di Nina Deutsch
A Copenaghen, la scorsa settimana, una donna ebrea di 39 anni è stata vittima di un violento attacco antisemita nel quartiere di Christiania. Mentre a Bruxelles la senatrice belga Viviane Teitelbaum è stata aggredita perché indossava la spilla gialla per la liberazione degli ostaggi da Gaza.
Succede ancora. Ed è ancora più inquietante che accada proprio nei giorni a ridosso della Giornata internazionale della donna, un momento che dovrebbe essere dedicato alla lotta per i diritti, all’emancipazione, alla riflessione sulle discriminazioni che le donne subiscono ogni giorno. Ma invece, mentre il mondo parla di uguaglianza e libertà, nelle strade d’Europa si verificano episodi che spaventano e indignano. Episodi ancora più incresciosi che in alcuni casi denunciano una doppia discriminazione contro le donne in quanto donne e in quanto ebree.
L’attacco a Copenaghen
Come il caso di Copenaghen, la scorsa settimana, quando una donna ebrea di 39 anni è stata vittima di un violento attacco antisemita nel quartiere di Christiania. La prima a riportare la notizia è stata l’emittente danese BT.
Come riportano le cronache, tutto è iniziato quando la donna, in sella al suo motorino, attraversava le strade della capitale danese con una bandiera israeliana ben visibile. Si era fermata davanti a “Grøntsagen”, un piccolo negozio di frutta e verdura vicino al Café Nemoland, quando un uomo vestito di nero l’ha affrontata.
«Sei ebrea?» le ha chiesto. Lei ha risposto senza esitazione: «Sì».
«Ne sei orgogliosa?» ha incalzato lui, continuando a seguirla. La risposta della donna è stata altrettanto ferma: «Sì».
A quel punto, l’uomo le ha sputato addosso e l’ha insultata. La situazione è precipitata rapidamente. Mentre cercava di contattare la polizia, un secondo uomo si è avvicinato e le ha intimato di sbarazzarsi della «maledetta» bandiera israeliana (nella foto in alto, credit BT).
«Prima ancora che potessi ottenere risposte dalla polizia, un gruppo di uomini mi si è lanciato contro», racconta la donna. Uno di loro, con un aspetto che lei descrive come mediorientale, le ha urlato di togliere immediatamente la bandiera. Quando lei ha risposto che non riusciva a staccarla dalla schiena, hanno iniziato a strappargliela di dosso. Uno gridava: «Ci vuole un coltello per tagliarla!».
Intorno, almeno cinquanta persone osservavano la scena. Nessuno interveniva. «Quando ho urlato per chiedere aiuto, uno degli uomini ha sorriso con scherno e ha detto: “Qui nessuno ti aiuterà”. Poi mi ha afferrata per la gola e ha iniziato a strangolarmi con le mani», racconta la donna.
Uno degli aggressori le ha tirato la bandiera sulla testa che le ha offuscato la vista. «Continuavo a gridare aiuto, ma nessuno si è mosso. Mi hanno trascinata via dall’asfalto», ricorda ancora scioccata.
L’indignazione politica
L’attacco ha scatenato dure reazioni. Michael Bjorn, membro del Parlamento danese per il Partito Popolare Danese, ha commentato su X: «Una donna ebrea è stata brutalmente aggredita a Christiania da un gruppo di uomini di origine mediorientale. Sputata addosso, chiamata “assassina di bambini”, stretta per la gola e trascinata a terra mentre cinquanta persone guardavano e ridevano. Nessuno ha mosso un dito. È questa l’importazione di odio che vogliamo accettare in Danimarca?».
Anche Joanna Bywater della Liberal Alliance ha condannato l’accaduto: «Cara donna coraggiosa, hai fatto ciò che pochi osano, ma molti sognano: mostrare apertamente chi sei. Le conseguenze del tuo gesto sono semplicemente riprovevoli».
Un’aria pesante anche in Belgio
Ma la Danimarca non è l’unico Paese dove l’antisemitismo si è fatto sentire proprio nei giorni della Giornata internazionale della donna. Anche in Belgio si sono verificati episodi inquietanti. Già l’8 marzo dell’anno scorso, la senatrice belga Viviane Teitelbaum era stata aggredita mentre manifestava con un gruppo di donne contro il silenzio intorno agli attacchi del 7 ottobre.
«Eravamo un piccolo gruppo, ma siamo state violentemente urtate da uomini che gridavano in arabo “Questi sono sionisti, circondateli”» aveva raccontato su X. «Siamo riuscite a malapena a scappare».
Quest’anno, pare che Teitelbaum sia stata di nuovo aggredita. Il motivo? Indossava la famosa spilla gialla, simbolo legato alla liberazione degli ostaggi israeliani dopo il 7 ottobre.
Un appello alla giustizia
L’European Jewish Association ha definito l’attacco di Copenaghen «un orrore», chiedendo alle autorità danesi di assicurare i colpevoli alla giustizia. «Nessun ebreo, uomo o donna, dovrebbe avere paura di mostrare la propria identità nelle strade d’Europa» ha dichiarato in un post su Facebook.
Ma la paura è reale. E mentre ogni 8 marzo si parla di diritti e parità, ci sono donne che ancora devono lottare anche solo per il diritto di esistere senza paura.