Vent’anni del Giardino dei Giusti di Milano: «Salvare l’umano nell’uomo. I Giusti e la responsabilità personale»

di Marina Gersony

La cerimonia per i nuovi Giusti dell’Umanità 2023 che si è svolta la mattina di venerdì 3 marzo al Monte Stella di Milano, è stata un momento carico di significato e di emozioni forti; una cerimonia che quest’anno festeggia il suo ventesimo anniversario e che ricorda e celebra coloro che hanno avuto il coraggio di agire contro il Male, salvando vite umane e difendendo i diritti fondamentali dell’uomo. La posa delle nuove targhe e la consegna delle pergamene ai Giusti hanno reso omaggio a chi si è opposto con coraggio ai crimini contro l’umanità e ai totalitarismi, dimostrando una responsabilità individuale senza pari.

«Noi celebriamo una bella festa con i venti anni del giardino dei Giusti di Milano che in questi anni ha ricordato l’élite dell’umanità, come diceva il mio amico Moshe Bejski (l’uomo che creò il Giardino dei Giusti, ndr) – ha osservato Gabriele Nissim, Presidente della Fondazione Gariwo –. Eppure viviamo un momento pericoloso per l’umanità e l’Europa, con la guerra che ci lambisce e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia che vuole colpire la libertà e la sovranità di un popolo. Abbiamo scoperto che il male continua e che può passare attraverso differenti stazioni: l’odio, le parole malate, l’insensibilità nei confronti delle tragedie dei migranti in mare, leggi ingiuste che colpiscono le donne, attacchi alla democrazia in diversi paesi del mondo, fino alla guerra e alle nuove minacce al diritto di esistenza di nazioni intere come avviene per gli ucraini e gli uiguri chiusi nei campi di rieducazione. Eppure dobbiamo avere speranza perché ogni volta ci sono donne e uomini giusti che resistono».

(In calce all’articolo l’intervento integrale di Gabriele Nissim, il Presidente della Fondazione Gariwo, ndr).

La cerimonia al Monte Stella è stata ancora una volta un’occasione preziosa per riflettere sulla natura umana e sulla sua capacità di agire bene o male e che ci pone davanti a un interrogativo che non ha una risposta semplice: possiamo ancora credere nell’umanità dopo la Shoah, i Gulag e i genocidi del Novecento, con una nuova guerra in Europa che incombe sul nostro presente? Ci viene in soccorso un grandissimo scrittore che ci offre una visione diversa, una prospettiva che non ci lascia cadere nel pessimismo. Si tratta di Vasilij Semënovič Grossman, l’autore di Vita e destino, che ha ispirato le celebrazioni della Giornata dei Giusti dell’Umanità di quest’anno. Grossman – tra l’altro nato a Berdičev, in ucraino Berdyčiv, importante centro dell’ebraismo dell’est europeo, allora parte dell’Impero russo – sostiene che, nonostante le atrocità commesse dall’uomo nella storia, l’umanità nel suo insieme non può essere definita come male assoluto. In realtà, l’essere umano contiene in sé una forza che non può essere cancellata, nemmeno di fronte al male più estremo.

Ecco perché la visione ottimistica di Grossman, carica di speranza e di forza, è stata al centro delle celebrazioni della giornata al Monte Stella con il messaggio che, nonostante tutto ciò che abbiamo visto e vissuto, non dobbiamo mai smettere di credere nella potenza dell’umanità nell’essere umano. Possiamo – e dobbiamo – continuare a coltivare la speranza e la fiducia, sapendo che la forza e la sua capacità di fare il bene non possono mai essere estirpate. Ed è stato proprio questo il senso profondo della cerimonia che ci ha ricordato (e ci ricorda) che c’è sempre qualcuno che agisce contro il male, c’è sempre qualcuno che crede nell’umanità dell’essere umano. Invitandoci a riflettere sul nostro ruolo e sulla nostra responsabilità, nella costruzione di un mondo migliore, più giusto e più umano.

Insieme ai rappresentanti dei nuovi Giusti onorati, all’Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano – di cui fanno parte la Fondazione Gariwo, il Comune di Milano e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – durante la cerimonia sono intervenuti la Presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi, il Presidente della Fondazione Gariwo Gabriele Nissim e, in rappresentanza dell’UCEI, Giorgio Mortara.

Presenti anche numerosi studenti in arrivo da diverse parti d’Italia, ai quali questo evento è servito come un importante momento di formazione, per educare le future coscienze all’importanza dell’assunzione di responsabilità, della consapevolezza e soprattutto della solidarietà. In un’epoca sempre più votata all’individualismo e al narcisismo, la figura dei Giusti rappresenta un faro di luce nella nebbia del cinismo e dell’indifferenza.

Durante la cerimonia sono stati onorati i nuovi Giusti Gareth Jones, Alfreda “Noncia” Markowska, Sir Hersch Lauterpacht, Akram Aylisli. Luca Attanasio, tra i Giusti segnalati dalla società civile (Per maggiori informazioni: gariwo.net/20anni).

