Aperta inchiesta contro l’Università di Berkeley, per discriminazione a danno degli studenti “sionisti”

Mondo

di Michael Soncin
L’antisemitismo ha preso ormai forma nei campus universitari degli Stati Uniti, discriminando gli studenti attraverso il già conosciuto antisionismo, una fetta avvelenata, che si aggiunge alle altre forme di odio verso gli ebrei.

Alla luce di questi gravissimi episodi a sfondo razzista, come riporta Algemeiner, è stata aperta un’inchiesta contro l’Università della California a Berkeley, per le discriminazioni nei confronti degli oratori sionisti, in seguito alla decisione avvenuta nel mese di agosto 2022, dove almeno 9 gruppi studenteschi, attraverso un regolamento, volevano escludere gli oratori sionisti dagli eventi organizzati all’interno dell’università.

Tale proposta è stata contestata dall’Ufficio per i Diritti Civili del Dipartimento dell’Istruzione degli Stati Uniti. Domenica scorsa gli avvocati Arsen Ostrovsky e Gabriel Groisman hanno presentato una denuncia al Governo federale. Nel dettaglio la querela chiede al dipartimento di competenza di indagare sull’università per la “profonda e radicata discriminazione antisemita”, che viola il Titolo VI della Legge sui Diritti Civili.

Chi ha perpetrato questo atto discriminatorio ha chiaramente voluto nascondere l’odio verso gli ebrei, volendo escludere solo i “sionisti”. Questo è quanto è stato riportato in un comunicato dai due avvocati, aggiungendo che: “Questo velo sottile è completamente trasparente, poiché il sionismo è un elemento integrale, indispensabile e centrale dell’identità ebraica“.

Inoltre, la denuncia chiede al Governo Federale di obbligare l’Università ad adottare la definizione di antisemitismo dell’IHRA, ‘International Holocaust Remembrance Alliance, istituendo anche un programma formativo che educhi all’antisemitismo, nuove varianti incluse.

“Per molti ebrei, il sionismo è una componente fondamentale della loro identità e del loro patrimonio etnico e ancestrale. Come istituzione educativa, ci auguriamo che i gruppi studenteschi che hanno sottoscritto la proposta “Nessun oratore sionista”, si impegnino nel dialogo su questi temi”. È quanto si legge da una dichiarazione di ottobre firmata da Erwin Chemerinsky, preside della Facoltà di Legge, assieme ad altri due docenti.

Secondo le fonti il preside non avrebbe adottato dei provvedimenti significativi in merito al divieto proposto, informando che “nessuno avrebbe escluso un oratore per il fatto di essere ebreo o di avere particolari opinioni su Israele”, ribadendo che se una cosa del genere dovesse mai accadere sarebbe “soggetta a sanzioni”.

Poco importa se la proposta sia o meno stata messa in pratica. Stando i fatti concreti, è già molto grave solo avere pensato ad una simile idea. La storia ci insegna già quanto le idee possano diventare pericolose. Questo fatto è un campanello d’allarme da non sottovalutare.