Enrico Mairov presidente di Herut Italia

Herut Italia: una task force per rifondare l’immagine del sionismo

Italia

di Anna Coen
Contro la mala informazione nasce Herut Italia, nuova realtà sionista presieduta da Enrico Mairov, fra i sette gruppi che dal nostro Paese si sono messi in gioco per portare al Congresso Sionista mondiale di ottobre a Gerusalemme i propri rappresentanti.

“L’obiettivo principale di Herut Italia è quello di rialzare la bandiera del sionismo in Italia, ridisegnare l’immagine di Israele, raccontare ciò che fa davvero e che cosa voglia dire essere e vivere da israeliani. Urge lanciare una campagna, fare un upgrade con una battaglia di sensibilizzazione su ciò che accade. E a ogni accusa lanciata su Israele, esigere le prove e confutare le menzogne, ribattendo colpo su colpo. Anche se la realtà europea è coriacea quando si tratta di Israele e degli ebrei, con i suoi due millenni di pregiudizio antigiudaico (oggi riesumato in salsa woke), le cose devono cambiare. Ad esempio, partiamo dai numeri: secondo i nostri dati, la guerra a Gaza ha causato circa 22-23 mila morti di terroristi gazawi. Ecco perchè, con quello che si sente e si legge in giro occorre muoversi subito. Come? Usando gli strumenti della comunicazione, dell’educazione, con progetti specifici in collaborazione con enti israeliani e italiani, con viaggi di studio e di lavoro. Anche con una tv digitale, all’occorrenza. Muoverci a livello strategico: andare in radio, in tv, da Bruno Vespa, ovunque ci sia ascolto».
A parlare con enfasi è Enrico Mairov, medico e uomo politico, nato in Bulgaria nel 1952, presidente del movimento Herut Italia e della Nuova Udai. «Io credo nel Piano Allon migliorato (Tochnit Allon): fu partorito nel 1967 dai laburisti e dal Mapam, da Levi Eshkol, da Itzchak Rabin…», sottolinea. Un piano considerato da Mairov ancora valido e attuale, che prevedeva la restituzione di territori della Cisgiordania, da attuare con un negoziato con Giordania e Egitto, (salvo tenere alcune zone strategiche: Gerusalemme est, Golan, Valle del Giordano…).

«Nessun esercito nemico deve più poter esistere tra il Giordano, Gerusalemme e Tel Aviv», dichiara. «Insomma, Herut Italia, come insegna Jabotinski, vuole agire come un’unità d’elite, una specie di commandos dell’informazione che si infiltra nelle file del nemico: l’idea è far capire che, a dispetto dei wishful thinking, non ci saranno due popoli-due stati perchè questo è semplicemente irrealizzabile, è impossibile per la sicurezza di Israele, oggi come oggi. L’idea quindi è quella di creare una sorta di task force del sionismo e raccontare a 60 milioni di italiani che cosa voglia dire vivere in Israele, che cosa significa far coabitare decine di diverse edot, identità, riuscire a integrarle tutte. Una multietnicità reale, tangibile, quotidiana, in un paese, Israele, grande come la Lombardia».

Israele e la guerra a Gaza oggi sono una scusa per ridar fiato ai vecchi pregiudizi e a un odio millenario, continua Mairov. «Sono spiacente, ma non sono disposto a deprimermi né a farmi scoraggiare se oggi c’è antisemitismo in Occidente. L’Europa non ha mai amato gli ebrei: la finestra di empatia e di benevolenza di cui il mondo ebraico ha goduto dal 1945 al 2023 non deve trarci in inganno. Quello che accade oggi è qualcosa di antico e di mai sopito davvero, sono i cascami di un passato che non passa».
Mairov insiste: Herut Italia dovrà far conoscere all’opinione pubblica italiana la realtà dell’esercito, l’integrità morale dell’IDF: «Tsahal è un esercito di popolo, animato da regole di ingaggio ferree, composto da civili, che ha standard etici altissimi; Israele non usa bombe a grappolo né napalm o altro e, malgrado l’aggressione selvaggia del 7 ottobre, non gli è mai passato per la testa di fare di Gaza una nuova Dresda o Hiroshima. Prima dell’aggressione, negli ospedali d’Israele venivano curati migliaia di gazawi; e altrettante migliaia ne entravano per lavorare nei kibbutzim che poi hanno distrutto. Quello che va compreso è che questa non è mai stata una guerra per la terra ma che è una guerra ideologica con accenti clerical-islamisti».
Il consiglio direttivo di Herut Italia è composto da Enrico Mairov, Ettore Gad Scandiani, Luciano Bassani, Izzik Luigi Diamanti, Elisa Garfagna, Edith Arbib, David Nassimiha e ad oggi, in due mesi, sono già più di cento gli iscritti. «Noi di Herut Italia siamo come gli ultimi moschettieri di re David. Ma vorrei che fosse chiara una cosa: noi non siamo nemici di nessuno all’interno della compagine politica ebraica che si presenterà al Congresso Sionistico di ottobre. Facciamo parte della stessa famiglia ebraica. Tuttavia, la nostra linea deve essere chiara: dal fiume al mare c’è un solo stato, Israele, con capitale Gerusalemme. Questo siamo noi».