Volontario Sar El: cronaca di un’esperienza

Israele

di Davide Yosef Cucciati

Nei giorni successivi al pogrom del 7 ottobre, ho maturato la decisione di recarmi in Israele nel tentativo di pervenire a una sintesi tra pensiero e azione. Considerati i miei 37 anni nonché l’assenza di una pregressa esperienza militare, non ho avuto la possibilità di arruolarmi in Tzahal; pertanto, la mia attenzione si è rivolta al mondo del volontariato, più in particolare a Sar El ovverossia all’unico programma che, da 40 anni, disloca i volontari direttamente nelle basi dell’esercito israeliano nell’espletamento di mansioni logistiche meramente esecutive e in totale sicurezza.

Con la convinzione che la realtà di Sar El non sia nota in tutta Italia, reputo utile condividere con voi la mia breve esperienza.
Nella mattinata del 10 dicembre, mi sono recato all’aeroporto Ben Gurion dove ho incontrato il mio gruppo conoscendo volontari provenienti dalla Francia, dagli Stati Uniti, dal Canada, dalla Spagna e da…Verona. Comandati dai due madrichim, i soldati Shahaf Milman e Noa Kart, siamo andati nel sud di Israele non lontano dall’Egitto e dalla parte meridionale della Striscia di Gaza. Nella base di Kzi’ot, mi è stata consegnata la divisa che ho indossato provando sentimenti contradditori: la soddisfazione di poter agire concretamente per Am Israel doveva convivere anche con una sensazione di inadeguatezza pensando ai ragazzi, con la metà dei miei anni, che, proprio in quel momento, con la medesima divisa, stavano combattendo strada per strada all’interno di Gaza.

Ad ogni buon conto, non ho avuto tempo per ulteriori elucubrazioni; si è celermente iniziato a preparare numerosi sacchettini contenenti beni di prima necessità destinati ai combattenti. Con lo scorrere delle ore, ho assistito alla creazione di una rete umana salda e priva di formalismi, a partire dall’ultimo dei volontari per giungere sino ai Maggiori Yair Blatt e Dimitri Berezinsky.

Questa guerra sta comportando uno sforzo logistico immenso con una conseguente riduzione degli spazi disponibili; pertanto, molti soldati dormivano in tende da campeggio nella base di Kzi’ot e noi volontari trascorrevamo le notti in un campo beduino. Durante le serate, abbiamo partecipato ad attività di tipo divulgativo organizzate dai madrichim, per poi trascorre del tempo di fronte a un falò, conoscendoci meglio, mentre qualche aereo israeliano sfrecciava sopra la nostra posizione.

Il secondo giorno, prima di iniziare a lavorare nella base di Kzi’ot, due Maggiori di Tzahal (i già menzionati Yair Blatt e Dimitri Berezinsky) hanno esposto un preciso e dettagliato aggiornamento sulla situazione geopolitica, rendendoci così ulteriormente più integrati nel contesto.

 

Il Maggiore Yair Blatt mentre descrive lo scenario geopolitico e strategico.

 

Il Maggiore Dimitri Berezinsky mentre descrive lo scenario geopolitico e strategico.

 

 

Per mezza giornata, ci siamo recati anche presso un’altra base (Tse’elim), occupandoci di svuotare container e spostare pallet.

Io, nella base di Tse’elim.

 

 

Nel complesso, le nostre mansioni sono state le seguenti: oltre a quelle anzidette, abbiamo anche selezionato le scatolette di cibo controllando la data di scadenza, aggiornato gli archivi in merito al numero di indumenti intimi, ripulito una zona d’addestramento, aggiunto sigarette nei sacchetti per i soldati e tolto le caramelle “non kosher”. Ho reputato assai utile, al fine di percepire l’importanza di ogni pallet preparato, sentire le parole del Maggiore Yair Blatt, con un passato in prima linea, che ha rimarcato l’importanza, per ogni combattente, di aver 5 minuti per sé rinfrescandosi con i prodotti inviatigli o cambiandosi la biancheria. Altrettanto utile, per conferire pieno significato a ogni lavoro eseguito, è stato vedere i camion che, con il favore della notte, sarebbero poi entrati in Gaza per consegnare il materiale.

 

 

Kzi’ot

Io a Kzi’ot con il nostro madrich Shahaf Milman

 

Non sono mancate le occasioni per vedere i soldati in esercitazione e di interagire con i combattenti: porterò sempre con me le parole scambiate con il giovanissimo Uri Eden della Brigata Nahal. Nonostante la sua età, ho percepito una fiera convinzione nella gestualità e nelle sue parole, senza mai sfociare nell’arroganza, così come un approccio professionale e tecnico nei confronti dell’“arte della guerra”. A mio parere, trattasi della nuova generazione di Israeliani che è diventata già protagonista della Storia e che ogni giorno versa sangue per le strade di Gaza. Nonostante uno Stato che ormai era spaccato e sull’orlo della guerra civile, i giovani Israeliani in divisa sanno agire con impeto in un contesto tra i più difficoltosi di sempre.

 

Uri Eden della Brigata Nahal

 

 

 

Personalmente, posso dire che ogni giorno in Sar El è stato profondamente ebraico e sionista; a iniziare da quando, di mattina, nel deserto, indossavo i teffilin, per poi lavorare nelle caserme e arrivare alla sera in cui, tutti insieme, accendevamo i lumi di Hannukkah e infine dedicavamo del tempo alla socialità, sentendoci davvero parte di un unico popolo al netto delle differenti nazionalità, professioni, livelli di religiosità o aspirazioni.

 

 

La mattina, nel campo beduino.

 

 

Il pomeriggio del 14 dicembre, dopo una grigliata a Kzi’ot e un breve discorso da parte del Maggiore Yair Blatt, siamo stati portati a Tel Aviv.  Di fronte alla stazione Savidor ci siamo salutati calorosamente e tutt’ora siamo in contatto. Sono convinto che gran parte del successo dell’esperienza sia dovuta anche ai nostri madrichim che sono sempre stati disponibili a rispondere a ogni domanda, sapendosi mettere in gioco anche dal punto di vista umano.

L’ultimo giorno alla base di Kzi’ot

 

 

Io con i madrichim Shahaf Milman e Noa Kart

 

 

In soli 5 giorni, si è complessivamente creato un legame umano che mai avrei reputato realizzabile in poco tempo. Soprattutto in quest’epoca storica in cui siamo nuovamente chiamati ad avere una certa dose di eroismo nella quotidianità (non solo in Israele), il legame identitario fuso con quello umano assume ancor più valore; Sar El è un’esperienza che consiglio a chiunque.