Incontro a Firenze

Italia

Momento di riflessione e passaggio per i giornali ebraici. Alla tavola rotonda su questo tema, l’11 novembre a Firenze, il direttore di Bollettino e Mosaico, Annie Sacerdoti, sedeva tra gli oratori. L’occasione era legata ai 20 anni di pubblicazione del bimestrale Firenze ebraica – edizione Toscana, rappresentata dal suo direttore Hulda Brawer Liberanome, con in platea rappresentanti delle comunità toscane di Livorno, Pisa e Siena. Intorno al tavolo c’erano anche Giacomo Khan, direttore di Shalom, David Sorani, direttore di Ha Keillah, ed Emanuele Ascarelli, direttore di Sorgente di vita. Moderava il dibattito, con il suo garbato accento straniero, Wlodek Goldkorn, giornalista dell’Espresso e iscritto alla Comunità di Firenze, sua città d’adozione.

Certamente dibattito c’è stato tra i diversi modi di intendere e offrire ai lettori i temi dell’identità ebraica e genericamente di cultura, di Israele e diaspora, della memoria, ma anche temi di attualità come aborto e omosessualità.
Certamente sono stati messi in risalto i diversi potenziali e risorse dei singoli giornali (20 giornalisti retribuiti per Shalom, 2 per il Bollettino, volontariato per Firenze ebraica e Ha Keillah) oltre alla natura diversa dei singoli giornali, tre, Bollettino, Shalom e Firenze ebraica sostanzialmente legati alle Comunità di riferimento, uno, Ha Keillah, espressione di un gruppo di opinione. Mentre le problematiche di Sorgente di vita, come unico mezzo televisivo, si allontanano evidentemente da tutte quelle della carta stampata.
Ma proprio sul futuro della carta stampata ha puntato l’intervento del presidente dell’Ucei, Renzo Gattegna, che ha tratteggiato l’ipotesi di un grande giornale ebraico nazionale che abbia cadenza settimanale e sia venduto in edicola.
Un intervento meditato, prudente, che ha teso a tranquillizzare i direttori delle varie testate presenti che, nei loro interventi, avevano ribadito l’importanza di preservare la pluralità dell’informazione e la presenza della stampa nelle singole comunità, anche come momento di aggregazione in particolare per le piccole e medie comunità.

Alla riunione (ma anche sulle pagine della stampa in generale) c’è però un grande assente, la voce dei giovani che leggono ma anche la voce di giovani che scrivono. E forse questo è il vero elemento su cui meditare.