Informazione globale e bisogni locali

Italia

Dopo il dibattito.

Un grave errore che spesso i guru della comunicazione compiono è quello di vivere nel futuro, cercando giustamente di anticipare le tendenze, ma poi creandosi un mondo di fantasia che non corrisponde per molto tempo alla realtà. Il grande miracolo di internet, la rete globale che ci consente di attingere a informazioni di ogni tipo e addirittura di diventarne i creatori ovunque e in qualsiasi momento, è l’esempio macroscopico di questo abbaglio quando si dimentica che per la persona media i riferimenti per il 90 per cento risiedono nel giro di qualche metro dalla propria casa o dal proprio ufficio.
Analizziamo questo concetto nella nostra vita di tutti i giorni e scopriremo come questa affermazione sia confermata dai fatti, a meno che non siate appartenenti alla “casta” dei comunicatori di professione o dei ricercatori e scienziati o pochi altri. Al mattino ci svegliamo e chi esce da casa va a scuola o al lavoro o in un parco, tutti luoghi che per 200 giorni all’anno in media si trovano al massimo a qualche chilometro di distanza, poi fa acquisti, si diverte e vive nel raggio sempre di pochi chilometri.

Una lunga introduzione era necessaria per riflettere sui reali bisogni informativi. Siamo più appagati da un editoriale di un importante opinionista o nel trovare il cinema giusto all’ora che ci piace? O il supermercato più vicino, l’offerta più conveniente per un acquisto. Ci interessa di più sapere tutto del Primo Ministro giapponese o della vita del nostro vicino di casa? Se si esce dalle convenzioni che ci vogliono persone di “cultura” per le quali è importante mostrare consumi culturali elevati, si può ben capire che l’informazione locale è realmente indispensabile e lo è ancor di più in gruppi particolari con identità specifiche, come può essere una Comunità ebraica e, nel nostro caso, quella di Milano.

Il recente dibattito sull’informazione comunitaria ha rivelato che è allo studio un progetto di organo di informazione ebraico di portata nazionale che potrebbe ingoiare le risorse dei vari organi di informazione locali alla ricerca di sinergie produttive. Una parte comune del periodico sarebbe occupata dai grandi temi e dalle opinioni delle “firme” che contano, qualche pagina diversa per edizioni locali e di informazioni di servizio.

Nel caso di Milano questo significherebbe mutare in modo radicale l’attuale assetto informativo articolato su questo “periodico” in rete (Mosaico), sul Bollettino cartaceo che dal 1945 arriva nelle nostre case ogni mese, e sulla newsletter per le attualità settimanali.

Un errore gigantesco che renderebbe Milano schiava di Roma, che farebbe un pessimo servizio alla Comunità in quanto le poche pagine lasciate al servizio non consentirebbero di riferire o anticipare in modo esauriente le vicende locali.
Un errore perché il target di lettura del Bollettino, ancora per molti anni a Dio piacendo, è costituito da lettori con poca dimestichezza con il mezzo internet (la newsletter con i programmi locali) che verrebbero privati di quel legame che da anni li tiene informati delle vicende comunitarie o che annuncia iniziative e programmi o dà voce alle loro opinioni in lettere o articoli.

Per una legge tipica della burocrazia, che vuole che ogni organizzazione dopo un po’ perda di vista la ragion d’essere per cui è stata costituita, il nuovo mezzo di informazione nazionale vedrebbe i costi esplodere senza controllo e la linea politica costantemente oggetto di conflitti tra le Comunità grandi e piccole, tra Roma e Milano e così via.

Ben altra cosa sarebbe un privato che decidesse di creare un organo di opinione di carattere ebraico e lo gestisse con piglio imprenditoriale, allora, non avendo i fondi a disposizione prelevati dai contributi degli iscritti alle Comunità, dovrebbe affrontare il giudizio del lettore e degli inserzionisti pubblicitari (ma quali numeri potrebbe garantire???) e non quello di compiacere tutti per non perdere i sussidi “governativi”.



Non vorremmo che il progetto di un periodico ebraico nazionale fosse frutto di ambizioni personali o politiche, piuttosto che di una meditata strategia; in ogni caso l’attuale Bollettino è ancora lontano dall’ideale, molto può essere fatto per renderlo interessante e grintoso, senza mai dimenticare che si tratta di un organo “Comunitario” e quindi che deve riflettere il più possibile le voci di tutte le componenti della Comunità; già questo si rivela un compito difficile, mi sembra utopistico voler raggiungere rilevanza nazionale facendone fare le spese ai contribuenti e privandoli di una delle poche abitudini che accomunano tutti gli iscritti quando, togliendo il cellofan dal nostro vecchio e amato Bollettino, si apprestano a trovare qualche notizia che li riguarda da vicino.