Vivere con i caraiti: separati in casa

Israele

di Luciano Assin

Nel corso della sua millenaria esistenza l’ebraismo ha partorito numerose correnti come i sadducei, gli esseni, gli zeloti i farisei e via dicendo. Mentre tutti questi gruppi sono scomparsi nel corso del tempo, ancora resiste, seppure in maniera esigua, una costola dell’ebraismo originario, fedele ai dettami della Bibbia ma contemporaneamente in contrasto con l’attuale concezione dell’ebraismo: i caraiti.

Il caraismo differisce dall’ebraismo attuale per un punto sostanziale: i caraiti riconoscono solo ed esclusivamente i 24 libri della Bibbia escludendo così di fatto tutta la Torah orale. La Mishnà ed il Talmud vengono accettati in quanto testi redatti da saggi, ma dovunque vi sia un contrasto rispetto alla Bibbia è quest’ultima che prevale.

Attualmente i caraiti constano di qualche decina di migliaia di fedeli, 25 mila in Israele ed altri 10 mila all’estero, ma si presume che intorno al X secolo d.e.v. un terzo del popolo ebraico facesse parte di questa corrente.

I caraiti sostengono, da sempre, che originariamente il Talmud altro non fosse che una nuova materia di studio e non un proseguimento delle Sacre Scritture. Grazie al Talmud la classe Rabbinica del tempo divenne di fatto l’elite intellettuale e politica dell’ebraismo.

I rapporti fra l’ebraismo ortodosso ed il caraismo ha conosciuto nel tempo alti e bassi, soprattutto nell’Europa Orientale dal Medio Evo in poi.

Chi invece dimostrò un interesse particolare verso questa specifica corrente dell’ebraismo fu l’intellighenzia ebraica dell’Haskalà e parte del Protestantesimo svedese e tedesco, entrambi in cerca dei “veri” eredi dell’ebraismo biblico. Il distacco creatosi fra ebraismo e caraismo portò quest’ultimo ad un riconoscimento da parte della Russia zarista, compresa la parità dei diritti, portandoli così ad un riconoscimento legale come etnia distinta.

Questa nuova situazione, creatasi intorno alla metà del XIX secolo, fece sì che anche i nazisti non considerarono i caraiti come ebrei, escludendoli così dalla “soluzione finale”.

Il rito liturgico dei caraiti si differenzia dall’ebraismo classico in svariati modi: si entra scalzi in sinagoga, è permesso cantare alle donne in presenza di uomini, i tefilin sono visti come una specie di metafora e quindi non vengono usati e molto altro ancora.

In Israele le attività principali dei caraiti si svolgono a Ramle (da non confondere con Ramallah!) dove esiste un apposito servizio informazioni per visitatori. Molto bello e suggestivo il piccolo tempio che si trova nella parte ebraica della città vecchia di Gerusalemme e che merita senz’altro una visita, anche perché si trova a qualche decina di metri dal Kotel.

I caraiti si considerano ebrei a tutti gli effetti, fanno il servizio militare e sono ben integrati nella società israeliana; i rapporti con l’ebraismo ortodosso restano complicati anche se negli ultimi decenni si registra un continuo avvicinamento da entrambe le parti.

Non sarà un grande amore ma è sempre possibile che così tante esperienze passate in comune possano riaccendere una passione sopita da tanto tempo.

Luciano Assin