Per i nuovi Giusti onorati erano presenti Philip Colley, pronipote di Gareth Jones e coordinatore di garethjones.org, Dijana Pavlovic, fondatrice del Movimento Kethane in Italia, Gabriel Cox, nipote di Sir Hersch Lauterpacht e Pietro Kuciukian, Console onorario della Repubblica di Armenia in Italia e co-fondatore di Gariwo.

I Giusti onorati sono:
• Gareth Jones, giornalista gallese, fu il primo a documentare l’Holodomor, scontrandosi con l’indifferenza dell’Occidente e la censura sovietica fino alla sua misteriosa morte;
• Alfreda “Noncia” Markowska, donna rom, durante il Porrajmos perse la sua famiglia ma rischiò la vita per salvare dallo sterminio il maggior numero di bambini, rom o ebrei;
• Sir Hersch Lauterpacht, giurista britannico, ha posto l’individuo al centro del diritto e ha promosso a Norimberga l’idea di responsabilità personale di fronte a ordini inumani;
• Akram Aylisli, scrittore azero, ha denunciato le violenze del suo Paese contro gli armeni e sostenuto il dialogo tra i due popoli, pagando con un “esilio” nella propria terra.

 

Durante la cerimonia sono state inoltre consegnate le pergamene in onore dei Giusti segnalati dalla società civile: Don Girolamo Tagliaferro, che durante il secondo conflitto mondiale operò in difesa dei più deboli e dei perseguitati, ebrei e ricercati politici; Don Paolo Liggeri, che dopo i bombardamenti su Milano del 1943 creò il centro di assistenza La Casa, organizzando la fuga di ebrei e antifascisti; Elvira ed Ernesto Cattaneo e Madre Superiora Suor Teresa, che a rischio della vita si prodigarono per salvare una bambina ebrea; Don Mussie Zerai, il sacerdote e attivista eritreo fondatore della Ong Habeshia che da oltre vent’anni si occupa di assistere i migranti; Lodovico Targetti, l’industriale della lana che durante l’occupazione tedesca ospitò nella sua casa a Moltrasio molti ebrei in fuga dalla deportazione, accompagnandoli al confine; Luca Attanasio, l’Ambasciatore d’Italia in Congo che si è distinto con il suo lavoro e con l’associazione Mama Sofia per la grande attenzione agli ultimi e la difesa dei diritti umani in Africa.

La mattinata si è conclusa con un momento di confronto presso l’Anfiteatro Ulianova Radice che ha visto protagonisti gli studenti delle scuole, in arrivo da diverse parti d’Italia, insieme a Don Mussie Zerai; la moglie di Luca Attanasio, Zakia Seddiki; la nipote di Sir Hersch Lauterpacht, Gabriel Cox; il pronipote di Gareth Jones, Philip Colley; la fondatrice del Movimento Kethane in Italia, Dijana Pavlovic; il Console onorario d’Armenia in Italia Pietro Kuciukian.

«È in tempi come quelli che stiamo vivendo, con la tragedia dei migranti a Cutro e l’atrocità della guerra tornata in Europa, che riemerge prepotente la necessità di far conoscere e custodire la storia dei Giusti nel mondo – ha dichiarato la Presidente del Consiglio comunale e Presidente del Comitato dei Garanti del Giardino dei Giusti, Elena Buscemi -. Esempi di donne e uomini che hanno speso la loro vita per valori quali la giustizia, la verità, la solidarietà e l’umanesimo. Milano sulla cura della Memoria ha preso un impegno con le future generazioni e il Giardino dei Giusti, nato venti anni fa, è un esempio nel mondo di questo impegno».

Ricordiamo infine che grazie alla proposta di Gariwo, il Parlamento Europeo ha proclamato il 6 marzo Giornata europea dei Giusti, una data che commemora chi ha combattuto con dignità e coraggio contro le ingiustizie e i soprusi. Dal 2017, la Giornata dei Giusti dell’umanità è divenuta una solennità civile in Italia, celebrata con decine di iniziative nelle scuole e nei Giardini dei Giusti sparsi in tutto il Paese. È un momento importante per ricordare che ogni individuo ha il potere di fare la differenza e di lottare per la giustizia e la libertà.

