di Ilaria Ester Ramazzotti
“Gli ebrei sono parassiti (parassiti pieni di soldi che comunque controllano il mondo) e i nazisti sono tipi simpatici che i ragazzi applaudono e con cui vogliono farsi una birra. Benvenuti al carnevale di Aalst nel 2020, in Belgio, il cuore dell’UE. Degenerati”. Lo ha postato su Twitter l’eurodeputato Raphael Glucksman lo scorso 23 febbraio, riferendosi alle sfilate di carnevale organizzate nella città belga a nord di Bruxelles, dove anche quest’anno si sono visti per le strade maschere e carri allegorici ispirati a iconografie di tipo antisemita. L’anno scorso era successa la stessa cosa, tanto che dopo un appello degli ebrei belgi, l’Unesco aveva tolto il patrocinio alla manifestazione.
Hanno sfilato caricature di ebrei ortodossi stereotipati, con la barba e il naso enorme che si strofinano le mani, slogan che asciavano intendere fossero dei ‘parassiti’, uomini vestiti da insetti con cappelli di pelliccia, ma anche false uniformi e caricature naziste. Ne ha parlato sempre su Twitter l’ambasciatore israeliano in Belgio Emmanuel Nahshon. “Ciò che chiediamo non è assolutamente il divieto del carnevale in quanto tale. Ciò che chiediamo è il divieto di tutti questi carri antisemiti che vanno al di là del buon gusto, che non hanno nulla a che fare con il senso dell’umorismo e che non onorano una democrazia esemplare come quella del Belgio”, ha detto il diplomatico all’emittente televisiva belga Rtbf.
Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz aveva a proposito fatto appello al Belgio il 20 febbraio sui social media affinché “condanni e vieti questa odiosa parata”, sottolineando che “il Belgio, come democrazia occidentale, dovrebbe vergognarsi di consentire una simile dimostrazione antisemita”. Ma l’annuale manifestazione carnevalesca si è svolta come da sua tradizione.
Il carnevale di Aalst è stato eliminato nel 2019 dalla lista dei patrimoni Unesco dell’umanità proprio per le ricorrenti maschere antisemite e razziste. L’anno scorso, in particolare, era stato fatto sfilare un carro allegorico raffigurante ebrei ortodossi con il naso adunco seduti su sacchi di monete d’oro. A dicembre, il sindaco di Aalst Christoph D’Haese, del partito nazionalista fiammingo, aveva dichiarato che la parata deride diversi gruppi di persone e che “noi non siamo né antisemiti, né razzisti”.