Il discorso dell’on. Emanuele Fiano in occasione del 16 ottobre

Italia

Signor Presidente, vorrei ricordare – come è tradizione del Parlamento e come succede da diversi anni – che oggi è il 16 ottobre e che 64 anni fa (il 16 ottobre 1943) in questa città, nel ghetto di Roma vennero prese 1.022 persone (uomini, donne, bambini e anziani), rapite dalle loro case, trasferite su camion e condotte, su vagoni bestiame, ad Auschwitz.

Si tratta del più grande episodio di deportazione dei ebrei italiani nella storia della Shoah italiana. Tornarono in 17. Uno di loro, Piero Terracina, benemerito cittadino di Roma rende ancora testimonianza di quella giornata terribile.

Credo che, ogni anno, l’Assemblea debba ricordare questa data. Lo dico non solo perché sono figlio di un sopravvissuto del lager di Auschwitz-Birkenau, ma anche come italiano, nel Parlamento. Ricordo infatti a tutti noi che fu un altro Parlamento – ma sempre in quest’aula – che nell’autunno del 1938 varò, nel nostro Paese, all’unanimità, le leggi fasciste e razziali che estromisero gli ebrei italiani dalla vita sociale e culturale del Paese, avviando il loro percorso verso la persecuzione e la deportazione.

Lo dobbiamo fare per ricordare anche che vi furono molti italiani che nascosero gli ebrei nelle cantine delle case e nelle soffitte e molti religiosi che li nascosero nei conventi e nelle chiese per salvarli dallo sterminio, dalla morte e dalla tortura.
Dobbiamo farlo per ricordare anche che vi furono molti italiani non ebrei, antifascisti, antinazisti, resistenti, renitenti alla leva, cattolici, cristiani e testimoni di Geova che, solo in nome del fatto di essere nati o di essersi opposti al regime nazista o fascista suo alleato, furono deportati o torturati o uccisi. È bene ricordarlo, perché bisogna estirpare dal nostro cuore ogni forma di odio, di intolleranza, di razzismo, ma mai estirpare dalla nostra mente la memoria e il ricordo, perché ciò che è successo il 16 ottobre del 1943 in questa città (1.022 ebrei deportati, solo 17 dei quali ritornarono vivi) potrebbe succedere a qualcun altro, perché ciò che è successo in quegli anni può ripetersi e vi è un’unica medicina perché non succeda mai più in nessun angolo, anche il più recondito della terra, e tale medicina è non dimenticare mai.
Vi ringrazio.
Emanuele Fiano