Intervento integrale di Gabriele Nissim

Buongiorno a tutti al Monte Stella.
Noi celebriamo una bella festa con i venti anni del giardino dei Giusti di Milano che in questi anni ha ricordato l’élite dell’umanità, come diceva il mio amico Moshe Bejski. Eppure viviamo un momento pericoloso per l’umanità e l’Europa, con la guerra che ci lambisce e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia che vuole colpire la libertà e la sovranità di un popolo.
Abbiamo scoperto che il male continua e che può passare attraverso differenti stazioni: l’odio, le parole malate, l’insensibilità nei confronti delle tragedie dei migranti in mare, leggi ingiuste che colpiscono le donne, attacchi alla democrazia in diversi paesi del mondo, fino alla guerra e alle nuove minacce al diritto di esistenza di nazioni intere come avviene per gli ucraini e gli uiguri chiusi nei campi di rieducazione.
Eppure dobbiamo avere speranza perché ogni volta ci sono donne e uomini giusti che resistono.
L’aspetto nuovo da sottolineare con forza è che oggi sono i ragazzi e i giovani come voi che cercano di salvare il mondo e la democrazia. È una particolarità che pochi hanno colto. Esiste un grande impegno dei giovani che sfidano leggi ingiuste a livello internazionale.
Pensiamo alle giovani donne iraniane. In cinque mesi il regime ha ammazzato oltre 500 persone, arrestato 20mila persone e impiccato cinque innocenti perché le donne vogliono uscire dall’imposizione del velo che come ha sostenuto Masih Alinejad rappresenta un “nuovo muro di Berlino” che imprigiona le donne.
Per questo vorrei ricordare il gesto clamoroso di Astiyazh Haghig che ballava senza velo con il suo fidanzato Mohammad Ahmadi davanti alla torre Azadi nella centrale piazza di Teheran per esprimere il suo grande anelito alla libertà e ora è stata imprigionata e non conosciamo la fine che farà. Ringrazio qui Rajane Fabrizi dell’associazione Majane che li rappresenta.
Pensiamo ai ragazzi ucraini. Essi chiedono a tutti noi di essere aiutati per vincere la loro battaglia per la libertà e per scacciare l’invasore. Oggi abbiamo qui una loro rappresentanza che saluto assieme al console generale ucraino Andrii Kartysh.
Per questo motivo vorrei ricordare Marian, un giovane laureato in ingegneria informatica nato nel 1993 che aveva lasciato gli studi e il suo lavoro per liberare Kherson e il Donbass e che era stato accolto dalla musica e dagli abbracci dei suoi compatrioti e che qualche fa è purtroppo stato colpito da un proiettile per la sua battaglia per la libertà. Gli stessi amici che lo avevano accolto con gioia lo hanno accompagnato al suo funerale. Così Marian si è sacrificato per la libertà.
Pensiamo ai giovani russi che si rifiutano di combattere e ai giovani giornalisti che sfidano la censura di Putin. Vorrei ricordare alcuni nomi di persone che sono state imprigionate per non avere accettato le menzogne di Putin: Julija Evgenevna Galjamina, Marija Ponomarenko, Aleksej Gorinov, Vladimir Kara-Murza, Ol’ga Smirnova.
Oggi abbiamo la presenza dell’associazione dei “russi liberi” al giardino che saluto.
Mi piacerebbe proporre una grande alleanza qui al giardino tra ragazzi ucraini e ragazzi russi in nome della libertà, della democrazia e della pace. Le persone buone superano i confini e si ritrovano assieme nello stesso destino.
Pensiamo ai giovani israeliani che vogliono difendere la democrazia e vivere in un paese che preservi la giustizia. Molti di loro hanno raccolto fondi per aiutare i palestinesi colpiti dalla rappresaglia dei coloni ad Hawara. Un gesto di straordinaria umanità.
Pensiamo ai ragazzi che si muovono in tutto il mondo per difendere il pianeta minacciato dai cambiamenti climatici.
Noi però non dobbiamo solo pensare a loro, ma ci dobbiamo rendere conto che non siamo spettatori di quello che accade. Non siamo solo spettatori e tifosi di una squadra in una partita di calcio, ma abbiamo sempre la possibilità di spingere la storia in una buona direzione.
Dico ai ragazzi che sono qui che sono fortunati perché possono studiare liberamente a differenza delle ragazze afghane a cui è negata l’istruzione. Sono fortunati perché vivono in un paese libero e democratico, mentre tanti giovani non hanno questa possibilità.
Per questo dobbiamo essere maggiormente responsabili verso gli altri per il dono che abbiamo ricevuto dalle precedenti generazioni, dai partigiani e dagli eserciti alleati, che hanno conquistato con il loro sacrificio la libertà dal nazifascismo.
E le persone che onoriamo oggi sono per noi un grande esempio di responsabilità perché hanno avuto il coraggio di sfidare leggi ingiuste e di andare contro corrente come Alfrda Markowska, Gareth Jones e Akram Aslily.
Hanno seguito il grande insegnamento del grande giurista e magistrato Hersch Lauterpach che al processo di Norimberga ha insegnato che mai si obbedisce a ordini disumani. Ognuno è chiamato sempre e ovunque a difendere le leggi dell’umanità, come nel mondo classico aveva immaginato una donna di nome Antigone.
In questa piazza ricordando la storia del giornalista inglese Gareth Jones che denunciò al mondo i crimini di Stalin in Ucraina e la morte per fare di milioni di persone ci assumiamo l’impegno di fare riconoscere dal nostro parlamento il genocidio dell’Holomodor, come dovrebbe essere per il genocidio armeno e come è stato per la Shoah.
Però ragazzi c’è una cosa importante che vorrei sottolineare e che discutevo ieri con il filosofo Vito Mancuso. Manifestare il nostro amore per l’umanità e forse la gioia più grande della nostra vita.

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