di Ester Moscati
In vista del Congresso Sionistico Mondiale, che si terrà a ottobre, parla Laura Gutman Benatoff, candidata per il gruppo Meretz Italia – Hashomer Hatzair. “Un patto generazionale”.
A ottobre si terrà a Gerusalemme il 39° Congresso sionista mondiale e l’Italia invierà al Congresso tre delegati, eletti dalla Federazione Sionistica Italiana a fine maggio tra le sette compagini che hanno proposto dei candidati. Il Sionismo ha avuto nel corso della sua storia diverse anime e origini: dal sionismo religioso a quello socialista, passando per il sionismo liberale, quello revisionista e, più recentemente, il post-sionismo e il neo-sionismo.
I sette gruppi che si sono messi in gioco per portare a Gerusalemme i propri rappresentanti sono, in ordine alfabetico, Arzenu Italia, Herut Italia, Likud Italia, Mizrachi Benè Akiva, Meretz Italia – Hashomer Hatzair, Over the rainbow Italia – ADI, Shas Italia. Tante ispirazioni diverse, unite dall’amore per Israele e dalla preoccupazione per il suo futuro.
Come e quando nasce Hashomer Hatzair in Italia?
L’Hashomer Hatzair porta con sé oltre 112 anni di storia: nato nel 1913 in Galizia, ha attraversato i momenti più cruciali della storia ebraica del Novecento. Non è stato solo un movimento giovanile, ma una forza attiva contro l’antisemitismo, un protagonista nella creazione dello Stato di Israele e un elemento vitale della Resistenza durante la Shoah. Nel 1992, in Italia, l’unione tra ex bogrim dell’Hashomer Hatzair e militanti di Mapam ha dato vita a Meretz Italia, creando un ponte tra generazioni e tradizioni.
Oggi il nostro movimento è una realtà vibrante in 26 paesi, con una missione che rimane immutata: promuovere giustizia sociale, educazione ebraica di qualità e un sionismo umanista. In Italia, attraverso i diversi kenim, non ci limitiamo a trasmettere tradizioni ebraiche, ma coltiviamo un’identità ebraica progressista che rafforza il legame vitale tra diaspora e Israele.
Quale linea politica seguite in relazione ai recenti eventi in Israele?
Il 7 ottobre 2023 ha segnato una ferita profonda per Israele e l’intero popolo ebraico. Il massacro perpetrato da Hamas ha spezzato oltre mille vite e lasciato famiglie devastate dalla perdita dei propri cari portati in ostaggio a Gaza.
Oggi i Democratim, l’alleanza tra Meretz e il Partito Avodah, sono guidati da Yair Golan – ex Vice Capo di Stato Maggiore delle Forze di Difesa Israeliane, un leader che unisce visione politica, esperienza e coraggio. Ha inoltre servito come vice ministro dell’Economia nel governo Bennett-Lapid del 2021 per Meretz e come membro della Knesset dal 2019 al 2022.
Durante l’attacco del 7 ottobre, Golan ha dimostrato cos’è la vera leadership: non appena è stato avvertito di ciò che stava accadendo, ha indossato la sua uniforme, è salito in auto e ha raggiunto il sud di Israele. Dopo aver ricevuto chiamate da genitori preoccupati per i loro figli che si nascondevano dai terroristi di Hamas sul terreno del festival musicale Nova, ha consultato Google Maps e si è diretto in quella direzione, riuscendo a salvare diversi giovani. Nonostante fosse praticamente da solo, ha scelto di agire senza attendere ordini, dimostrando come nei momenti di crisi l’iniziativa personale possa fare la differenza. Le sue azioni in quelle ore drammatiche riflettono esattamente i valori che guidano il nostro movimento.
La nostra visione politica è chiara: vogliamo preservare un Israele democratico con una giustizia indipendente, dove tutti i cittadini siano uguali davanti alla legge, e che cerchi una soluzione politica al conflitto israelo-palestinese e israelo-arabo.
