Sinagiga di Genova (foto Wikipedia)

Genova ricorda la deportazione degli ebrei

Italia

di Redazione
A Genova circa 500 persone si sono ritrovate mercoledì 3 novembre per commemorare il 3 novembre del 1943, quando le SS arrivarono nella sinagoga di Genova (nella foto)e portarono via i registri degli iscritti per cercarli casa per casa. Dei 262 ebrei deportati, soltanto 12 tornarono dopo la guerra.

A causa della pioggia, la comunità ebraica, la comunità di Sant’Egidio e i partecipanti si sono ritrovati davanti al Teatro Carlo Felice dove è stato proiettato un filmato in apertura con le reazioni dei giovani alle testimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle la deportazione nei campi di concentramento.

“Le SS costrinsero il capo della sinagoga a convocare con una scusa una riunione di alcuni fedeli, una ventina di persone vennero così subito arrestate e deportate”, ricorda Ariel Dello Strologo, presidente della comunità ebraica, come riporta il sito di Primocanale.it.

“Siamo contenti di vedere questa partecipazione, a qualche metro da qua in Galleria Mazzini è collocata la pietra di inciampo che porta il nome di Riccardo Pacifici, il rabbino capo, che scelse fino alla fine di restare con i suoi fedeli. Picchiato a lungo dai fascisti che lo avevano arrestato, arrivò a Marassi e poi venne deportato ad Auschwitz. Quello che questa pietra vuole suscitare è continuare a turbare i nostri cuori e le nostre menti, facendoci ricordare che la stessa sorte la subirono bambini e anziani”.

“Ricordiamo uno dei momenti più bui della storia di Genova, quando il custode della sinagoga è stato costretto a consegnare i nomi degli ebrei ai nazisti. Oggi diciamo con veemenza no al razzismo e no all’antisemitismo”, commenta l’assessore di Regione Liguria alle politiche giovanili Ilaria Cavo, ricordando anche quel momento di incontro avvenuto proprio al teatro Carlo Felice tra le scuole e la senatrice Liliana Segre.

Il rabbino capo di Genova Giuseppe Momigliano ha espresso “sconcerto e preoccupazione per come viene deformata la memoria” e ha definito i fatti di Novara “gravi perché significa non cogliere l’insegnamento che la Shoah deve trasmettere e rischiare di ripercorrere errori già compiuti”. Per Momigliano è “necessario fare anche una riflessione sulle modalità di insegnamento e trasmissione della memoria. Ultimamente si è puntato molto sul trasmettere emozioni e condivisioni di sentimenti ma forse bisogna tornare a ribadire maggiormente la conoscenza del percorso storico che ha portato alla Shoah”.

Alla cerimonia hanno partecipato fra gli altri padre Marco Tasca, arcivescovo di Genova, Andrea Chiappori, responsabile della Comunità di Sant’Egidio in Liguria, il prefetto Renato Franceschelli e il nuovo questore di Genova Orazio D’Anna. Durante la cerimonia, Dello Strologo ha anche annunciato che a gennaio verranno posate altre quattro pietre di inciampo dedicate ad Albino Polacco, alla moglie e ai loro due figli che furono catturati nella sinagoga di Genova il 3 novembre 1943.