Liliana Segre in senato

Liliana Segre presenta in Senato i risultati della Commissione contro i discorsi di odio. “L’odio nasce dalle parole”

Italia

di Redazione
“Quando sono diventata, dopo 45 anni di silenzio, testimone della Shoah – preferirei non usare mai il termine ‘olocausto’ che sembra un sacrificio dedicato a qualcuno mentre era il massimo dell’abominio – avevo 60 anni, circa 30 anni fa. Ero diventata nonna e sono riuscita a parlare a migliaia di studenti senza mai usare la parola ‘odio’. Senza mai usare la parola ‘vendetta’”, ha ricordato la senatrice a vita che ha voluto anche ribadire che lei è sotto scorta non per il suo ruolo parlamentare “ma perché sono ancora bersaglio di discorsi di odio”. Per annunciare l’approvazione all’unanimità dei risultati dell’indagine conoscitiva sul fenomeno dei discorsi d’odio ad opera della Commissione parlamentare per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza che presiede, la senatrice a vita aveva preparato un discorso lungo e dettagliato. Ma alla fine, Liliana Segre ha preferito parlare a braccio: “Avevo preparato una relazione che avrei voluto leggere, ma ho cambiato idea”, ha detto lasciando da parte il testo scritto.

(Qui il video dell’audizione a Palazzo Madama)

Nel corso del suo intervento Segre ritorna con la mente a quando era bambina. Una bambina ebrea vittima dei crimini d’odio che “nascono proprio con le parole”. Da piccola, ricorda, le dicevano ‘muori’. A 8 anni, quando era “innamorata della scuola, delle compagne, della maestra” ma si ritrovò “espulsa da un giorno all’altro”. Lei era diventata “una bambina invisibile”. E, assicura, “è molto brutto esserlo”.

Ma nonostante il dolore, nonostante Auschwitz, spiega che la sua vita è stata comunque “di una persona fortunata”. E sulla raggiunta unanimità dei risultati dell’indagine della sua Commissione, Segre si dice “molto contenta”. Così come lo è per l’esistenza stessa della commissione “perché – spiega – mi sembra che io debba lasciare questa eredità morale: non parlare mai di odio e di vendetta e parlare d’amore”.

Nel discorso preparato ma non letto, la senatrice spiegava come il lavoro sia partito “dalla consapevolezza della gravità dei problemi” ovvero dal fatto che “negli ultimi anni la diffusione dei discorsi d’odio è andata aumentando in maniera esponenziale e proprio con riferimento alla diffusione delle nuove tecnologie online” con punte “particolarmente preoccupanti” durante la pandemia.

Ed è proprio contro l’odio online sulle piattaforme che la commissione presieduta dalla Segre ha approvato all’unanimità un documento, che approderà in aula, in cui appare chiaro come le piattaforme digitali plasmino i comportamenti nella società indirizzando le persone nelle loro azioni.

“Al si là del suo contenuto intrinseco il discorso di odio veicola altri due messaggi” ha spiegato il senatore Pd Francesco Verducci, relatore della commissione. «Il primo è indirizzato al gruppo attaccato: ha l’effetto di compromettere il sentimento di sicurezza e di libertà delle persone o dei gruppi presi di mira inducendoli a pensare che non vi sia spazio per loro in una determinata società. L’altro messaggio è indirizzato ai membri della comunità che non appartengono al gruppo o alla categoria sociale attaccati, veicolando. L’idea che le opinione alla base del discorso di odio siano largamente condivise».