Il pogrom ha colpito in modo particolare i kibbutz, cuore pulsante dell’identità israeliana. I kibbutzim Artzi, legati all’Hashomer Hatzair, rappresentano il 32% di tutti i kibbutzim del paese – il nostro movimento è stato quindi colpito nel suo nucleo più profondo. Questa non è politica astratta per noi: è personale. Anche la mia famiglia è stata toccata direttamente – mia cugina e i suoi quattro figli, residenti nel kibbutz Be’eri, sono sopravvissuti fisicamente all’attacco, ma portano ferite psicologiche profonde che nessuno può ignorare.
Oggi siamo in prima linea nella ricostruzione delle comunità colpite, sostenendo ogni passo di questo difficile cammino. Ma una verità rimane salda: nessuno di noi – in Israele o nella diaspora – potrà sentirsi davvero in pace finché ognuno dei 58 ostaggi ancora trattenuti non sarà tornato a casa. Il loro ritorno è e rimane una priorità nazionale e morale assoluta.
Perché hai scelto di candidarti al Congresso Sionista Mondiale? Qual è il tuo legame con Israele?
Il mio legame con Israele ha radici profonde nella storia della mia famiglia. I miei nonni, sopravvissuti ad Auschwitz, mi hanno tramandato una verità essenziale: quando uscirono dai campi, fu Israele ad accoglierli, offrendo loro non solo una casa e una cittadinanza, ma la possibilità concreta di ricostruire una vita dignitosa. Queste testimonianze hanno forgiato in me un senso di appartenenza e gratitudine che va oltre la semplice identità.
A 18 anni ho fatto una scelta consapevole, diventando una sionista attiva: mi sono trasferita in Israele per studiare all’Università di Tel Aviv. Questa scelta di vita era guidata dalla volontà di contribuire alla costruzione di un Israele democratico, pluralista e in costante dialogo con la diaspora.
La mia candidatura nasce dal profondo legame con l’Hashomer Hatzair, movimento che ha plasmato la mia identità ebraica e che continua a vivere nella generazione successiva. I miei tre figli ne fanno parte attivamente: mia figlia maggiore è una bogheret ‘senior’ del ken di Milano, mio figlio è madrich (istruttore) e quest’estate proseguirà la sua formazione in Israele presso i kibbutz Mishmar HaEmek e Sasa, mentre la mia figlia più piccola ha appena iniziato con entusiasmo il suo percorso di formazione come madricha (istruttrice).
Con un’altra candidata del movimento di Roma, sosteniamo con passione la gioventù impegnata in Italia, consapevoli che le decisioni del Congresso Sionista possono avere un impatto concreto sulle nostre comunità. Il nostro impegno è chiaro: lavorare affinché i fondi vengano reinvestiti nei movimenti giovanili e rappresentare efficacemente i loro interessi presso l’Agenzia Ebraica. Puntiamo a formare una nuova generazione di leader che si impegnino per un Israele democratico, portando avanti una visione progressista del sionismo e del nostro patrimonio ebraico nella diaspora.
Qual è la vostra visione per il futuro?
Votare per Meretz e Hashomer Hatzair significa scegliere di difendere i valori profondi dell’ebraismo come cultura e identità del nostro popolo. Significa investire in un futuro dove la ricca tradizione ebraica continui a vivere attraverso le nuove generazioni, mantenendo vivo il dialogo tra Israele e diaspora.
Non stiamo solo chiedendo il vostro voto: vi invitiamo a unirvi a un movimento che da oltre un secolo combatte per un ebraismo umanista, per la giustizia sociale e per un Israele democratico e inclusivo. In un momento storico così complesso, la vostra partecipazione attiva è più che un diritto: è una responsabilità verso il futuro delle nostre comunità.
Il momento di agire è adesso. Costruiamo insieme il futuro dell’ebraismo progressista – in Israele e nella diaspora.