di queste ragazze siano anche solo consapevoli di ciò che gli si chiede di fare,” dice il rapporto, asserendo che molte di loro potrebbero aver subito un lavaggio del cervello o siano state costrette in altro modo.
L’UNICEF ha documentato un caso in cui Amina, un’adolescente del Ciad, era stata drogata affinché si facesse esplodere con altre 3 ragazze. Per anni, infatti, Boko Haram ha rapito numerose bambine e ragazze in Nigeria, molte delle quali, pur avendo solo 12-13 anni, vengono date in spose e violentate.
Attentati in calo
Lo studio è stato scritto dai ricercatori Aviad Mendelboim e Yoram Schweitzer, che si sono serviti di due fonti differenti per raccogliere i dati. Essi dimostrano che i 348 attentati dell’ultimo anno rappresentano un netto calo rispetto ai 469 del 2016 e ai 452 del 2015. “Questo è il più basso numero di attentati suicidi dal 2013. Approssimativamente 4.310 persone sono morte e altre 6.700 sono rimaste ferite in attentati suicidi l’anno scorso,” scrivono sul rapporto.
“Nonostante il declino nell’ampiezza del fenomeno in relazione all’anno precedente, il terrorismo suicida è servito come arma per forze paramilitari nelle loro operazioni contro eserciti statali, soprattutto ma non solo dai combattenti dello Stato Islamico,” hanno scritto i ricercatori.
Lo studio ipotizza che il calo sia dovuto, almeno in parte, alla scofitta dell’ISIS: “Con le sconfitte militari subite dallo Stato Islamico in Iraq e in Siria e la perdita della base territoriale del califfato, sembra che dobbiamo aspettarci, nell’anno a venire, un ulteriore declino nel numero di attentatori suicidi che potranno essere dispiegati sul campo.”
Ma i numeri riportati potrebbero essere inferiori a quelli reali: gli stessi Mendelboim e Schweitzer ammettono che hanno avuto difficoltà nel verificare il numero di attentati avvenuti in Iraq e in Siria, due aree di guerra perenne. I due hanno spiegato però che circa due terzi degli attentati sono stati perpetrati dall’ISIS o da altre organizzazioni legate ad esso, come Boko Haram nell’Africa occidentale. Un altro quarto è opera di Al Qaeda, portando la loro somma a circa il 90% di tutti gli attentati suicidi. “Nessuno ha rivendicato il resto degli attacchi suicidi avvenuti quest’anno, ed è possibile che alcuni siano anch’essi legati a questa corrente ideologica, a parte due attacchi suicidi perpetrati dai ribelli Houthi in Yemen e dal PKK curdo in Turchia,” afferma lo studio dell’ISSN.
Circa due terzi di tutti gli attentati del 2017 sono avvenuti in soli quattro paesi: 67 in Afghanistan, 64 in Iraq, 57 in Nigeria e 40 in Siria.
Nello stesso anno, non c’è stato alcun attentato suicida in Israele o in Cisgiordania, sebbene Nadav Argaman, capo dello Shin Bet, a dicembre ha dichiarato alla Knesset che ne sono stati sventati 13 in tutto il 2017. Inoltre, sempre a dicembre un uomo di Ramallah ha pugnalato alla schiena un ufficiale della polizia di frontiera, e il terrorista indossava quella che sembrava una cintura esplosiva, rivelatasi poi un bluff. In più, ad agosto un altro uomo si è fatto esplodere a Gaza.
“Per la prima volta, la Striscia di Gaza è stata teatro di un attacco suicida contro dei non-israeliani, quando un attivista del movimento jihadista dei Salafiti ha attivato una cintura esplosiva contro le truppe di Hamas che hanno cercato di arrestarlo alla frontiera di Rafah,” ha spiegato il rapporto.
(Foto: Ansa, fonte TgCom24)