di Sofia Tranchina
«Uccideteli ovunque li troviate», diceva a proposito degli ebrei Abu Huthaifa al Ansari – portavoce dell’ISIS – il 5 gennaio 2024. «Entrate nelle loro case e uccideteli con metodi diversi».
Dall’attacco del 7 ottobre, gli appelli delle fazioni più estreme dell’islam militante ad attaccare ebrei «senza distinzione tra soldati e civili» si sono fatti sempre più frequenti, attirando l’attenzione delle cellule dormienti dei Paesi occidentali.
In diretta proporzione, sono aumentati anche gli attacchi o i tentativi di attacco da parte dei cosiddetti lupi solitari in tutta Europa. In Italia, i servizi segreti e le forze dell’ordine gestiscono i rischi con estrema efficacia.
Così, mercoledì 22 gennaio, la Digos – in coordinazione con il Gruppo Antiterrorismo della Procura di Napoli – è arrivata all’arresto del trentaquattrenne marocchino Firaoun Mourad a San Giuseppe Vesuviano (comune di Napoli), segnalato dalla scorsa estate come potenziale terrorista con «progettualità violente contro la comunità ebraica» locale.
Seguito sia nella sua attività telematica che nei suoi spostamenti fisici da diversi mesi, Mourad è il bravissimo maestro di indottrinamento islamico (così lo chiamano nel gruppo whatsapp Tesori Coranici).
Specializzato nel diffondere la propaganda dell’autoproclamato Stato Islamico e apologia del terrorismo sulle piattaforme social, il suo target principale sono i bambini e i giovani ragazzi, nell’età e nelle condizioni più ricettive alle influenze esterne. «A me piace andare dai ragazzi giovani e piccoli, queste sono bellissime iniziative. Dobbiamo informare i ragazzi che siamo alla fine del mondo. Si devono svegliare. La resa dei conti si avvicina», ha scritto.
Secondo quanto emerso dalle indagini, Mourad ha aderito all’ISIS e ha condiviso materiale multimediale «ascrivibile al contesto – anche di addestramento – dell’organizzazione terroristica».
Secondo la ricostruzione, domenica 20 ottobre scorsa, quando la sinagoga di Napoli in via Cappella Vecchia era chiusa e la camionetta dei militari era lontana, Mourad avrebbe fatto un sopralluogo di 20 minuti dell’area, scelta come obiettivo per un attacco con cui avrebbe messo in atto le sue teorie. Ma non era solo: non sapeva di essere già entrato nei radar delle forze dell’ordine e di essere seguito.
Tornato a casa, ha pubblicato in una storia di Facebook (dove pubblicava anche istruzioni per l’autoaddestramento al combattimento e alla jihad) una foto del Golfo di Napoli accompagnata dall’inno autoproclamato dello Stato Islamico: nazione mia, l’alba è tua.
Mourad aveva di recente manifestato l’intento di procurarsi un coltellaccio, con il quale, si ritiene, volesse perpetrare l’attacco davanti alla sinagoga.
Così, quando ha manifestato l’intento di passare dalla teoria ai fatti – scoperto grazie a intercettamenti in cui fa riferimento a un ferro da utilizzare dopo aver fatto avvicinare la vittima – è scattato l’arresto: dovrà rispondere di associazione con finalità di terrorismo internazionale, o di eversione dell’ordine democratico.
La suoneria del suo cellulare è un nashid (canto islamico) che inneggia alla jihad, ed è stata resa pubblica l’intercettazione in cui spiega i suoi piani: come attirare la vittima e come tornare a casa insospettato. «Gli dirò: vieni con me. Lo farò tranquillizzare, dopodiché lo colpirò. Poi, non dirò nulla e tornerò a Napoli: chi mi conoscerà? Diranno di “uno barbuto”, e lo andranno a cercare a Chi l’ha visto?».
In un altro comune di Napoli, Acerra, nel 2019 è stato arrestato il jihadista Mourad Sadaoui, segnalato tre anni prima come combattente della jihad siro-irachena.
La presidente della Comunità di Napoli Lidia Shapira, tuttavia, ribadisce a Mosaico-Bet Magazine che la comunità di Napoli – pur restando ovviamente guardinga – si sente al sicuro e ben protetta. «Tutti noi stiamo vivendo sulla nostra pelle l’amarezza per questi tempi. La mistificazione colpevole delle notizie – volutamente distorte – da parte degli organi preposti alla divulgazione delle informazioni alimenta il clima di antisemitismo. Ma le forze dell’ordine fanno un lavoro eccezionale, e siamo ben vigilati. Inoltre, abbiamo una sicurezza indipendente guidata da Daniele Coppin, che è sempre in contatto con la Digos».
Ed è stato proprio Coppin ad esprimere – in un’intervista al Corriere della sera – preoccupazioni riguardo una possibile convergenza in Italia tra gruppi pro-pal più fanatici e la jihad islamica, come si vede alle manifestazioni «non per la pace o per la Palestina, ma contro Israele». Chiunque voglia esprimere solidarietà verso la Palestina, spiega Coppin, dovrebbe farlo anche nei momenti in cui Hamas si rende responsabile di gravi violazioni dei diritti umani, come l’uccisione di avversari politici, di persone omosessuali e l’applicazione della sharia. Altrimenti, è solo un pretesto come un altro per criticare gli ebrei o lo Stato d’Israele.