Alla Biennale di Venezia, gli artisti contro Israele chiedono il boicottaggio

Italia

di Nathan Greppi

Mentre scriviamo, sono più di 8.000 gli artisti internazionali che hanno chiesto l’esclusione del padiglione israeliano alla prossima Biennale d’Arte di Venezia, che si terrà dal 20 aprile al 24 novembre. L’appello è stato lanciato da un collettivo nato da poco, chiamato ANGA (Art Not Genocide Alliance).

La petizione chiede “l’esclusione di Israele dalla Biennale di Venezia […] affermiamo che offrire un palcoscenico a uno Stato impegnato in continui massacri contro il popolo palestinese a Gaza è inaccettabile”. Vengono altresì fatte analogie con i boicottaggi del Sudafrica ai tempi dell’apartheid e con le sanzioni alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, a causa della quale la Biennale ha escluso ogni collaborazione con il governo di Mosca.

Tra i firmatari, spiccano artisti di fama internazionale come Nan Goldin, Mike Parr e Brian Eno, oltre ad artisti italiani come Adelita Husni Bey, Rossella Biscotti e Paolo Canevari.

Per il momento, la Fondazione Biennale di Venezia sembra non aver ceduto alle pressioni; pur non avendo commentato la petizione, hanno fatto sapere che le situazioni passate del Sudafrica e della Russia non sono paragonabili a quella attuale, e che la presenza del Padiglione d’Israele attualmente non è in discussione. A rappresentare lo Stato Ebraico, ci sarà l’artista Ruth Patir in una mostra curata da Mira Lapidot e Tamar Margalit.

 

 

Il caso della Berlinale

Queste polemiche giungono dopo che alla Berlinale, tenutasi dal 15 al 25 febbraio, c’è stata un’altra controversia: l’attivista palestinese Basel Adra e il giornalista israeliano Yuval Abraham, registi del documentario No Other Land che ha vinto il premio per il Miglior Documentario, hanno accusato Israele di “genocidio” e di “apartheid”, oltreché di non permettere agli arabi di votare (anche quest’ultima una bufala, dal momento che gli arabi in Israele possono votare ed essere eletti nella Knesset da sempre).

Le loro parole hanno suscitato reazioni forti da parte dei politici tedeschi: la Ministra per la Cultura e i Media, Claudia Roth, ha definito “inaccettabile che, in una serata del genere, registi internazionali non affrontino il bestiale attacco terroristico di Hamas contro più di mille persone (…) e il loro crudele assassinio e non dicano una parola sugli oltre 130 ostaggi che sono ancora trattenuti da Hamas”. Mentre il sindaco di Berlino, Kai Wegner, ha scritto su X/Twitter: “Ciò che è successo ieri alla Berlinale è stata una relativizzazione intollerabile. L’antisemitismo non ha posto a Berlino, e questo vale anche per la scena artistica. Mi aspetto che la nuova direzione della Berlinale garantisca che tali incidenti non si ripetano”.

 

 

Foto in alto: Padiglione israeliano del 2016  (Floornature).